La città futura è un ecosistema urbano sostenibile, resiliente e inclusivo, progettato per soddisfare le esigenze delle persone, rispettare i limiti ambientali e valorizzare il capitale umano, sociale ed economico. Caratterizzata da un modello policentrico che privilegia la prossimità – come nel concetto di città a 15 minuti – combina l'uso di infrastrutture verdi e soluzioni basate sulla natura con tecnologie avanzate, come l'Internet of Things (IoT), i big data e l'intelligenza artificiale. Questi strumenti sono impiegati per ottimizzare i servizi pubblici, migliorare l'efficienza energetica, ridurre l'impatto ambientale e garantire l'adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso strategie come le reti di mobilità sostenibile, le città spugna e l'economia circolare.
Guidata da valori di equità , partecipazione e giustizia sociale, la città futura si impegna a colmare il digital divide e a garantire un accesso equo a risorse, opportunità economiche, mobilità e spazi pubblici, evitando forme di esclusione o marginalizzazione. Al centro vi è l'attenzione alla vivibilità , al benessere e alla coesione sociale, bilanciando innovazione tecnologica e salvaguardia dell'identità culturale. Particolare attenzione è rivolta alla rigenerazione delle periferie, trasformandole in poli attrattivi, connessi e autonomi.
La città futura promuove inoltre la partecipazione attiva dei cittadini attraverso processi di co-creazione delle politiche urbane, rafforzando il senso di appartenenza e la responsabilità collettiva. Per garantire il raggiungimento degli obiettivi, si avvale di sistemi di monitoraggio basati su indicatori chiave di sostenibilità (KPI), in linea con gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
In definitiva, la città del futuro è un luogo dinamico, umano-centrico e armoniosamente connesso, capace di evolversi con il tempo, preservando l'equilibrio tra natura, tecnologia e identità umana.
La bibliografia che segue raccoglie un insieme selezionato di fonti accademiche, saggi e articoli che esplorano il concetto di "città futura" e le sue declinazioni, dalle smart cities alle città sostenibili e resilienti. Ogni fonte è accompagnata da una nota esplicativa che ne contestualizza i contributi principali, evidenziandone l'importanza teorica e applicativa. L'apparato bibliografico spazia tra diversi approcci disciplinari – dall'urbanistica alla sociologia, dall'ingegneria ambientale alla pianificazione strategica – offrendo una visione complessiva dei modelli e delle sfide emergenti per la città del futuro. Gli autori citati propongono soluzioni innovative e critiche costruttive, promuovendo la sostenibilità , l'inclusione e la centralità dei cittadini nel processo di trasformazione urbana. Questa raccolta rappresenta un riferimento essenziale per chiunque desideri approfondire le tematiche chiave del dibattito contemporaneo sull'urbanistica e il futuro delle città .
Albino, Vito, et al. "Smart Cities: Definitions, Dimensions, Performance, and Initiatives". Journal of Urban Technology, vol. 22, no. 1, 2015, pp. 3–21. DOI: 10.1080/10630732.2014.942092.
Questo articolo rappresenta un contributo essenziale alla letteratura sulle smart city, in quanto fornisce una sintesi chiara e ben strutturata delle molteplici definizioni del termine, analizzandone le dimensioni chiave, le metriche di performance e le principali iniziative globali. Si tratta di una delle fonti più citate nel settore, grazie alla sua capacità di organizzare concetti complessi in un quadro teorico coerente.
Definizioni e ambiguità del termine "smart city":
Gli autori evidenziano che il concetto di smart city non ha una definizione univoca, essendo influenzato da prospettive tecnologiche, sociali ed economiche.
Analizzano come le smart city siano spesso definite in base a criteri tecnologici (ad esempio, uso di sensori, big data, Internet of Things) o a risultati, come la sostenibilità o il miglioramento della qualità della vita urbana.
Le dimensioni delle smart city:
Albino et al. identificano tre dimensioni fondamentali:
Sottolineano che il successo delle smart city dipende dall'integrazione di queste dimensioni in una strategia olistica.
Misurazione delle performance:
Una sezione significativa è dedicata ai criteri di valutazione delle smart city, come indicatori di sostenibilità ambientale, inclusione sociale, efficienza economica e qualità dei servizi pubblici.
Gli autori sottolineano la necessità di sviluppare metriche standardizzate per confrontare le iniziative urbane a livello globale.
Iniziative globali e casi di studio:
L'articolo include esempi di progetti di smart city in diverse regioni del mondo, analizzando come città quali Barcellona, Singapore e Amsterdam abbiano implementato tecnologie avanzate per migliorare la mobilità , ridurre l'impatto ambientale e coinvolgere i cittadini nei processi decisionali.
Viene discusso il ruolo delle partnership pubblico-private nella realizzazione delle iniziative urbane.
Critiche e limitazioni:
Gli autori affrontano anche le critiche alle smart city, come il rischio di accentuare le disuguaglianze urbane o di trascurare gli aspetti culturali e storici delle città .
Viene evidenziato che le tecnologie avanzate da sole non sono sufficienti per affrontare problemi complessi, come la povertà o l'inclusione sociale.
Contributo accademico:
Questo articolo è considerato un punto di riferimento per chi studia le smart city, grazie alla sua capacità di sintetizzare e categorizzare le principali tendenze e sfide legate a questo concetto.
È particolarmente utile per ricercatori e professionisti che cercano di sviluppare strategie di implementazione e valutazione delle smart city.
Applicazioni pratiche:
Le dimensioni e le metriche proposte nell'articolo possono essere utilizzate come base per valutare i progetti urbani in corso o pianificati.
Fornisce indicazioni su come le città possano bilanciare tecnologia, partecipazione cittadina e governance per massimizzare i benefici sociali ed economici.
Impatto sulle politiche urbane:
L'articolo evidenzia come le smart city possano diventare strumenti per promuovere l'innovazione urbana, ma avverte che è essenziale evitare approcci esclusivamente tecnocratici.
Confronto con altri lavori:
Si collega al lavoro di Michael Batty et al., "Smart Cities of the Future", che approfondisce il ruolo della modellizzazione e dei big data nelle smart city.
Può essere integrato con il quadro critico offerto da Adam Greenfield (Against the Smart City), che esplora i rischi di un'eccessiva dipendenza dalle tecnologie.
Implicazioni per le politiche pubbliche:
Gli autori enfatizzano l'importanza della governance collaborativa, una visione condivisa anche da Simon Joss in Sustainable Cities: Governing for Urban Innovation.
Punti di divergenza:
Mentre Albino et al. si concentrano sugli aspetti tecnologici e di performance, autori come David Harvey (Rebel Cities) mettono in discussione le logiche economiche che guidano i progetti urbani, fornendo un contrappunto critico.
Smart Cities: Definitions, Dimensions, Performance, and Initiatives di Albino et al. è una risorsa indispensabile per comprendere l'evoluzione del concetto di smart city e per sviluppare modelli di valutazione robusti.
Batty, Michael, et al. "Smart Cities of the Future". The European Physical Journal Special Topics, vol. 214, no. 1, 2012, pp. 481–518. DOI: 10.1140/epjst/e2012-01703-3.
Questo articolo, scritto da Michael Batty e colleghi, esplora in modo pionieristico il concetto di città intelligenti del futuro, con particolare attenzione al ruolo della modellazione computazionale, dei sistemi di simulazione e dei big data. Batty è uno dei principali esperti nell'ambito della scienza delle città e in questo lavoro propone una visione della smart city come un sistema complesso che può essere modellato, analizzato e ottimizzato attraverso tecnologie avanzate.
Smart city come sistema complesso:
Gli autori descrivono le città come sistemi dinamici e complessi, in cui elementi interconnessi influenzano costantemente il funzionamento urbano.
La smart city viene vista come un ambiente adattativo in cui l'infrastruttura digitale e i dati in tempo reale possono migliorare l'efficienza e la resilienza.
Modellazione urbana e simulazione:
L'articolo pone una forte enfasi sull'uso della modellazione e della simulazione per prevedere il comportamento delle città in risposta a eventi come picchi di traffico, emergenze ambientali o variazioni economiche.
Batty introduce strumenti come modelli agent-based e reti complesse per analizzare e ottimizzare i flussi urbani.
Ruolo dei big data:
Viene esplorata l'importanza della raccolta e analisi dei big data per supportare decisioni in tempo reale.
Gli autori evidenziano come sensori, Internet of Things (IoT) e reti di dati possano trasformare la gestione urbana, ad esempio monitorando in tempo reale il consumo energetico o la qualità dell'aria.
Tecnologie emergenti:
L'articolo discute il ruolo delle tecnologie emergenti come la computazione distribuita e l'intelligenza artificiale per analizzare grandi quantità di dati e migliorare la governance urbana.
Viene proposta una visione in cui le città diventano non solo più "intelligenti" ma anche più capaci di auto-organizzarsi e rispondere rapidamente a cambiamenti e crisi.
Sfide e limiti:
Gli autori riconoscono che l'adozione delle tecnologie intelligenti non è priva di sfide. In particolare, evidenziano il problema della frammentazione dei dati e della privacy, oltre alle difficoltà nella creazione di sistemi interoperabili tra diverse città e nazioni.
Contributo teorico:
L'articolo rappresenta un punto di riferimento per la scienza urbana, fornendo un quadro teorico per comprendere come la modellazione e i big data possano essere applicati alle città intelligenti.
Batty e colleghi sono tra i primi a combinare il concetto di città intelligenti con l'approccio della teoria dei sistemi complessi, aprendo la strada a nuove direzioni di ricerca.
Influenza sulla pratica:
Le idee proposte sono state adottate in molti progetti di smart city, come le piattaforme per la gestione del traffico e i sistemi di previsione dei consumi energetici.
Ha ispirato molte città , tra cui Singapore e Londra, a sviluppare infrastrutture digitali avanzate basate su modelli predittivi.
Rilevanza accademica:
Il lavoro di Batty è stato ampiamente citato in articoli e progetti successivi, contribuendo a consolidare l'importanza dei modelli computazionali nella pianificazione urbana.
Integrazione con altre opere:
L'articolo dialoga con il lavoro di Albino et al. ("Smart Cities: Definitions, Dimensions, Performance, and Initiatives"), che offre una visione più ampia e qualitativa delle città intelligenti, mentre Batty si concentra su approcci quantitativi e modellistici.
Si contrappone in parte alla visione critica di autori come Adam Greenfield (Against the Smart City), che mettono in guardia contro il tecnocentrismo.
Confronto con iniziative concrete:
Batty collega il concetto di smart city a casi di studio come i modelli di simulazione urbana di Londra, che utilizzano dati in tempo reale per monitorare il traffico e prevedere la congestione.
Connessioni interdisciplinari:
Le idee proposte da Batty sono rilevanti non solo per l'urbanistica ma anche per la scienza dei dati, l'intelligenza artificiale e l'ingegneria delle reti.
"Smart Cities of the Future" di Michael Batty et al. è un testo imprescindibile per chiunque voglia comprendere come i dati e i modelli matematici possano trasformare le città in sistemi più intelligenti e resilienti. Le sue intuizioni rimangono altamente rilevanti per lo sviluppo urbano contemporaneo, soprattutto in un mondo sempre più guidato dai dati.
Chan, F.K.S., et al. "'Sponge City' in China—a Breakthrough of Planning and Flood Risk Management in the Urban Context". Land Use Policy, vol. 82, 2018, pp. 317–324. Elsevier, doi:10.1016/j.landusepol.2018.12.017.
Questo articolo analizza il concetto di "città spugna" (Sponge City), un approccio innovativo sviluppato in Cina per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici e dall'urbanizzazione rapida. Chan e colleghi esplorano come il concetto integri sistemi idrici naturali e artificiali per ridurre il rischio di inondazioni urbane, migliorare la gestione delle acque meteoriche e promuovere uno sviluppo urbano sostenibile.
Origine e concetto di "Sponge City":
Le "città spugna" mirano a imitare i processi naturali di assorbimento e infiltrazione delle acque piovane, integrando infrastrutture verdi e blu (es. parchi urbani, aree umide) con quelle grigie (es. reti fognarie).
Questo approccio consente di ridurre la dipendenza dalle tradizionali infrastrutture di drenaggio e di affrontare le crescenti problematiche legate alle inondazioni urbane.
Applicazione in Cina:
L'articolo esamina l'applicazione del concetto in Cina, dove dal 2015 sono stati lanciati numerosi progetti pilota in diverse città .
Gli autori analizzano il programma nazionale di costruzione di "città spugna", che punta a trasformare il 20% delle aree urbane in spazi "spugna" entro il 2020 e il 70% entro il 2030.
Obiettivi principali:
Strumenti e tecnologie:
Gli autori discutono tecnologie e strategie adottate, tra cui:
Successi e limiti:
Contributo accademico:
Questo studio è tra i più citati sulla "città spugna" e rappresenta una pietra miliare per chiunque voglia comprendere l'applicazione di soluzioni basate sulla natura (Nature-Based Solutions) nelle aree urbane.
Applicazioni pratiche:
L'approccio delle "città spugna" è stato adottato in diverse città cinesi, tra cui Wuhan, Chongqing e Shenzhen, diventando un modello per altri paesi interessati a strategie urbane sostenibili.
Critica e dibattito:
Sebbene il concetto sia ampiamente lodato, i critici sottolineano la necessità di coinvolgere maggiormente le comunità locali nei processi decisionali e di integrare meglio le soluzioni naturali con le infrastrutture esistenti.
Relazione con altre opere:
Il lavoro di Chan et al. si collega a studi come quello di Nguyen et al. (Implementation of a Specific Urban Water Management-Sponge City), che approfondisce l'impatto delle "città spugna" sulla resilienza idrica urbana.
Dialoga con analisi più ampie sull'adattamento climatico, come quelle di Zevenbergen et al. (Transitioning to Sponge Cities), che discutono le sfide dell'implementazione su larga scala.
Prospettive globali:
Sebbene il concetto sia stato sviluppato in Cina, gli autori evidenziano la sua applicabilità globale, specialmente in aree vulnerabili alle inondazioni urbane come l'Asia sud-orientale e alcune regioni europee.
Chourabi, Hafedh, et al. "Understanding Smart Cities: An Integrative Framework". 45th Hawaii International Conference on System Sciences, 2012, pp. 2289–2297. DOI: 10.1109/HICSS.2012.615.
Questo articolo è uno dei lavori pionieristici nell'ambito delle smart city e rappresenta un contributo fondamentale per comprendere i fattori che influenzano il successo di queste città . Gli autori sviluppano un quadro teorico integrativo che collega vari aspetti della progettazione e gestione delle smart city, sottolineando l'importanza di un approccio olistico e multidimensionale.
Introduzione al concetto di smart city:
Gli autori osservano che le smart city sono un concetto emergente e in continua evoluzione. Non esiste una definizione universalmente accettata, ma il termine è comunemente associato all'uso della tecnologia per migliorare la qualità della vita urbana, la sostenibilità e l'efficienza.
Un quadro integrativo per le smart city:
L'articolo propone un framework composto da otto fattori principali che influenzano lo sviluppo e il successo delle smart city:
L'interconnessione tra i fattori:
Gli autori sottolineano che questi otto fattori non possono essere considerati isolatamente, ma devono essere integrati in un modello complessivo per garantire il successo delle smart city.
Importanza della governance e della partecipazione civica:
L'articolo evidenzia come la tecnologia da sola non sia sufficiente per risolvere i problemi urbani. La governance collaborativa e il coinvolgimento attivo dei cittadini sono fattori chiave per il successo.
Sfide e limiti:
Gli autori identificano varie sfide nella realizzazione delle smart city, tra cui il problema della privacy, l'interoperabilità dei sistemi tecnologici e il rischio di esclusione sociale per le fasce di popolazione meno abbienti.
Contributo accademico:
Questo articolo è una delle prime opere a proporre un modello integrativo per comprendere le smart city, fornendo una base teorica per ulteriori ricerche e studi empirici.
È ampiamente citato nella letteratura accademica e rimane un punto di riferimento per chiunque lavori nello sviluppo urbano tecnologico.
Applicazioni pratiche:
Il framework proposto dagli autori è utilizzato come base per progettare e valutare iniziative di smart city in tutto il mondo.
Ha influenzato lo sviluppo di politiche pubbliche, contribuendo a bilanciare aspetti tecnologici e sociali.
Rilevanza contemporanea:
L'articolo affronta questioni che sono ancora attuali, come la necessità di bilanciare innovazione tecnologica e inclusione sociale, oltre alla gestione responsabile dei dati.
Confronto con altre opere:
Si collega a Albino et al. ("Smart Cities: Definitions, Dimensions, Performance, and Initiatives"), che offre una visione complementare, concentrandosi maggiormente su metriche di performance e iniziative globali.
Dialoga con i lavori di Michael Batty et al. ("Smart Cities of the Future"), che esplorano gli aspetti tecnici e di modellazione delle città intelligenti.
Integrazione con altre prospettive:
Il lavoro di Chourabi et al. integra approcci tecnologici e umanistici, ponendo una maggiore enfasi sul ruolo dei cittadini e della governance rispetto a visioni puramente tecnocratiche.
Critiche e riflessioni:
Il framework integrativo potrebbe essere considerato troppo generico, ma offre una base flessibile per adattarsi a diversi contesti urbani.
"Understanding Smart Cities: An Integrative Framework" di Hafedh Chourabi et al. è una risorsa fondamentale per chiunque voglia comprendere le dinamiche multidimensionali delle smart city. Il quadro teorico offerto è estremamente utile per analizzare e progettare città intelligenti che bilancino innovazione tecnologica, sostenibilità e inclusione sociale.
Florida, Richard. The Rise of the Creative Class, Revisited. Basic Books, 2014.
Richard Florida, uno degli studiosi più influenti nel campo dello sviluppo urbano ed economico, analizza nel suo libro The Rise of the Creative Class (e nella versione aggiornata Revisited del 2014) come il concetto di classe creativa stia trasformando città , economie e società . Florida identifica una nuova classe sociale ed economica – la "classe creativa" – che include professionisti, artisti, scienziati e innovatori, e sostiene che questa classe rappresenti il motore dello sviluppo economico urbano contemporaneo.
Definizione di classe creativa:
Florida definisce la classe creativa come un gruppo di individui il cui lavoro è incentrato sull'innovazione, la creatività e la risoluzione di problemi complessi. Include professioni legate alla scienza, alla tecnologia, all'arte, alla cultura e al design.
Questa classe si contrappone alle precedenti strutture economiche, come quella industriale o agricola.
Il modello delle 3T:
Florida sviluppa un modello basato su tre fattori fondamentali per attrarre e sostenere la classe creativa:
Questo modello offre un quadro di riferimento per valutare il potenziale economico di una città .
Le città come catalizzatori della creatività :
Florida sostiene che le città che attraggono e supportano la classe creativa prosperano economicamente. Le città devono offrire opportunità professionali, un'alta qualità della vita e un ambiente culturale stimolante.
Esempi di città creative includono San Francisco, Austin e New York.
Implicazioni per la pianificazione urbana:
Florida discute come le città possano progettare spazi pubblici e infrastrutture per favorire la creatività e l'innovazione. Ciò include quartieri pedonali, spazi verdi, hub tecnologici e una vivace scena artistica e culturale.
Egli enfatizza l'importanza di quartieri diversificati e di ambienti urbani che incoraggino la condivisione delle idee.
Critiche alle disuguaglianze:
Nel libro aggiornato del 2014, Florida riconosce che la crescita della classe creativa ha anche esacerbato le disuguaglianze economiche e sociali. Le città che attraggono la classe creativa tendono a diventare più costose e ad escludere fasce di popolazione meno abbienti.
Introduce il concetto di "New Urban Crisis", una crisi legata alla concentrazione della ricchezza e all'aumento della segregazione urbana.
Contributo accademico:
Il concetto di classe creativa ha ridefinito il modo in cui gli studiosi e i politici pensano allo sviluppo urbano. È stato adottato come guida per molte città che desiderano attrarre talenti e stimolare la crescita economica.
Il libro è considerato una pietra miliare negli studi sull'economia urbana e culturale.
Critiche e dibattiti:
Il lavoro di Florida è stato criticato per il rischio di promuovere una visione elitista dello sviluppo urbano, trascurando i bisogni delle comunità meno privilegiate.
La "gentrificazione" è spesso vista come una conseguenza indesiderata delle politiche basate sulle sue idee, che tendono a trasformare quartieri popolari in aree per le classi più abbienti.
Rilevanza contemporanea:
La crescita della gig economy e il lavoro remoto, accelerati dalla pandemia, sollevano interrogativi sull'applicabilità delle idee di Florida nel mondo post-pandemico. Tuttavia, il concetto di attrarre talenti e creatività rimane centrale per molte città .
Connessioni con altre opere:
Si collega al lavoro di Jane Jacobs (The Death and Life of Great American Cities), che Florida cita come ispirazione per il suo concetto di quartieri vitali e diversificati.
Si integra con Jan Gehl (Cities for People), che enfatizza la progettazione umana delle città per favorire interazioni sociali e creatività .
Critica sociale:
Autori come David Harvey (Rebel Cities) offrono una visione critica, sottolineando che l'enfasi di Florida sulla classe creativa rischia di ignorare i lavoratori meno qualificati e di aumentare le disuguaglianze urbane.
Influenza su politiche urbane:
Le teorie di Florida hanno influenzato strategie di sviluppo urbano in molte città , spingendo verso politiche che promuovono spazi culturali, hub tecnologici e infrastrutture per attrarre talenti.
The Rise of the Creative Class, Revisited è un'opera fondamentale per comprendere l'impatto della creatività e dell'innovazione sullo sviluppo urbano. Pur non priva di critiche, offre una prospettiva unica e influente su come le città possono adattarsi all'economia del XXI secolo.
Gehl, Jan. Cities for People. Island Press, 2010.
Cities for People è un'opera fondamentale di Jan Gehl, urbanista e architetto danese, noto per il suo lavoro sull'interazione tra il design urbano e il comportamento umano. Questo libro presenta una visione pratica e umanistica per la pianificazione delle città , ponendo al centro i bisogni delle persone e la loro esperienza negli spazi urbani. Gehl si basa su decenni di ricerca e progetti concreti per illustrare come progettare città vivibili, sostenibili e accoglienti.
Progettare per le persone, non per le automobili:
Gehl critica l'urbanistica moderna, che ha privilegiato l'automobile a scapito dei pedoni e dei ciclisti, creando città spesso invivibili.
Propone di riorientare la pianificazione urbana verso un design che favorisca la mobilità attiva (camminare e andare in bicicletta) e che promuova l'interazione sociale.
La qualità dello spazio pubblico:
Uno dei temi centrali del libro è la qualità degli spazi pubblici, che Gehl considera essenziali per la vitalità urbana.
Sostiene che spazi pubblici ben progettati incoraggiano l'interazione sociale, il benessere e il senso di comunità .
Osservazioni basate sul comportamento umano:
Gehl utilizza un approccio empirico basato sull'osservazione del comportamento umano nello spazio urbano. Analizza come le persone interagiscono con l'ambiente costruito per sviluppare soluzioni progettuali mirate.
Introduce metriche pratiche per valutare la vivibilità di uno spazio urbano, come il numero di pedoni, il tempo trascorso all'aperto e la varietà di attività svolte.
Sostenibilità e resilienza:
Il libro enfatizza il ruolo della progettazione urbana nel promuovere la sostenibilità , incoraggiando stili di vita ecologicamente responsabili.
Gehl collega la vivibilità urbana alla capacità delle città di adattarsi ai cambiamenti climatici e alle crisi economiche, suggerendo un modello urbano più resiliente.
Esempi pratici:
Gehl attinge dalla sua vasta esperienza internazionale, presentando casi di studio da città come Copenaghen, New York e Melbourne, che hanno implementato con successo le sue idee.
Mostra come interventi relativamente semplici, come l'espansione delle zone pedonali o la creazione di piste ciclabili, possano trasformare drasticamente il tessuto urbano.
Cities for People ha avuto un'influenza significativa sulla progettazione urbana contemporanea, ispirando movimenti globali come il "New Urbanism" e promuovendo un approccio più umano e sostenibile alla pianificazione.
Il libro è una risorsa essenziale per architetti, urbanisti e politici che vogliono creare città incentrate sul benessere delle persone.
Le sue idee sono particolarmente rilevanti nell'era post-pandemica, quando le città stanno rivalutando gli spazi pubblici per renderli più inclusivi e accessibili.
Connessioni con la letteratura critica:
Gehl si contrappone alla visione tecnocentrica di molti progetti di smart city, come criticato da autori quali Adam Greenfield (Against the Smart City) e Robert Hollands. La sua enfasi sull'esperienza umana offre una prospettiva complementare alle critiche delle soluzioni urbanistiche guidate esclusivamente dalla tecnologia.
Influenza storica:
Il lavoro di Gehl si collega alla tradizione urbanistica di autori come Jane Jacobs (The Death and Life of Great American Cities), che ha messo in discussione la pianificazione moderna e ha difeso la vitalità delle comunità urbane.
Eredità concreta:
Le sue idee sono state applicate con successo in città come Copenaghen, che è diventata un modello globale di mobilità sostenibile e qualità della vita urbana.
La trasformazione di Times Square a New York in una zona pedonale è un esempio di come le teorie di Gehl possano essere tradotte in pratica per migliorare l'esperienza urbana.
L'espansione delle piste ciclabili e la pedonalizzazione di ampie aree di Copenaghen rappresentano esempi concreti delle sue idee in azione, evidenziando l'impatto della pianificazione umanistica.
Cities for People di Jan Gehl è quindi un'opera imprescindibile per chiunque voglia comprendere come rendere le città più vivibili, sostenibili e accoglienti.
Giffinger, Rudolf, et al. "Smart Cities: Ranking of European Medium-Sized Cities". Centre of Regional Science (SRF), Vienna UT, 2007.
Disponibile su https://www.smart-cities.eu
Questo studio è uno dei primi contributi accademici significativi che affrontano il concetto di smart city da una prospettiva empirica, proponendo un quadro di valutazione per classificare le città di medie dimensioni in Europa in base a sei dimensioni principali. Lo studio è diventato una pietra miliare nella letteratura accademica sulle smart city, fornendo un riferimento per la misurazione e il confronto delle prestazioni urbane.
Obiettivi dello studio:
L'obiettivo principale del rapporto è sviluppare un sistema di classificazione per valutare le città europee di medie dimensioni (con una popolazione tra 100.000 e 500.000 abitanti) in base al loro livello di "smartness".
Gli autori cercano di identificare le pratiche migliori per le città intelligenti, analizzando i fattori che contribuiscono alla sostenibilità e all'efficienza urbana.
Le sei dimensioni della smart city:
Lo studio definisce sei pilastri fondamentali per valutare le città intelligenti:
Metodologia di valutazione:
Gli autori utilizzano indicatori quantitativi e qualitativi per ciascuna dimensione, attingendo a dati statistici, rapporti pubblici e ricerche accademiche.
La combinazione di questi dati permette di generare un ranking delle città , evidenziando punti di forza e debolezza.
Ranking delle città :
Lo studio fornisce un ranking delle città europee di medie dimensioni, con un'analisi dettagliata delle prime città in ogni dimensione. Esempi di città ben classificate includono Aalborg (Danimarca) per la governance e Luxembourg City (Lussemburgo) per l'economia.
Raccomandazioni per il miglioramento:
Il rapporto offre suggerimenti pratici per le città che desiderano migliorare le proprie performance, ad esempio investendo in infrastrutture tecnologiche, aumentando la partecipazione civica o adottando politiche ambientali più sostenibili.
Contributo accademico:
Questo lavoro rappresenta uno dei primi tentativi sistematici di misurare le smart city utilizzando un approccio multi-dimensionale e basato su dati. È una fonte frequentemente citata nella letteratura sulle smart city.
Ha aperto la strada a futuri studi empirici sulla valutazione delle città intelligenti.
Applicazioni pratiche:
Il framework sviluppato da Giffinger et al. è stato utilizzato da governi locali e istituzioni europee per monitorare e migliorare le performance urbane.
Ha influenzato iniziative come Horizon 2020, il programma europeo per lo sviluppo sostenibile e tecnologico delle città .
Rilevanza contemporanea:
Sebbene il rapporto sia stato pubblicato nel 2007, le dimensioni e gli indicatori proposti rimangono pertinenti e applicabili ai progetti di smart city contemporanei. Le città continuano a utilizzare quadri simili per misurare la sostenibilità e l'innovazione.
Confronto con altre opere:
Lo studio si collega al lavoro di Albino et al. ("Smart Cities: Definitions, Dimensions, Performance, and Initiatives"), che approfondisce ulteriormente le definizioni e le dimensioni delle smart city.
Si integra con le idee di Michael Batty et al. ("Smart Cities of the Future") che forniscono una prospettiva più tecnologica e computazionale sulla gestione urbana.
Influenza su politiche urbane:
Le sei dimensioni proposte da Giffinger et al. hanno influenzato le politiche urbane in molte città europee, spingendo verso un approccio integrato che combina tecnologia, governance e qualità della vita.
Critiche e limiti:
Alcuni critici hanno osservato che il framework proposto potrebbe non essere sufficientemente adattabile a città di dimensioni maggiori o a contesti socioeconomici radicalmente diversi.
La metodologia di raccolta dati potrebbe essere influenzata dalla disponibilità di statistiche affidabili, il che limita la comparabilità tra città di diverse nazioni.
"Smart Cities: Ranking of European Medium-Sized Cities" di Rudolf Giffinger et al. rappresenta uno strumento fondamentale per comprendere le dinamiche e le performance delle smart city europee. Il quadro teorico delle sei dimensioni rimane una base utile per valutare e migliorare le politiche urbane contemporanee.
Greenfield, Adam. Against the Smart City. Verso Books, 2013.
In Against the Smart City, Adam Greenfield offre una critica rigorosa e documentata del concetto di "città intelligente", con particolare attenzione alle implicazioni politiche, economiche e sociali delle tecnologie digitali applicate agli spazi urbani. Questo testo si concentra sulle pratiche commerciali e sulle ideologie che guidano i progetti di smart city, sottolineandone i rischi e le contraddizioni.
Critica delle grandi corporate tech:
Greenfield mette in discussione il ruolo predominante di aziende come IBM, Cisco e Siemens nella progettazione delle città intelligenti, sostenendo che il loro interesse è più commerciale che sociale.
L'autore denuncia l'influenza sproporzionata delle multinazionali sulle politiche urbane, che spesso privilegiano soluzioni tecnologiche costose e poco democratiche.
Riduzionismo tecnologico:
L'autore sostiene che le smart city adottano una visione riduzionista dei problemi urbani, trattandoli esclusivamente come problemi tecnici da risolvere con soluzioni digitali.
Questo approccio ignora le complesse dinamiche sociali, politiche ed economiche che definiscono le città .
Implicazioni etiche e sociali:
Greenfield esplora come le tecnologie di sorveglianza e raccolta dati minino la privacy dei cittadini e favoriscano il controllo sociale.
Denuncia l'esclusione di ampie fasce di popolazione urbana che non hanno accesso alle tecnologie o che non si conformano ai modelli digitali proposti.
Alternativa alle smart city:
L'autore propone una visione più umanistica della città , dove la tecnologia è uno strumento al servizio dei cittadini piuttosto che un fine in sé.
Invita a ripensare lo sviluppo urbano, ponendo al centro la partecipazione pubblica e il benessere collettivo.
Against the Smart City è uno dei testi più citati nella letteratura critica sulle smart city. Offre un'analisi dettagliata e accessibile per chiunque voglia comprendere i rischi delle tecnologie applicate alle città .
L'opera rappresenta un contrappeso alle narrative ottimistiche sulle città intelligenti, contribuendo a un dibattito equilibrato e informato.
Il libro dialoga con il lavoro di David Harvey, condividendo una critica delle logiche neoliberiste che guidano lo sviluppo urbano.
Può essere messo in relazione con gli scritti di Jan Gehl (Cities for People), che propone una visione delle città centrata sull'esperienza umana.
Harvey, David. Rebel Cities: From the Right to the City to the Urban Revolution. Verso Books, 2012.
David Harvey, uno dei più influenti teorici marxisti contemporanei, offre in Rebel Cities una critica incisiva del modello capitalistico di sviluppo urbano, ponendo l'accento sul concetto di "diritto alla città ". Questa opera è un riferimento cruciale per comprendere le tensioni politiche e sociali legate alla pianificazione urbana e alle dinamiche economiche che regolano gli spazi urbani.
Il diritto alla città come strumento di emancipazione:
Harvey riprende e sviluppa il concetto di "diritto alla città " introdotto da Henri Lefebvre, descrivendolo come un diritto collettivo che permette agli abitanti di trasformare le città in base ai propri bisogni sociali e politici.
Questo diritto viene visto come una forma di resistenza contro le disuguaglianze strutturali generate dal capitalismo urbano.
La mercificazione dello spazio urbano:
Harvey analizza come il capitalismo globalizzato abbia trasformato le città in merci, privilegiando gli interessi immobiliari e finanziari rispetto ai bisogni delle comunità .
Denuncia il fenomeno della gentrificazione, descrivendolo come un processo di espropriazione che espelle le classi meno abbienti dai centri urbani.
La città come luogo di lotta sociale:
L'autore sottolinea il ruolo delle città come epicentro delle lotte di classe, analizzando movimenti urbani storici e contemporanei (ad esempio, Occupy Wall Street).
Propone che la città non sia solo uno spazio fisico, ma anche un campo di battaglia simbolico e politico per ridefinire le relazioni di potere.
Critica delle smart city:
Anche se non affronta direttamente il tema delle città intelligenti, Harvey critica le logiche neoliberiste che guidano molte delle politiche urbane contemporanee, suggerendo che i modelli tecnologici possano amplificare le disuguaglianze se non adeguatamente regolati.
Rebel Cities è una fonte fondamentale per studiosi di urbanistica critica, sociologia e scienze politiche. Harvey combina una solida base teorica marxista con esempi pratici di lotte urbane, rendendo il testo accessibile e stimolante.
Il libro offre una visione alternativa e radicale per ripensare il futuro delle città , basandosi sulla giustizia sociale e sulla partecipazione collettiva.
L'opera di Harvey si colloca nella tradizione teorica di Henri Lefebvre (The Production of Space), di cui amplia l'applicazione alla globalizzazione contemporanea.
Può essere messa in dialogo con i contributi critici di autori come Robert Hollands e Adam Greenfield, che affrontano il tema delle disuguaglianze urbane da prospettive diverse.
Hollands, Robert. "Will the Real Smart City Please Stand Up?" City, vol. 12, no. 3, 2008, pp. 303–320. DOI: 10.1080/13604810802479126.
Questo articolo, pubblicato nel 2008, rappresenta una delle prime analisi critiche del concetto di smart city e una pietra miliare per la definizione di un'agenda critica nel campo degli studi urbani, offrendo un'alternativa alle narrazioni guidate dalla tecnologia. Robert Hollands esplora le implicazioni socio-politiche delle città intelligenti e sfida le narrative dominanti che enfatizzano la tecnologia come soluzione ai problemi urbani. La sua critica è rivolta sia alle basi teoriche sia alle applicazioni pratiche delle smart city, proponendo un approccio più inclusivo e centrato sui bisogni dei cittadini.
Critica al concetto dominante di smart city:
Hollands sostiene che il termine "smart city" sia spesso utilizzato in modo superficiale e ambiguo, senza una chiara definizione.
Denuncia l'eccessiva enfasi posta su infrastrutture tecnologiche, big data e automazione, che rischia di ignorare le dimensioni sociali, culturali e politiche della vita urbana.
L'influenza delle corporate tech:
L'autore evidenzia il ruolo predominante delle grandi aziende tecnologiche (come IBM, Cisco, Siemens) nella promozione del concetto di smart city.
Queste iniziative tendono a commercializzare le soluzioni urbane, dando priorità al profitto e alla visibilità aziendale piuttosto che ai bisogni delle comunità locali.
Esclusione sociale e disuguaglianze:
Hollands critica il rischio che le smart city amplifichino le disuguaglianze sociali. Le tecnologie avanzate, come i sistemi di sorveglianza e i servizi basati su dati, potrebbero escludere i cittadini meno abbienti o tecnologicamente svantaggiati.
L'autore mette in guardia contro la creazione di città "a due velocità ", dove i benefici delle tecnologie sono riservati a una élite economica.
Proposta di una smart city "alternativa":
Hollands suggerisce un modello alternativo di smart city, incentrato su inclusione sociale, partecipazione democratica e sostenibilità ambientale.
Propone che le città intelligenti debbano essere sviluppate con il contributo diretto dei cittadini, utilizzando la tecnologia come mezzo per affrontare i problemi sociali, non come un fine in sé.
Approccio critico alla governance urbana:
L'autore sottolinea che il successo di una smart city dipende dalla governance collaborativa e dalla capacità delle istituzioni di rispondere ai bisogni dei cittadini.
Invita a spostare l'attenzione dai "prodotti intelligenti" ai "processi intelligenti", che coinvolgono persone, culture e valori.
Contributo accademico:
Questo articolo è considerato uno dei primi lavori critici sulle smart city, anticipando le preoccupazioni che sono oggi centrali nel dibattito accademico, come la privacy, l'esclusione sociale e l'appropriazione delle città da parte delle grandi corporate tecnologiche.
Hollands ha influenzato una generazione di studiosi che esplorano le dimensioni politiche ed etiche delle smart city.
Critica e dibattito:
L'articolo ha alimentato un dibattito significativo nella comunità accademica, con studiosi che hanno approfondito le implicazioni socio-economiche e culturali delle tecnologie urbane.
Offre una prospettiva complementare al lavoro di autori come Adam Greenfield (Against the Smart City), che condividono una visione critica delle città tecnologiche.
Rilevanza pratica:
Le idee di Hollands hanno spinto molte città a considerare approcci più partecipativi e inclusivi nello sviluppo delle smart city, incoraggiando l'uso della tecnologia per risolvere problemi locali piuttosto che per inseguire obiettivi commerciali.
Relazione con altri lavori:
Si collega al lavoro di David Harvey (Rebel Cities), che esplora il ruolo delle città come epicentri delle lotte sociali e critica le disuguaglianze create dalla globalizzazione urbana.
È in dialogo con il contributo di Vito Albino et al. ("Smart Cities: Definitions, Dimensions, Performance, and Initiatives"), che propone un framework analitico meno critico ma altrettanto multidimensionale.
Connessioni interdisciplinari:
L'articolo è rilevante non solo per l'urbanistica ma anche per le scienze politiche e sociali, poiché esplora le implicazioni della governance tecnologica e del capitalismo urbano.
Applicazione delle critiche:
Le città che seguono approcci partecipativi, come Barcellona con la sua piattaforma Decidim, rappresentano esempi di applicazione delle idee di Hollands, con un focus sulla tecnologia come strumento di empowerment cittadino.
"Will the Real Smart City Please Stand Up?" di Robert Hollands è un contributo essenziale per chiunque voglia comprendere le criticità e i limiti del concetto di smart city, così come viene spesso presentato. La sua analisi offre un'importante prospettiva per sviluppare città intelligenti più giuste, partecipative e sostenibili.
Jacobs, Jane. The Death and Life of Great American Cities. Random House, 1961.
Jane Jacobs, giornalista, urbanista autodidatta e attivista, rivoluziona con questo libro la teoria urbanistica moderna, mettendo in discussione le idee predominanti dell'epoca sulla pianificazione urbana. Pubblicato nel 1961, il testo è una critica profonda al razionalismo tecnocratico di pianificatori come Le Corbusier e Robert Moses, che avevano promosso grandi progetti di rinnovo urbano spesso distruttivi per le comunità locali. Jacobs propone un approccio radicalmente diverso, incentrato sulla vitalità , sulla diversità e sull'interazione sociale nelle città .
Critica alla pianificazione modernista:
Jacobs denuncia i difetti dei grandi progetti di rinnovo urbano dell'epoca, come la demolizione di quartieri storici per far posto a grattacieli, superstrade e "spazi aperti" vuoti.
Contesta il concetto di zonizzazione funzionale, che separa rigidamente le attività umane (ad esempio, aree residenziali, commerciali e industriali), considerandolo un fattore che soffoca la vitalità urbana.
Centralità della diversità urbana:
Uno dei temi centrali del libro è che la diversità è la chiave per la vitalità urbana. Jacobs sottolinea l'importanza della presenza simultanea di molteplici usi dello spazio urbano: abitazioni, negozi, spazi pubblici e lavoro.
Le città vive e fiorenti, secondo Jacobs, sono caratterizzate da un mix di persone, funzioni e attività che si supportano reciprocamente.
I "principi dell'urbanistica organica": Jacobs identifica alcuni principi fondamentali per il successo di un quartiere:
Il concetto di "occhi sulla strada":
Jacobs introduce l'idea che le strade sicure siano quelle sorvegliate dai loro abitanti. La presenza di residenti e attività lungo le strade crea un controllo sociale informale e promuove un senso di comunità .
Urbanistica dal basso:
L'autrice sostiene che le città non possono essere pianificate dall'alto da tecnocrati e politici. Invece, devono essere modellate attraverso il coinvolgimento diretto delle comunità locali, che comprendono meglio i bisogni e le dinamiche dei loro quartieri.
Rivoluzione nel pensiero urbanistico:
The Death and Life of Great American Cities è considerato una pietra miliare nella storia dell'urbanistica. Ha segnato il passaggio da un approccio modernista e top-down alla pianificazione urbana a uno più inclusivo e basato sull'osservazione dal basso.
Jacobs ha dato voce ai residenti delle città , enfatizzando l'importanza del coinvolgimento pubblico nei processi decisionali.
Critica alle smart city:
Sebbene Jacobs abbia scritto il libro decenni prima dell'avvento delle smart city, il suo lavoro si oppone implicitamente a un approccio tecnologico che ignora il contesto umano e sociale. La sua enfasi sull'interazione umana e sulla diversità offre un utile contrappeso alle narrative tecnocentriche.
Legacy globale:
Le idee di Jacobs hanno ispirato intere generazioni di urbanisti, attivisti e leader civici. Quartieri come Greenwich Village a New York devono la loro sopravvivenza a campagne sostenute dal suo pensiero.
Ha influenzato movimenti come il New Urbanism, che promuove comunità pedonali e quartieri misti.
Connessioni teoriche:
Jacobs si pone in netta opposizione alle teorie di urbanisti modernisti come Le Corbusier (The City of Tomorrow and Its Planning), che idealizzavano città pianificate e funzionalmente separate.
Il suo lavoro dialoga con quello di successori come Jan Gehl (Cities for People), che sviluppano ulteriormente i suoi principi di vivibilità urbana.
Rilevanza per le città contemporanee:
Le idee di Jacobs sono fondamentali per affrontare le sfide odierne delle città , come la gentrificazione, la sostenibilità ambientale e la progettazione di spazi pubblici inclusivi.
Il suo concetto di "urbanistica dal basso" è particolarmente rilevante nel contesto della rigenerazione partecipativa e della progettazione urbana comunitaria.
Critica e dibattito:
Sebbene ampiamente lodata, Jacobs è stata criticata da alcuni urbanisti per il rischio che il suo approccio favorisca un'estetica "nostalgica" e per il suo impatto limitato nelle aree periferiche e suburbane.
La sopravvivenza di quartieri come Greenwich Village a New York è direttamente legata alle sue campagne contro Robert Moses, il potente pianificatore urbano che proponeva di demolire queste aree per costruire autostrade.
Le strategie di sviluppo urbano adottate in città come Copenaghen o Barcellona rispecchiano molte delle sue idee, incentrandosi su spazi pubblici inclusivi e progettazione partecipativa.
The Death and Life of Great American Cities rimane un classico senza tempo, essenziale per chiunque voglia comprendere i fondamenti dell'urbanistica e delle dinamiche sociali che rendono una città vivibile.
Joss, Simon. Sustainable Cities: Governing for Urban Innovation. Palgrave Macmillan, 2015.
Simon Joss, noto per le sue ricerche sull'innovazione urbana e sulla sostenibilità , affronta nel suo libro il complesso intreccio tra governance, innovazione tecnologica e sostenibilità . Il testo esplora come le città affrontano le sfide del cambiamento climatico, dell'urbanizzazione crescente e delle crescenti aspettative sociali attraverso approcci innovativi e partecipativi alla governance. Joss analizza diversi casi di studio globali per evidenziare il ruolo centrale delle politiche pubbliche e delle collaborazioni tra settori nel plasmare il futuro delle città sostenibili.
Definizione di città sostenibili:
Joss definisce le città sostenibili come spazi urbani che cercano di bilanciare sviluppo economico, inclusione sociale e protezione ambientale.
Sottolinea che la sostenibilità urbana non è un traguardo fisso ma un processo continuo di adattamento e innovazione.
Governance collaborativa e partecipativa:
Il libro enfatizza l'importanza di una governance inclusiva, in cui cittadini, istituzioni pubbliche, settore privato e società civile lavorano insieme per affrontare le sfide urbane.
Joss critica i modelli di governance top-down, suggerendo che la partecipazione cittadina sia essenziale per garantire soluzioni sostenibili e accettate dalla comunità .
Ruolo della tecnologia e dell'innovazione:
Sebbene Joss riconosca il potenziale delle tecnologie smart, mette in guardia contro un approccio tecnocratico.
Propone che le innovazioni tecnologiche siano guidate da valori sociali e ambientali piuttosto che da meri obiettivi economici.
Sostenibilità e resilienza:
L'autore distingue tra sostenibilità , che mira a ridurre l'impatto ecologico, e resilienza, che si concentra sulla capacità delle città di adattarsi a shock economici, ambientali e sociali.
Sottolinea che le città devono sviluppare una "resilienza trasformativa", che non si limiti a rispondere alle crisi, ma che colga l'opportunità di trasformare le proprie strutture economiche e sociali.
Casi di studio globali:
Joss analizza esempi concreti di città che hanno adottato politiche innovative per promuovere la sostenibilità , tra cui:
Sfide e tensioni nella sostenibilità urbana:
Il libro esplora le difficoltà pratiche e politiche nell'implementare strategie sostenibili.
Joss mette in evidenza tensioni come la gentrificazione, le disuguaglianze sociali e i conflitti tra interessi economici e ambientali.
Contributo accademico:
Sustainable Cities: Governing for Urban Innovation è una risorsa fondamentale per studiosi e professionisti che lavorano nell'ambito della sostenibilità urbana e della governance.
Il libro offre un quadro teorico solido per comprendere le dinamiche di governance e suggerisce strategie per migliorare l'efficacia delle politiche urbane.
Rilevanza pratica:
Il testo è utile per amministratori pubblici, urbanisti e responsabili delle politiche, in quanto fornisce esempi concreti di città che hanno adottato soluzioni innovative per affrontare problemi complessi.
Critica e dibattito:
Mentre Joss enfatizza l'importanza della governance partecipativa, alcuni critici hanno sottolineato che la partecipazione dei cittadini può essere limitata da fattori strutturali, come la mancanza di risorse o competenze.
Relazione con altre opere:
Il lavoro di Joss si collega al libro di David Harvey, Rebel Cities, che analizza la lotta sociale e politica per il controllo degli spazi urbani, offrendo una visione critica delle disuguaglianze create dai modelli di sviluppo urbano.
Si integra con il lavoro di Albino et al. (Smart Cities: Definitions, Dimensions, Performance, and Initiatives), che esplora le dimensioni delle smart city, fornendo un quadro più tecnologico e analitico.
Confronto con autori critici:
Le proposte di Joss possono essere messe a confronto con le critiche di Robert Hollands (Will the Real Smart City Please Stand Up?), che denuncia i rischi di un approccio tecnocentrico e poco inclusivo nelle smart city.
Sustainable Cities: Governing for Urban Innovation di Simon Joss è una risorsa essenziale per chiunque voglia comprendere e affrontare le sfide della sostenibilità urbana. Il libro offre un equilibrio tra teoria e pratica, mettendo in luce l'importanza di una governance inclusiva e innovativa per il futuro delle città .
Moreno, Carlos, et al. "Introducing the ‘15-Minute City': Sustainability, Resilience and Place Identity in Future Post-Pandemic Cities". Smart Cities, vol. 4, no. 1, 2021, pp. 93–111. DOI: 10.3390/smartcities4010006.
Carlos Moreno, uno dei principali teorici del concetto di "città a 15 minuti", esplora in questo articolo il modello urbano che propone la riduzione delle distanze tra luoghi di lavoro, residenza, educazione, servizi e spazi ricreativi. Sviluppato in risposta alle sfide dell'urbanizzazione e amplificato dalla pandemia di COVID-19, questo modello mira a creare città più sostenibili, resilienti e incentrate sulle persone.
Definizione della "città a 15 minuti":
Moreno descrive la "città a 15 minuti" come un modello urbano in cui tutte le necessità quotidiane possono essere soddisfatte entro 15 minuti a piedi o in bicicletta.
Il modello enfatizza l'importanza della policentralità , creando quartieri autosufficienti che riducano la dipendenza da trasporti a lunga distanza.
I quattro pilastri del modello:
Resilienza urbana post-pandemica:
Moreno sottolinea come la pandemia di COVID-19 abbia evidenziato le debolezze delle città tradizionali, inclusa la dipendenza dai trasporti pubblici e dalle grandi concentrazioni di persone.
La "città a 15 minuti" offre un'alternativa resiliente che migliora la qualità della vita urbana e aumenta la capacità di adattamento delle città alle crisi future.
Sostenibilità e benessere:
Il modello mira a ridurre le emissioni di carbonio associate ai trasporti, promuovendo stili di vita più sani e riducendo l'inquinamento.
Si collega direttamente agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, in particolare quelli relativi alla sostenibilità delle città (SDG 11) e alla lotta al cambiamento climatico (SDG 13).
Identità e coesione sociale:
Moreno esplora anche come la "città a 15 minuti" possa favorire l'identità di luogo (place identity), creando comunità più coese e rafforzando il legame tra cittadini e spazi urbani.
Quartieri autosufficienti e diversificati promuovono interazioni sociali e rafforzano il senso di appartenenza.
Rivoluzione nella pianificazione urbana:
Il modello della "città a 15 minuti" è diventato un punto di riferimento per molte città , tra cui Parigi, che ha adottato il concetto come parte della sua strategia di pianificazione urbana.
Rappresenta un allontanamento dalle tradizionali città monocentriche verso un approccio policentrico e umano-centrico.
Risposta alle sfide post-pandemiche:
Questo concetto è particolarmente rilevante nel contesto post-COVID-19, poiché offre un'alternativa più sicura e sostenibile alle configurazioni urbane che dipendono dal trasporto pubblico e dalle grandi concentrazioni urbane.
Applicabilità globale:
Sebbene il modello sia particolarmente applicabile alle città dense, Moreno riconosce la necessità di adattarlo a diversi contesti geografici, sociali ed economici.
Critiche e sfide:
Il modello ha ricevuto critiche per la difficoltà di implementazione in città già consolidate, dove le infrastrutture e la zonizzazione sono spesso rigide.
Alcuni esperti mettono in dubbio la capacità di creare effettivamente quartieri autosufficienti senza aumentare le disuguaglianze tra aree ricche e povere.
Relazione con altre opere:
Il lavoro di Moreno si collega ai concetti di Cities for People di Jan Gehl, che enfatizza la progettazione urbana incentrata sull'esperienza umana e sul miglioramento della vivibilità .
Dialoga con le idee di Jane Jacobs (The Death and Life of Great American Cities), che promuove la diversità urbana e l'importanza di quartieri vitali e autosufficienti.
Confronto con approcci tecnologici:
Rispetto ai modelli tecnologici di smart city, come quelli analizzati da Albino et al. o Michael Batty et al., il concetto di "città a 15 minuti" privilegia il design urbano e la prossimità funzionale piuttosto che le infrastrutture digitali.
"Introducing the ‘15-Minute City': Sustainability, Resilience and Place Identity in Future Post-Pandemic Cities" di Carlos Moreno et al. è un contributo cruciale per ripensare la pianificazione urbana in un contesto di crescente urbanizzazione e crisi globali. Il modello della "città a 15 minuti" offre una visione innovativa e umana per affrontare le sfide ambientali, sociali e sanitarie.
Nguyen, T. T., et al. "Implementation of a Specific Urban Water Management-Sponge City". Science of the Total Environment, vol. 652, 2019, pp. 1475–1486. Elsevier, doi:10.1016/j.scitotenv.2018.10.168.
Questo studio di Nguyen e colleghi fornisce un'analisi approfondita sull'implementazione del concetto di "città spugna" come strategia per la gestione dell'acqua urbana. Gli autori esplorano come questa metodologia possa contribuire a risolvere problemi legati alle inondazioni, alla scarsità d'acqua e al degrado ambientale nelle aree urbane, concentrandosi sui fattori tecnici, ambientali e sociali.
Gestione integrata delle acque urbane:
Gli autori propongono la "città spugna" come un modello di gestione integrata delle acque che combina infrastrutture verdi e blu (es. parchi urbani e bacini idrici) con soluzioni tecnologiche avanzate.
Questo approccio mira a trattenere, infiltrare, riutilizzare e drenare l'acqua piovana, riducendo l'impatto delle precipitazioni estreme e migliorando la resilienza urbana.
Metodologia e tecnologie adottate:
Il modello analizzato nello studio include strumenti come:
Risultati dell'implementazione:
Gli autori presentano dati empirici raccolti da progetti pilota, evidenziando:
Sfide e limiti:
Lo studio identifica diversi ostacoli, tra cui:
Valutazione ambientale e climatica:
Nguyen et al. sottolineano come il modello di "città spugna" contribuisca all'adattamento climatico, affrontando le sfide delle precipitazioni estreme e delle siccità prolungate.
L'approccio riduce anche le emissioni di gas serra grazie alla diminuzione dell'uso di sistemi di pompaggio e trattamento convenzionali.
Contributo accademico:
Questo articolo è un riferimento importante per la comunità scientifica, fornendo dati concreti sull'efficacia delle "città spugna" e una base per futuri studi sull'urbanistica resiliente.
Rilevanza pratica:
Le strategie discusse nello studio sono direttamente applicabili alla progettazione urbana in città vulnerabili alle inondazioni e alla scarsità idrica. L'articolo rappresenta una guida pratica per urbanisti e amministratori.
Prospettiva globale:
Sebbene l'articolo si concentri su casi di studio specifici, gli autori sottolineano che il modello è adattabile a diverse regioni, in particolare in paesi in via di sviluppo o in aree densamente urbanizzate.
Relazione con altre opere:
Si collega al lavoro di Chan et al. ("‘Sponge City' in China—a Breakthrough of Planning and Flood Risk Management in the Urban Context"), che analizza il contesto politico e normativo delle "città spugna" in Cina.
Dialoga con il contributo di Zevenbergen et al. ("Transitioning to Sponge Cities"), che esplora le opportunità e i limiti della transizione verso modelli di città resilienti.
Confronto con approcci tecnologici:
Rispetto a studi focalizzati esclusivamente sulla tecnologia, Nguyen et al. adottano un approccio più olistico, considerando anche gli aspetti sociali e ambientali.
Integrazione con la pianificazione urbana:
Gli autori discutono l'importanza di integrare le strategie delle "città spugna" nei piani urbanistici generali, suggerendo un maggiore coinvolgimento delle autorità locali.
Picon, Antoine. Smart Cities: A Spatialized Intelligence. Wiley, 2015.
Antoine Picon, uno dei principali teorici nel campo dell'architettura e dell'urbanistica, affronta nel suo libro Smart Cities: A Spatialized Intelligence il significato e le implicazioni dell'intelligenza spazializzata nelle città intelligenti. Picon analizza le trasformazioni degli spazi urbani in un'epoca caratterizzata da tecnologie digitali, big data e reti connesse, ponendo domande profonde sul rapporto tra tecnologia, società e spazio.
Definizione di intelligenza spazializzata:
Picon introduce il concetto di spatialized intelligence, descrivendo come l'integrazione di tecnologie digitali e infrastrutture urbane stia trasformando il modo in cui viviamo e percepiamo lo spazio urbano.
Questa intelligenza spazializzata non riguarda solo il miglioramento dell'efficienza, ma anche il ripensamento delle relazioni tra cittadini, spazi pubblici e infrastrutture.
L'eredità storica delle smart city:
L'autore colloca le smart city all'interno di un contesto storico, confrontandole con precedenti approcci all'urbanistica tecnologica, come le città industriali e le città funzionaliste del XX secolo.
Picon sottolinea che le città intelligenti non rappresentano una rottura radicale con il passato, ma piuttosto un'evoluzione delle logiche di pianificazione urbana influenzate dalle tecnologie emergenti.
Ruolo delle tecnologie digitali:
Le smart city sono caratterizzate dalla presenza di sensori, IoT, big data e piattaforme digitali che consentono il monitoraggio in tempo reale e la gestione automatizzata dei servizi urbani.
Picon analizza come queste tecnologie modifichino il concetto stesso di urbanità , creando spazi che sono dinamici, adattivi e personalizzati.
Critica al tecnocentrismo:
Pur riconoscendo il potenziale delle tecnologie, Picon mette in guardia contro un approccio esclusivamente tecnocentrico, che rischia di ridurre le città a un insieme di dati e algoritmi.
Sottolinea che le città intelligenti devono anche rispondere a esigenze sociali, culturali e politiche, mantenendo il focus sull'esperienza umana.
La dimensione estetica e culturale:
Un aspetto distintivo del libro è l'analisi della dimensione estetica delle smart city. Picon esplora come le tecnologie digitali influenzino il design urbano e l'identità visiva delle città .
Discute il ruolo dell'architettura e del design nel creare spazi urbani che siano non solo funzionali, ma anche significativi dal punto di vista culturale.
Implicazioni sociali e politiche:
L'autore esamina come le smart city possano sia promuovere sia ostacolare la partecipazione democratica e l'inclusione sociale.
Analizza le problematiche legate alla privacy, al controllo dei dati e alla governance, sottolineando l'importanza di sviluppare modelli di gestione trasparenti e collaborativi.
Contributo teorico:
Smart Cities: A Spatialized Intelligence offre una prospettiva unica che combina filosofia, storia dell'architettura e teoria urbana per analizzare le smart city.
È una delle poche opere ad esplorare la dimensione culturale e simbolica delle città intelligenti, andando oltre le analisi puramente tecniche.
Rilevanza pratica:
Le riflessioni di Picon sono utili non solo per accademici e ricercatori, ma anche per urbanisti e architetti che vogliano comprendere il ruolo del design e della tecnologia nel plasmare le città del futuro.
Critica e dibattito:
Il libro ha alimentato un dibattito importante sulle implicazioni delle tecnologie urbane, evidenziando il rischio di una perdita di identità urbana in favore di spazi uniformi e standardizzati.
Relazione con altre opere:
Si collega al lavoro di Adam Greenfield (Against the Smart City), che condivide una critica al tecnocentrismo e mette in discussione il ruolo delle corporate tech nelle smart city.
Dialoga con le idee di Robert Hollands (Will the Real Smart City Please Stand Up?), che esplora le implicazioni sociali delle città intelligenti.
Confronto con approcci tecnici:
Rispetto a testi più tecnici come quelli di Michael Batty et al. ("Smart Cities of the Future"), Picon offre una visione più filosofica e culturale, esplorando il significato dello spazio urbano nell'era digitale.
Prospettiva interdisciplinare:
Il libro combina discipline diverse come l'urbanistica, l'architettura, la filosofia e la sociologia, offrendo una prospettiva olistica e approfondita sulle smart city.
Smart Cities: A Spatialized Intelligence di Antoine Picon è un testo fondamentale per chiunque voglia comprendere non solo le dinamiche tecniche, ma anche quelle culturali e simboliche delle città intelligenti. Il libro invita a riflettere su come la tecnologia possa trasformare non solo il funzionamento delle città , ma anche il loro significato e il loro impatto sull'identità umana.
Porter, Michael E. Competitive Advantage of Nations. The Free Press, 1990.
In Competitive Advantage of Nations, Michael E. Porter sviluppa un quadro teorico per spiegare perché alcune nazioni e regioni riescano a competere e prosperare nell'economia globale. Questo libro è una pietra miliare nell'economia strategica, in quanto espande i concetti di vantaggio competitivo dalle imprese alle nazioni, fornendo un'analisi sistematica dei fattori che determinano il successo competitivo.
Il "Diamante" del vantaggio competitivo:
Porter introduce il modello del "Diamante" per spiegare i determinanti del vantaggio competitivo nazionale. Il modello si compone di quattro elementi interconnessi:
A questi si aggiungono due fattori esterni: il ruolo del governo e le chance (fattori casuali o non controllabili).
Ruolo della localizzazione e dei cluster:
Porter sottolinea l'importanza dei cluster – concentrazioni geografiche di aziende, fornitori, istituzioni e talenti – per lo sviluppo economico.
Questi cluster promuovono innovazione, efficienza e capacità di competere su scala globale.
Innovazione e produttività :
Il vantaggio competitivo non deriva unicamente dalla disponibilità di risorse, ma dalla capacità di un paese o una regione di innovare e migliorare la produttività .
Porter esplora come la competizione interna possa favorire l'innovazione e il progresso.
Implicazioni per le politiche pubbliche:
Il libro fornisce linee guida per i governi, suggerendo che politiche mirate possano creare un contesto favorevole per i cluster industriali e migliorare la competitività nazionale.
Casi di studio globali:
Porter analizza esempi pratici, tra cui la competitività dei settori tecnologici negli Stati Uniti, l'industria automobilistica giapponese e il design italiano, per dimostrare come le teorie possano essere applicate a contesti reali.
Contributo teorico:
Competitive Advantage of Nations ha ridefinito il pensiero sull'economia internazionale, spostando l'attenzione dalle risorse naturali e dal commercio verso l'innovazione e i cluster industriali come driver principali della competitività .
È una lettura fondamentale per economisti, dirigenti aziendali e responsabili politici.
Influenza sulle politiche urbane:
Sebbene il libro si concentri sulle nazioni, molte delle sue idee sono state adattate per analizzare la competitività di città e regioni. La promozione dei cluster urbani è diventata una strategia chiave per molte metropoli globali.
Critiche e dibattiti:
Alcuni critici sottolineano che il modello di Porter potrebbe non essere applicabile universalmente, specialmente nei paesi in via di sviluppo, dove i mercati sono meno sviluppati e le risorse più limitate.
Relazione con altre opere:
Le idee di Porter si collegano al lavoro di Richard Florida (The Rise of the Creative Class), che approfondisce il ruolo dei talenti creativi e dell'innovazione nella competitività urbana e regionale.
Il concetto di cluster può essere confrontato con le analisi di Jan Gehl (Cities for People), che enfatizza l'importanza della qualità degli spazi urbani per attrarre talenti.
Applicazioni nel contesto urbano:
Molti concetti di Porter, come i cluster e l'innovazione, sono stati applicati allo sviluppo urbano. Territori come Silicon Valley, Boston e Barcellona sono esempi di successo nell'implementazione di queste strategie.
Interconnessione con le smart city:
Il libro dialoga indirettamente con il tema delle smart city, poiché la creazione di ecosistemi urbani innovativi e ben collegati rappresenta una delle applicazioni pratiche delle teorie di Porter.
Competitive Advantage of Nations di Michael E. Porter rimane un testo di riferimento per comprendere le dinamiche della competitività economica. Il modello del "Diamante" e il concetto di cluster offrono strumenti teorici e pratici per analizzare e migliorare il vantaggio competitivo, applicabili non solo alle nazioni ma anche a regioni e città .
Ratti, Carlo, and Townsend, Anthony. La città dei sensori: come l'innovazione ci sta trasformando. Mondadori, 2021.
Carlo Ratti, architetto e urbanista di fama internazionale, e Anthony Townsend, esperto di città intelligenti e tecnologie urbane, analizzano in questo libro come le tecnologie digitali stiano trasformando gli spazi urbani e le nostre vite. La città dei sensori esamina il ruolo dei sensori, dell'Internet of Things (IoT) e dei dati in tempo reale nella creazione di città più intelligenti, dinamiche e responsive. Il testo esamina sia le opportunità che le sfide legate all'implementazione di queste tecnologie, fornendo esempi concreti e riflessioni teoriche.
L'ascesa delle città sensoriali:
Ratti e Townsend descrivono come le città stiano diventando sempre più "sensoriali", dotate di sensori e tecnologie connesse che monitorano e rispondono alle dinamiche urbane in tempo reale.
Questi sensori permettono alle città di raccogliere dati su vari aspetti, come traffico, qualità dell'aria, consumi energetici e movimenti delle persone, creando un ambiente urbano più adattivo.
Internet of Things (IoT) e infrastrutture connesse:
Il libro esplora il ruolo centrale dell'IoT nella creazione di città intelligenti. Oggetti di uso quotidiano, dalle automobili ai lampioni, diventano connessi e comunicano tra loro, generando un flusso costante di dati.
Questa connettività permette una gestione più efficiente delle risorse urbane e un miglioramento dei servizi pubblici, come il monitoraggio del traffico o la gestione dei rifiuti.
Urbanistica in tempo reale:
Ratti e Townsend introducono il concetto di "urbanistica in tempo reale", in cui le decisioni e gli interventi urbani si basano su dati aggiornati istantaneamente.
Questo approccio permette di affrontare problemi come la congestione del traffico o l'inquinamento in modo più rapido ed efficace rispetto ai metodi tradizionali.
Opportunità e sfide della tecnologia urbana:
Il libro discute le numerose opportunità offerte dalle tecnologie sensoriali, come l'aumento della sostenibilità , il miglioramento della qualità della vita e la creazione di spazi urbani più sicuri e vivibili.
Tuttavia, Ratti e Townsend mettono in guardia contro le sfide legate alla privacy, alla sicurezza dei dati e all'equità sociale. La raccolta massiva di dati può portare a problemi di sorveglianza e controllo, mentre le disuguaglianze di accesso alla tecnologia possono esacerbare le divisioni sociali.
Casi di studio globali:
Gli autori forniscono esempi concreti di città che hanno adottato tecnologie sensoriali con successo. Tra questi:
Il futuro delle città sensoriali:
Ratti e Townsend riflettono sul futuro delle città intelligenti, esplorando come le tecnologie sensoriali possano evolvere e influenzare ulteriormente la vita urbana.
Sottolineano l'importanza di sviluppare un quadro normativo e etico che guidi l'implementazione di queste tecnologie, garantendo un equilibrio tra innovazione, privacy e inclusione sociale.
Contributo teorico e pratico:
La città dei sensori è un contributo rilevante nel campo delle smart city, fornendo una visione equilibrata tra ottimismo tecnologico e consapevolezza critica. Il libro non solo celebra le potenzialità dei sensori e dell'IoT, ma anche mette in guardia contro i rischi, in particolare la sorveglianza e la perdita di privacy.
La combinazione dell'esperienza accademica di Ratti e dell'approccio pragmatico di Townsend rende questo testo accessibile sia ai teorici che ai praticanti dell'urbanistica e della pianificazione urbana.
Influenza sulla progettazione delle città intelligenti:
Il libro ha influenzato l'urbanistica contemporanea, sottolineando l'importanza di integrare sensori e IoT nella pianificazione urbana per creare città più efficienti e vivibili.
Città come Singapore, Barcellona e Boston sono esempi emblematici di come i sensori possano migliorare i servizi urbani, dalla gestione del traffico all'efficienza energetica.
Critica e dibattito:
Il libro ha sollevato un dibattito importante sulle implicazioni etiche e politiche della tecnologia urbana, spingendo i lettori a riflettere non solo sui vantaggi, ma anche sui rischi della digitalizzazione degli spazi urbani.
Confronto con altri approcci tecnologici:
Rispetto a testi come quelli di Michael Batty et al. (Smart Cities of the Future), che si concentrano su modellazioni e simulazioni, La città dei sensori offre una visione più pratica e applicata dell'uso delle tecnologie sensoriali nelle città .
Interconnessione con la sostenibilità urbana:
Il libro dialoga indirettamente con il tema della sostenibilità urbana, indagando come le tecnologie sensoriali possano contribuire a creare città più sostenibili e resilienti.
Relazione con altre opere:
Il lavoro di Ratti e Townsend si collega al libro di Antoine Picon (Smart Cities: A Spatialized Intelligence), che esplora il ruolo della tecnologia nella trasformazione dello spazio urbano e dell'identità delle città .
Si integra con le critiche di Adam Greenfield (Against the Smart City), che mette in discussione l'impatto delle tecnologie urbane sulla privacy e sull'equità sociale.
Confronto con modelli partecipativi:
Il libro si integra bene con l'approccio di Robert Hollands (Will the Real Smart City Please Stand Up?), che critica l'enfasi sul controllo tecnologico a discapito dell'inclusione sociale. Ratti e Townsend, infatti, riconoscono la necessità di una governance collaborativa e partecipativa per evitare l'uso improprio della tecnologia.
Evoluzione tecnologica:
Il libro si collega agli studi di Michael Batty (Smart Cities of the Future), che indaga come i modelli e le simulazioni basate sui dati possono migliorare la gestione urbana. Ratti e Townsend ampliano questo concetto, concentrandosi sul ruolo dei sensori e della raccolta dati in tempo reale.
La città dei sensori: come l'innovazione ci sta trasformando di Carlo Ratti e Anthony Townsend è una lettura essenziale per chiunque sia interessato a comprendere l'impatto delle tecnologie digitali nelle città . Il libro fornisce una visione informata e bilanciata delle opportunità e delle sfide legate all'integrazione di sensori e IoT nello spazio urbano, promuovendo una riflessione critica su come l'innovazione possa migliorare, ma anche minacciare, la qualità della vita urbana.
Shapiro, David L. Urban Transport Systems: The Future of Mobility. Elsevier, 2017.
In questo testo, David L. Shapiro approfondisce l'evoluzione e le prospettive future dei sistemi di trasporto urbano, analizzando come le città possano affrontare le sfide della mobilità moderna in un contesto di crescente urbanizzazione e cambiamento climatico. Il libro fornisce un'analisi accurata delle tecnologie emergenti, delle infrastrutture e delle politiche necessarie per creare sistemi di trasporto sostenibili, efficienti e accessibili.
Sfide della mobilità urbana contemporanea:
Shapiro inizia identificando le principali sfide dei trasporti urbani: congestione del traffico, inquinamento, crescita della popolazione urbana e disuguaglianze nell'accesso alla mobilità .
Evidenzia come i sistemi di trasporto esistenti siano spesso inefficaci e non sostenibili, con un impatto negativo sulla qualità della vita urbana.
Tecnologie emergenti nel trasporto urbano:
Sostenibilità e mobilità verde:
Shapiro enfatizza l'importanza di promuovere modalità di trasporto sostenibili, come camminare, andare in bicicletta e utilizzare il trasporto pubblico.
Analizza le strategie per integrare le energie rinnovabili nelle infrastrutture di trasporto, come stazioni di ricarica per veicoli elettrici alimentate da pannelli solari.
Integrazione del trasporto pubblico e privato:
Uno dei temi centrali è l'integrazione tra trasporto pubblico e privato. Shapiro propone modelli in cui piattaforme digitali possono unire servizi come autobus, metropolitane, car sharing e bike sharing in un unico sistema accessibile tramite app.
Introduce il concetto di Mobility as a Service (MaaS), un paradigma che permette agli utenti di pianificare, prenotare e pagare diversi tipi di trasporto attraverso un'unica interfaccia.
Governance e politiche per la mobilità :
L'autore evidenzia il ruolo delle politiche pubbliche nel promuovere sistemi di trasporto sostenibili, suggerendo incentivi per l'uso del trasporto pubblico e regolamentazioni per limitare i veicoli privati in determinate aree urbane.
Sottolinea l'importanza della cooperazione tra governi, aziende private e cittadini per sviluppare soluzioni di mobilità condivisa.
Casi di studio globali:
Shapiro include esempi concreti di città che hanno implementato soluzioni innovative per la mobilità urbana:
Contributo accademico e pratico:
Il testo è una risorsa fondamentale per urbanisti, responsabili politici e ricercatori, poiché combina teoria e pratica per affrontare le sfide della mobilità urbana.
Fornisce un quadro chiaro e accessibile per comprendere come le tecnologie e le politiche possano trasformare i trasporti urbani.
Rilevanza per il futuro delle città :
Shapiro collega le questioni della mobilità urbana con le sfide più ampie del cambiamento climatico e dell'urbanizzazione, offrendo soluzioni pratiche per rendere le città più vivibili e sostenibili.
Critiche e dibattito:
Sebbene il libro sia ampiamente elogiato per la sua visione innovativa, alcuni critici sottolineano che molte delle soluzioni proposte richiedono ingenti investimenti e potrebbero non essere applicabili in città con risorse limitate.
Relazione con altre opere:
Si collega a Moreno et al. ("Introducing the 15-Minute City"), che indaga modelli urbani basati sulla prossimità , riducendo la dipendenza dai trasporti a lunga distanza.
Dialoga con Jan Gehl (Cities for People), che enfatizza il design urbano per promuovere la mobilità attiva (camminare e andare in bicicletta).
Confronto con approcci tecnologici:
Rispetto a testi come Michael Batty et al. ("Smart Cities of the Future"), che analizzano la modellizzazione e la simulazione dei flussi urbani, Shapiro adotta un approccio più pratico e focalizzato sull'implementazione di soluzioni di mobilità .
Implicazioni per le smart city:
Le idee di Shapiro possono essere integrate nei progetti di smart city, che spesso vedono la mobilità intelligente come un elemento centrale per migliorare la qualità della vita urbana.
Urban Transport Systems: The Future of Mobility di David L. Shapiro è un contributo essenziale per comprendere le sfide e le opportunità legate alla mobilità urbana. Con un approccio bilanciato tra tecnologia, sostenibilità e governance, il libro offre una guida pratica e visionaria per trasformare i trasporti urbani in modo inclusivo e sostenibile.
Zevenbergen, C., et al. "Transitioning to Sponge Cities: Challenges and Opportunities to Address Urban Water Problems in China". Water, vol. 10, no. 9, 2018, pp. 1230. MDPI, doi:10.3390/w10091230.
Questo articolo esplora le sfide e le opportunità legate alla transizione verso le "città spugna" in Cina, un approccio innovativo per la gestione dell'acqua urbana che mira a migliorare la resilienza alle inondazioni, mitigare la scarsità idrica e promuovere uno sviluppo urbano sostenibile. Zevenbergen e colleghi analizzano criticamente il programma nazionale cinese, esaminando le implicazioni tecniche, sociali e istituzionali di questa trasformazione.
Contesto e necessità del modello delle "città spugna":
L'articolo descrive l'urgenza di affrontare i problemi idrici urbani in Cina, dove l'urbanizzazione rapida e i cambiamenti climatici hanno aumentato il rischio di inondazioni e la scarsità di acqua.
Le "città spugna" sono presentate come una soluzione integrata che combina infrastrutture verdi e blu per trattenere, infiltrare, purificare e riutilizzare l'acqua piovana.
Opportunità offerte dalle "città spugna":
Zevenbergen et al. sottolineano i benefici ecologici e sociali del modello, tra cui:
Gli autori discutono il potenziale del modello per trasformare le città in ecosistemi resilienti e sostenibili.
Sfide tecniche e istituzionali:
Fattori di successo per la transizione:
Gli autori propongono strategie per superare le barriere identificate, come:
Viene anche sottolineata l'importanza della cooperazione internazionale, poiché il concetto di "città spugna" ha rilevanza globale.
Casi di studio in Cina:
L'articolo analizza diversi casi di studio di città cinesi che hanno avviato la transizione verso il modello delle "città spugna", tra cui Wuhan, Nanchang e Xiamen. Viene esaminato l'impatto delle infrastrutture verdi sulla gestione idrica e sulla resilienza urbana.
Contributo accademico:
Questo studio rappresenta un'importante analisi critica del modello delle "città spugna", offrendo una prospettiva equilibrata sui benefici e le sfide della sua implementazione.
È particolarmente rilevante per ricercatori, urbanisti e responsabili politici che cercano di sviluppare strategie innovative per la gestione dell'acqua urbana.
Applicabilità internazionale:
Sebbene focalizzato sulla Cina, l'articolo evidenzia che il modello delle "città spugna" può essere adattato a diversi contesti urbani in tutto il mondo, soprattutto in aree soggette a cambiamenti climatici estremi.
Critica e dibattito:
Gli autori sollevano questioni fondamentali sulla scalabilità del modello e sulla sostenibilità economica dei progetti, invitando a considerare soluzioni ibride che combinino infrastrutture tradizionali e naturali.
Relazione con altre opere:
Si collega al lavoro di Nguyen et al. ("Implementation of a Specific Urban Water Management-Sponge City"), che esplora gli aspetti pratici dell'implementazione del modello.
Dialoga con lo studio di Chan et al. ("‘Sponge City' in China—a Breakthrough of Planning and Flood Risk Management in the Urban Context"), che analizza il contesto politico e normativo delle "città spugna".
Connessioni interdisciplinari:
L'articolo integra prospettive di ingegneria, pianificazione urbana e scienze ambientali, sottolineando l'importanza di un approccio interdisciplinare.
Integrazione con politiche globali:
Gli autori evidenziano come il modello delle "città spugna" possa contribuire agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), in particolare l'SDG 6 (acqua pulita e servizi igienico-sanitari) e l'SDG 11 (città e comunità sostenibili).
Transitioning to Sponge Cities: Challenges and Opportunities to Address Urban Water Problems in China" di Zevenbergen et al. offre una prospettiva critica ed equilibrata sul modello delle "città spugna". Analizzando benefici, sfide e strategie, lo studio rappresenta una risorsa fondamentale per comprendere come affrontare le sfide della gestione idrica urbana in un contesto di cambiamenti climatici e urbanizzazione.
"20-Minute Neighborhoods": Un modello urbano per Melbourne
Il concetto di "20-minute neighborhoods" rappresenta un modello di pianificazione urbana volto a creare comunità locali autosufficienti, dove i residenti possono accedere a tutti i servizi essenziali – lavoro, educazione, salute, svago e commercio – entro 20 minuti a piedi, in bicicletta o con trasporti pubblici. Questo modello è stato adottato nella pianificazione urbana di Melbourne per affrontare le sfide della crescita urbana, promuovendo sostenibilità , vivibilità e inclusività .
L'iniziativa è parte integrante del piano strategico di Melbourne Plan Melbourne 2017–2050, che mira a rendere la città più resiliente e orientata alla comunità , rispondendo alle esigenze crescenti di una popolazione in espansione.
Obiettivi del modello:
Elementi fondamentali del concetto:
Applicazione a Melbourne:
Sfide e ostacoli:
Benefici per la comunità :
Rilevanza globale:
Il concetto di "20-minute neighborhoods", pur sviluppato a Melbourne, è applicabile in altri contesti urbani, come complemento al modello della città a 15 minuti di Parigi o ai progetti di smart city in Asia e Nord Europa.
Critica e dibattito:
Sebbene il modello abbia riscosso successo, alcuni critici sottolineano che l'implementazione richiede un significativo coordinamento intersettoriale e investimenti a lungo termine, non sempre compatibili con le priorità politiche immediate.
Relazione con altre opere:
Il concetto è affine a quello della città a 15 minuti elaborato da Carlos Moreno, che enfatizza la prossimità e la sostenibilità nei quartieri urbani.
Si collega al lavoro di Jan Gehl (Cities for People), che promuove il design urbano incentrato sull'esperienza umana e sulla mobilità attiva.
Implicazioni per la governance urbana:
L'iniziativa di Melbourne dimostra come le politiche di pianificazione possano favorire una transizione verso modelli di sviluppo urbano più sostenibili, ma richiede un forte coinvolgimento delle autorità locali e della cittadinanza.
Il modello dei "20-minute neighborhoods" applicato a Melbourne rappresenta una visione innovativa per lo sviluppo urbano sostenibile. Promuovendo prossimità , inclusività e mobilità attiva, l'iniziativa si propone di trasformare la città in una rete di comunità autosufficienti e resilienti. Questo approccio, sebbene ambizioso, offre un quadro replicabile per altre città nel mondo che mirano a migliorare la qualità della vita urbana in un contesto di sfide climatiche ed economiche.
Fonti specifiche per "20-Minute Neighborhoods":
Un modello urbano per Melbourne
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