Il Trecento delle meraviglie

Note ai "Viaggi" di John Mandeville

el cuore del Trecento, quando l'orizzonte del mondo era ancora incerto e le mappe si confondevano con le leggende, il viaggio non era soltanto un'esperienza fisica, ma un pellegrinaggio nell'ignoto, un attraversamento delle soglie del possibile. Tra i tanti resoconti di terre remote e prodigi straordinari, i Viaggi (Voyage d'outre mer), attribuito a John Mandeville e pubblicato in francese tra il 1357 e il 1371, emerge come un mosaico di geografia fantastica, erudizione medievale e suggestioni mitologiche: una narrazione che intreccia il reale e l'immaginario con la naturalezza di chi, più che descrivere il mondo, pare voglia cercare di interpretarlo.

Con i circa duecentocinquanta manoscritti originali sopravvissuti – senza contare le numerose copie e traduzioni in volgare di cui si ha notizia – i Viaggi sono un testo che ha affascinato per secoli lettori di ogni ceto sociale e livello culturale, imponendosi come una delle opere più popolari del tardo medioevo europeo, secondo solo alla Bibbia per numero di apografi nello stesso periodo, e superando persino il Milione di Marco Polo, attestato in meno di duecento codici. La sua incredibile fortuna è testimonianza non solo della sete di conoscenza, ma anche della passione per il meraviglioso che permeava la cultura del tempo.

Testo enigmatico e polimorfo, i Viaggi rappresentano il punto d'incontro tra il sapere enciclopedico medievale e la sete di avventura che aveva acceso l'epoca delle grandi esplorazioni. Il libro è insieme un manuale di geografia fantastica, un trattato di antropologia meravigliosa e una testimonianza del desiderio di oltrepassare i confini imposti dall'Occidente cristiano. Vi si trovano città d'oro, popoli dalle forme impossibili, terre di ricchezze inesauribili e creature che sfidano la ragione e l'esperienza. Eppure, dietro la patina del meraviglioso, esso riflette il mondo conosciuto dal suo autore – o, forse, il mondo che egli voleva che fosse conosciuto.

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La meraviglia come metodo di conoscenza

A metà tra viaggio reale e finzione erudita, tra cronaca e leggenda, l'opera di Mandeville incarna il fascino inesauribile dell'altrove e la sete di conoscenza del medioevo maturo, in cui l'esperienza del viaggio non si limitava ad un percorso fisico, ma si caricava di valenze simboliche e spirituali. Il pellegrinaggio e l'esplorazione erano due facce della stessa ricerca: la scoperta di nuovi mondi si accompagnava sempre alla scoperta di nuove verità, di un ordine superiore che la realtà empirica celava sotto il velo delle apparenze. È in questo contesto che si inserisce il libro: un testo che non si accontenta di descrivere paesi lontani, ma li trasfigura in un grande affresco della diversità e del possibile.

L'idea che la meraviglia sia parte integrante della conoscenza è profondamente radicata nel pensiero medievale. Da Isidoro di Siviglia a Tommaso d'Aquino, da Alberto Magno a Ruggero Bacone, il sapere era considerato un processo che partiva dallo stupore per giungere alla comprensione. Mandeville non fa eccezione: le sue descrizioni di terre favolose, di popoli fantastici e di città mirabili non sono meri artifici narrativi, ma espressioni di un'epistemologia fondata sullo stupore e rispondono ad un'aspirazione profonda: quella di ampliare a dismisura l'orizzonte del pensabile.


La geografia immaginaria e il confine tra storia e mito

In un'epoca in cui la geografia era ancora dominata dalle immagini ereditate dai bestiari, dalle leggende e dalle Scritture, il mondo era un territorio al tempo stesso esplorabile e inesauribilmente enigmatico. La cartografia medievale, con le sue rappresentazioni ibride di terre reali e mitologiche, trova nei Viaggi un corrispettivo letterario: non importa se Mandeville abbia realmente visitato i luoghi che descrive o se abbia attinto a fonti anteriori, compilando il materiale disponibile con il piglio di un narratore esperto. Il valore della sua opera risiede nella capacità di organizzare il mondo secondo un criterio che è insieme erudito e simbolico, raccogliendo e rielaborando saperi eterogenei, dall'astrologia alla medicina, dalla teologia alla zoologia fantastica.

Il Trattato delle cose più meravigliose e più notabili che si trovano al mondo, come il testo è sottotitolato nella sua versione in volgare toscano, si colloca nel solco di una tradizione che affonda le radici nei racconti di Erodoto e nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, fino ai resoconti di viaggiatori come Marco Polo e Odorico da Pordenone. La differenza tra Mandeville e questi ultimi, tuttavia, è sottile ma decisiva: se Polo e Odorico narrano ciò che hanno visto o creduto di vedere, Mandeville costruisce un universo in cui il vero e il verosimile si sovrappongono senza soluzione di continuità.

Il suo viaggio non è solo spostamento nello spazio, ma attraversamento delle frontiere della conoscenza: un tramite che permette al lettore medievale di fare sintesi tra le proprie aspettative e le proprie paure, tra le proprie certezze e i propri dubbi. L'Oriente, con le sue meraviglie, diventa un teatro di possibilità in cui l'ordine del mondo si manifesta attraverso le forme più strane e impreviste. In questo senso, l'opera di Mandeville non è solo un repertorio di curiosità esotiche, ma un'eco del grande interrogarsi medievale sulla varietà e l'unità della creazione, sul rapporto tra fede e esperienza, tra noto e ignoto.

Le terre del Gran Cane, il regno del Prete Gianni, le valli popolate da spiriti e le isole abitate da esseri ibridi compongono un universo in cui la distanza geografica si traduce in alterità culturale e morale. E se da un lato Mandeville si mostra fedele agli schemi della mentalità medievale, dall'altro lascia emergere un atteggiamento di curiosità e apertura verso l'altro, uno sguardo che si tinge di profonda modernità, perché pur partendo da un centro cristiano, è pronto a riconoscere, per lo più senza pregiudizi, le virtù e le sapienze delle civiltà lontane.

Apertura verso l'altro e tolleranza suffragate da uno "straordinario plurilinguismo, che gli consente di infiorare il discorso di parole greche, ebraiche, «saracene», turche, arabe e mongole, oltre che latine, e di elencare gli alfabeti più astrusi" (E. Barisone).

Nel suo itinerario, che spazia dalle terre abitate da uomini con un occhio solo, o da donne il cui sguardo è mortale, alle isole di giganti antropofagi e alle vallate infestate dai diavoli, la distinzione tra realtà e mito si dissolve, rivelando un mondo in cui ogni confine è fluido e ogni meraviglia è possibile. Lungi dall'essere un puro esercizio di fantasia, questa geografia immaginaria riflette paure e speranze del tempo, incarnando le proiezioni mentali di un'epoca che ancora concepiva il mondo come un grande libro scritto da Dio, che gli uomini avevano il compito di decifrare attraverso il catalogo di segni e di simboli che gli si mostrava.

Le sue descrizioni non vanno pertanto intese come falsificazioni, ma come parte di un più ampio sistema di significazione: ogni terra, ogni popolo, ogni meraviglia che Mandeville racconta non è soltanto un luogo fisico, ma una metafora, un'immagine che incarna le paure, i desideri e le ossessioni del tempo.


Un libro tra sogno e realtà

Leggere oggi il libro di Mandeville significa immergersi in un'epoca in cui il confine tra realtà e mito era ancora poroso, in cui l'immaginazione non era un limite alla conoscenza, ma uno strumento per ampliarla. Nell'epoca attuale in cui la conoscenza sembra sempre più coincidere con la misurabilità e la quantificazione, il suo libro ci ricorda che la meraviglia è ancora e sempre il primo passo verso la scoperta. La geografia di Mandeville non è quella dei cartografi, ma quella dei visionari: una mappa dell'altrove, un viaggio attraverso il possibile.

Se il Trecento è stato il secolo delle grandi incertezze – tra peste, guerre e crisi della Cristianità – è stato anche il secolo in cui il desiderio di meraviglia ha saputo trasformarsi in metodo, in modo di guardare il mondo. E forse è proprio questa la vera eredità dei Viaggi: l'idea che la conoscenza non si esaurisca mai nel già noto, ma debba sempre spingersi oltre, fino ai confini del pensabile.


Struttura dell'opera

Il libro si presenta come una guida di viaggio basata sulle esperienze personali dell'autore, ma mescola realtà e leggenda, dando vita ad un'opera di carattere più letterario che storico. Si compone di racconti su:


Questo lavoro

Il presente articolo propone il sunto📜ragionato di ampi stralci dell'opera di Mandeville e il loro commento📌storico-critico, avendo a riferimento il testo volgarizzato in antico toscano pubblicato in Italia, con diverse varianti su quello francese, a partire dal tardo Quattrocento, più volte ristampato e da ultimo criticamente edito nel 1870 da Francesco Zambrini col titolo I viaggi di Gio. da Mandavilla. Tale edizione costituisce il punto di rimando per tutti i passi riassunti in questa sede.

* * *

📜 Incipit

Trattato sulle cose più meravigliose e più straordinarie che si trovano nel mondo, raccolte e riassunte in questo compendio dal valoroso cavaliere dello "Speron d'Oro", Giovanni di Mandavilla, inglese, nato nella città di Saint Albans.

Secondo quanto egli stesso afferma, ha visitato personalmente quasi tutte le parti abitate del mondo, e ha fedelmente annotato tutte le cose più degne di nota che ha scoperto e visto in queste terre.

Chiunque legga attentamente questo libro avrà una conoscenza completa di tutti i regni, province, nazioni e popoli, nonché delle loro usanze, leggi, storie e delle più illustri antichità.

Molte di queste cose non sono state trattate da altri autori, mentre altre sono state toccate in modo più confuso da alcuni grandi studiosi. Per dare maggiore credibilità al suo racconto, l'autore stesso dichiara di essere stato di persona:

Commento

📌 Questo incipit è tipico della letteratura odeporica medievale, e presenta alcuni elementi molto interessanti:

  1. Il tono solenne e l'autorevolezza dichiarata
  2. La promessa di un sapere universale
  3. Un elenco di terre esotiche e misteriose
  4. La credibilità costruita sul viaggio personale

📌 L'incipit dei Viaggi è costruito per sedurre il lettore medievale, offrendo una visione del mondo completa e affascinante. Oggi sappiamo che molte delle affermazioni dell'autore sono esagerate o inventate, eppure il suo modo di scrivere è incredibilmente efficace:

🔎 Mandeville era uno scrittore geniale, più che un vero viaggiatore: sapeva mescolare geografia, storia e leggenda, creando un'opera che ancora oggi affascina per il suo sapore esotico e misterioso.

📜 Introduzione al Trattato delle cose più meravigliose e più notabili del mondo

Poiché la Terra Santa, ovvero la Terra promessa, è fra tutte le terre la più eccellente, la più degna e la sovrana sopra ogni altra, ed è stata benedetta, santificata e consacrata dal prezioso corpo e sangue di nostro Signore Gesù Cristo, essa è il luogo dove Egli ha scelto di incarnarsi nella Vergine Maria, assumere natura umana e ricevere nutrimento.

In questa terra, Gesù camminò coi suoi piedi benedetti, compì molti miracoli, predicò e insegnò la fede e la legge ai cristiani, come si conviene a un padre con i propri figli. Qui Egli volle soffrire tormenti, umiliazioni e persecuzioni per noi, e in questa terra volle farsi chiamare re del cielo, della terra, dell'aria e dell'acqua, e di tutte le cose contenute in esse.

Egli stesso si definì re in modo speciale per questa terra, dicendo: Rex sum Iudaeorum ("Io sono il re dei Giudei"), perché in quel tempo questa terra apparteneva ai Giudei. Fra tutte le terre, Egli l'aveva scelta come la più degna, la più virtuosa e la migliore al mondo, perché essa è il cuore e il centro della Terra, come dice il filosofo: le virtù delle cose si trovano nel mezzo.

Nella stessa terra, il re celeste visse, fu deriso e disprezzato dai crudeli Giudei, e accettò di subire la passione e la morte per amore nostro, per riscattarci e liberarci dalle pene dell'inferno e dalla morte eterna, conseguenze del peccato del nostro primo padre, Adamo, e di nostra madre Eva. Egli non aveva commesso alcun male, non disse, non fece e non pensò mai nulla di malvagio. Tuttavia, per il grandissimo amore che ci portava, volle sacrificare la propria vita per i peccatori.

Chiunque rifletta su questo fatto comprenderà quanto grande fu il suo amore: Colui che era senza peccato, volle morire per le colpe altrui. Certamente, deve essere una terra nobile e feconda quella che fu bagnata dal prezioso sangue di Gesù Cristo!

Questa è la terra che Dio ci ha promesso come eredità, ed è nella stessa terra che Egli volle morire, per soddisfare il sacrificio e lasciarcela in eredità come figli suoi. Per questo, ogni buon cristiano, se ne ha la possibilità, dovrebbe impegnarsi con ogni sforzo per riconquistare la nostra eredità, sottraendola dalle mani degli infedeli e restituendola a noi, a cui appartiene di diritto. Noi siamo chiamati cristiani perché apparteniamo a Cristo, che è nostro padre; e se siamo i suoi legittimi figli, dovremmo volere l'eredità che Egli ci ha lasciato e liberarla dalle mani di stranieri a cui non appartiene.

Ma, ai giorni nostri, la maledetta superbia, l'avidità e l'invidia hanno acceso e infiammato i cuori dei principi terreni, che sono più interessati a lasciarla nelle mani altrui piuttosto che a riconquistarla. E il popolo, che invece avrebbe il desiderio di mettere cuore, corpo e averi per questa impresa, non può fare nulla senza una guida. Una comunità senza capo è come un gregge senza pastore, che si disperde senza sapere cosa fare.

Se fosse volontà del nostro Santo Padre, il Papa, e se piacesse a Dio che i principi terreni fossero in buona concordia con alcuni comuni, e tutti insieme prendessero la crociata per la Terra Santa, sono certo che in breve tempo la Terra Promessa sarebbe riconquistata e restituita ai legittimi eredi di Gesù Cristo.

E poiché è ormai molto tempo che non si è organizzata una crociata generale verso la Terra Santa, e poiché molti trovano piacere nell'udire parlare di quella terra e della sua storia, io, Giovanni di Mandeville, cavaliere, benché indegno, nato e cresciuto in Inghilterra, nella città di Saint Albans, passai il mare nel 1322, il giorno di San Michele, e partii per le terre d'oltremare, dove rimasi per lungo tempo.

Ho viaggiato attraverso molti paesi, province e regioni sconosciute, passando per Turchia, Armenia Minore e Maggiore, Tartaria, Persia, Siria, Arabia, l'Alto e Basso Egitto, Libia, gran parte dell'Etiopia, Caldea, Amazzonia e le tre Indie (Minore, Media e Maggiore).

Ho attraversato molte popolazioni diverse, con credenze e costumi differenti, e in questo libro racconterò tutto ciò che ho visto e scoperto, nelle parti che mi ricordo meglio.

Questo libro è scritto specialmente per coloro che hanno il desiderio o l'intenzione di visitare la nobile città di Gerusalemme e i luoghi santi che si trovano nei suoi dintorni. Mostrerò la via che si deve seguire per arrivarci, poiché grazie alla grazia di Dio ho attraversato molte strade e viaggiato in buona compagnia.

Avevo pensato di scrivere questo libro in latino, per renderlo più sintetico, ma siccome molti comprendono meglio la lingua volgare, l'ho scritto interamente in volgare, affinché chiunque possa leggerlo e comprenderlo.

In particolare, ho voluto che signori, cavalieri e gentiluomini che non conoscono il latino ma che sono stati in Terra Santa, possano capire se dico il vero o no.

E se in qualche punto ho sbagliato nella descrizione, per mancanza di memoria o altre ragioni, spero che coloro che conoscono bene questi luoghi possano correggermi e migliorare il mio racconto, perché il tempo fa dimenticare facilmente molte cose, e la memoria umana non può trattenere tutto.

Ora, nel nome di Dio glorioso, chiunque voglia recarsi in Terra Santa, sappia che può arrivarci per più strade, sia via terra che via mare, a seconda della regione da cui parte.

Tutte queste vie, alla fine, conducono allo stesso luogo.

Non intendo descrivere tutte le città, castelli e villaggi che si attraversano, perché sarebbe troppo lungo da raccontare, ma mi limiterò a descrivere solo i paesi e i luoghi principali, attraverso i quali si deve passare per seguire la via più diretta.

Commento

📌 Questo prologo dei Viaggi di Mandeville è un testo fortemente politico e religioso, con una chiara intenzione propagandistica a favore della riconquista della Terra Santa.

I temi principali proposti:

Quest'ultimo dettaglio è molto significativo, perché nel medioevo la scelta della lingua non era mai neutrale:

Se Mandeville dice di aver scelto il volgare per raggiungere più persone, significa che:

🔎 Anche Marco Polo, con il Milione, aveva fatto qualcosa di simile, dettando il suo libro in una lingua romanza (probabilmente franco-veneto), per renderlo più fruibile rispetto al latino.

📌 Quindi, Mandeville si inserisce in questa stessa forte tendenza: portare la conoscenza geografica fuori dai circoli eruditi, per diffonderla in una società sempre più interessata ai viaggi e alle meraviglie del mondo. Una scelta molto moderna, se ci pensiamo!

📜 La croce di Cristo a Costantinopoli e la sua descrizione

M. riferisce che a Costantinopoli si conservano importanti reliquie della crocifissione di Cristo: la croce stessa, la veste senza cuciture, la spugna e la canna con cui gli fu dato da bere fiele e aceto mentre era sulla croce. Tuttavia, egli nota che alcuni credono che metà della croce si trovi invece a Cipro, in un'abbazia di monaci.

L'autore precisa che la croce conservata a Cipro non è la croce di Cristo, bensì quella su cui fu crocifisso Dismas, il buon ladrone. Egli critica apertamente l'inganno di coloro che, per ricevere offerte dai pellegrini, fanno credere che quella sia la vera croce di Cristo, affermando che tale comportamento è ingiusto.

M. descrive la croce come composta da quattro tipi di legno diversi, citando un verso che recita:
"In cruce sunt palma, cipressus, cedrus, oliva".

📜 Il significato simbolico dei quattro legni

L'autore spiega che i Giudei avrebbero scelto questi diversi tipi di legno non casualmente, ma con precise motivazioni. Essi si aspettavano che il corpo di Cristo rimanesse appeso per lungo tempo e che il suo cadavere si decomponesse sulla croce. Per questo, la croce fu costruita con legni particolari:

M. riporta inoltre la credenza secondo cui, durante la crocifissione, Cristo fu prima steso a terra sulla croce, poi sollevato insieme ad essa, subendo così un'ulteriore sofferenza.

Infine, l'autore cita un'idea diffusa tra i cristiani orientali, secondo cui il legno della croce deriverebbe dall'albero del frutto proibito, di cui Adamo ed Eva avevano mangiato nel giardino dell'Eden. I Greci e i cristiani d'oltremare chiamavano cipresso quell'albero, ritenendo che lo stesso legno della colpa originale fosse stato usato per il sacrificio di redenzione.

Commento

📌 Le reliquie della croce tra storia e leggenda
Mandeville si inserisce nel lungo dibattito medievale sulla vera croce di Cristo. Secondo la tradizione, la croce fu ritrovata nel IV secolo da Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, e molte chiese medievali sostenevano di possederne frammenti.

🔎 L'autore mostra un certo spirito critico quando denuncia la falsa reliquia di Cipro, accusando i monaci di ingannare i pellegrini per ottenere offerte. Questo aspetto è interessante perché indica che, nel medioevo, non tutti accettavano ciecamente le reliquie, e vi erano già sospetti su certi abusi legati alla loro venerazione.

📌 La croce come manufatto simbolico
La descrizione della croce fatta con quattro tipi di legno si basa su una tradizione non biblica, ma diffusa nella cultura medievale. L'idea che ogni legno abbia un significato teologico e morale riflette la mentalità del tempo, in cui tutto nella narrazione sacra doveva avere un senso profondo.

📌 La spiegazione "razionale" dei Giudei
Un aspetto interessante è che Mandeville non si limita alla simbologia cristiana, ma cerca di spiegare anche le motivazioni dei Giudei, almeno dal punto di vista medievale:

Questa costruzione narrativa mostra chiaramente la visione cristiana medievale sui Giudei, visti come ingannatori e incapaci di comprendere la verità di Cristo, ma allo stesso tempo riconosciuti come parte di un disegno divino, dato che la loro stessa croce finisce per avere un significato profetico.

📌 Il legno della croce e l'albero del peccato originale
L'idea che la croce fosse fatta dello stesso legno dell'albero del frutto proibito rientra nella visione medievale della storia sacra come un grande ciclo:

Questa interpretazione era molto diffusa e si ritrova anche in alcuni testi liturgici medievali.

📌 Mandeville e la costruzione di un immaginario sacro
Questo passaggio mostra bene il modo in cui Mandeville racconta la storia sacra:

✔ Integra tradizioni bibliche con racconti apocrifi e leggende medievali.
✔ Aggiunge spiegazioni simboliche e teologiche.
✔ Ricorre a dettagli "tecnici" per dare credibilità al racconto.

Nel complesso, il testo è un perfetto esempio del modo in cui il medioevo concepiva la storia religiosa, non come un insieme di fatti nudi e crudi, ma come una narrazione ricca di segni, significati e connessioni profonde tra passato e presente.

Mandeville, in questo passo, non si limita a riferire fatti, ma costruisce una storia sacra che fonde storia, simbolismo e tradizione popolare. Il lettore medievale non cercava un resoconto storico preciso, ma una narrazione che desse senso e ordine al mondo.

🔎 Questo testo è una finestra preziosa sulla mentalità medievale, su come il passato veniva raccontato e su quanto fosse forte il bisogno di dare un significato teologico ad ogni elemento della narrazione cristiana.

📜 Il ritrovamento della croce e le sue reliquie

M. racconta che gli ebrei, dopo la crocifissione di Cristo, sotterrarono la Santa Croce nella roccia del monte Calvario, dove rimase sepolta per oltre duecento anni. Fu ritrovata da Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino. L'autore afferma che Elena era figlia del re d'Inghilterra, paese allora chiamato "Gran Bertagna". Secondo questa tradizione, l'imperatore Costantino l'avrebbe presa in moglie per la sua straordinaria bellezza durante la sua permanenza in quelle regioni.

M. descrive anche le dimensioni della croce, affermando che era lunga otto cubiti, mentre il braccio orizzontale misurava tre cubiti e mezzo.

Aggiunge poi che alcune delle reliquie della Passione, tra cui:
✓ Una parte delle spine della corona
✓ Uno dei chiodi
✓ Il ferro della lancia
✓ Altre reliquie della crocifissione
sarebbero conservate in Francia, nella cappella del re.

Egli racconta che la corona di spine si trova custodita in un raffinato vaso di cristallo, e che queste reliquie furono acquistate da un re di Francia da alcuni ebrei, ai quali l'imperatore le aveva precedentemente impegnate per bisogno di denaro.

📜 La corona di spine e la sua vera natura

M. precisa che la corona di Cristo non è fatta di spine comuni, ma di giunchi marini bianchi, dotati di pungiglioni acutissimi simili a speroni.

Egli afferma di averla osservata più volte con attenzione, e spiega che la corona conservata a Parigi è la stessa di Costantinopoli, poiché in origine era un unico pezzo, ma in seguito fu divisa in due parti.

Dichiara inoltre di possedere personalmente una spina della corona, ricevuta come dono speciale, e aggiunge che molte delle spine nel reliquiario si rompono ogni volta che la corona viene trasportata per essere mostrata ai grandi signori.

Descrivendo la notte dell'arresto di Gesù, M. racconta che, una volta catturato e condotto nel giardino dove fu esaminato, i Giudei lo derisero e lo percossero, intrecciando una corona di spine bianche da un albero particolarmente spinoso che cresceva in quel giardino.

Aggiunge che la corona fu premuta con tale forza sul capo di Cristo che il sangue colò lungo la faccia, il collo e le spalle.

📜 Le spine miracolose e le diverse corone

M. afferma che le spine della corona di Cristo erano bianche, perché le spine bianche possiedono virtù straordinarie. Egli sostiene che chiunque ne porti una con sé sarà protetto da fulmini, saette, tempeste e altre calamità, e che la loro sola presenza in una casa tiene lontani gli spiriti maligni.

Prosegue raccontando che, durante la Passione, Cristo fu condotto in diversi luoghi e incoronato più volte con diverse corone:

✓ Nel giardino dell'arresto, fu incoronato con una corona di spine bianche.
✓ Di fronte al sommo sacerdote e ai maestri della legge, gli fu posta sul capo una seconda corona di spine, fatta di una pianta chiamata "lerbris", dalle cui foglie si ottiene un ottimo colorante verde.
✓ Nel palazzo di Caifa, fu incoronato con un rosaio selvatico.
✓ Nella camera di Pilato, fu invece incoronato con giunchi marini, quindi una corona non solo spinosa, ma umiliante, poiché fatta con un materiale privo di valore.

M. racconta che, nella stessa occasione, Cristo fu vestito con un mantello di porpora e fatto sedere su un trono, mentre i soldati lo deridevano, inginocchiandosi davanti a lui con scherno e dicendo: "Dio ti guardi, re dei Giudei!".

L'autore conclude affermando che questa corona di giunchi è proprio quella divisa tra Parigi e Costantinopoli, con la quale Cristo fu crocifisso e morì. Per questa ragione, sostiene che tale reliquia debba essere considerata più preziosa di ogni altra.

📜 La lancia sacra e le sue controversie

M. riferisce che l'asta della lancia di Longino si trova nelle mani dell'imperatore della Germania, mentre il ferro della lancia sarebbe custodito a Parigi. Tuttavia, egli aggiunge che l'imperatore di Costantinopoli sostiene di possedere anch'egli il ferro della lancia, cosa che suggerisce una disputa sulle reliquie.

L'autore racconta di aver visto entrambe le reliquie e afferma che quella di Costantinopoli è più larga di quella di Parigi, lasciando quindi intendere che una delle due potrebbe non essere autentica.

📜 Sant'Anna a Costantinopoli

Infine, M. riferisce che a Costantinopoli si trova la tomba di Sant'Anna, madre della Vergine Maria. Aggiunge che fu proprio Sant'Elena a portare le sue spoglie da Gerusalemme, traslandole nella capitale dell'impero.

Commento

📌 La leggenda del ritrovamento della croce

L'episodio del ritrovamento della croce da parte di Sant'Elena è una delle leggende più diffuse nel cristianesimo medievale. Tuttavia, l'idea che Elena fosse figlia del re d'Inghilterra è una invenzione posteriore. Storicamente, Elena era di umili origini, probabilmente nata in Bitinia (attuale Turchia), e divenne concubina o moglie dell'imperatore Costanzo Cloro, padre di Costantino.

🔎 Questa variante della storia, che la fa discendere dalla nobiltà britannica, si inserisce in una tendenza medievale a nobilitare figure cristiane collegandole alle dinastie europee.

📌 La questione della corona di spine

Mandeville contribuisce alla leggenda secondo cui la corona di spine era in realtà fatta di giunchi marini bianchi, invece che di spine tradizionali. Questo potrebbe derivare da un'osservazione reale: la reliquia conservata a Parigi (oggi nella cattedrale di Notre-Dame) ha una struttura intrecciata che non assomiglia a rami spinosi.

🔎 Questa versione cerca di armonizzare il dato visivo con la tradizione evangelica, senza però mettere in dubbio l'autenticità della reliquia.

📌 Le corone multiple: un'interpretazione teologica?

Mandeville introduce un dettaglio poco noto nei racconti della Passione, ovvero l'idea che Cristo fu incoronato più volte, con corone fatte di materiali diversi:

🔎 Questa stratificazione di simbolismi non ha basi bibliche, ma mostra una mentalità medievale incline a costruire narrazioni teologiche sempre più articolate.

In questo passo, Mandeville mescola storia, leggenda e osservazione diretta per rafforzare la sacralità delle reliquie della Passione. Il testo mostra una profonda devozione, ma anche una certa consapevolezza delle controversie sulle reliquie.

📜 La bellezza di Costantinopoli e le meraviglie dell'Oriente

M. descrive Costantinopoli come la principale città dell'impero bizantino, una metropoli splendida e ben organizzata. Egli menziona una magnifica piazza, progettata per tornei e giochi, la cui struttura è a scacchiera, con gradinate intorno, in modo che tutti possano assistere senza disturbare gli altri spettatori. Sotto queste gradinate si trovano le stalle dell'imperatore, sorrette da pilastri di marmo.

L'autore riporta anche una storia legata alla chiesa di Santa Sofia: racconta che, durante la sepoltura di un parente dell'imperatore, venne scoperto un corpo antico, sopra il quale era stata posta una grande piastra d'oro con un'iscrizione che affermava: "Gesù Cristo nascerà dalla Vergine Maria, e io credo in Lui". M. spiega che questa iscrizione dichiarava che il corpo sepolto lì risaliva a duemila anni prima della nascita di Cristo. La piastra d'oro, secondo lui, si trova ancora nel tesoro della chiesa di Santa Sofia.

📜 Le isole di Colco e Creta e la leggenda della figlia di Ippocrate

M. prosegue il suo viaggio e racconta che, navigando oltre Costantinopoli, si incontrano l'isola di Colco e l'isola di Lingo, che un tempo furono governate da Ippocrate, il celebre medico dell'antichità. Egli riferisce che alcuni abitanti dell'isola di Lingo credono che la figlia di Ippocrate sia ancora viva, ma trasformata in un gigantesco drago lungo duecento torse [ogni torsa equivale a dieci piedi, quindi il dragone sarebbe stato lungo duemila piedi (oltre 600 metri)! FZ].

L'autore ammette di non aver mai visto il drago di persona, ma afferma che gli abitanti la chiamano "la Signora del Paese", poiché vive nei pressi di un castello antico e si mostra due volte l'anno. Tuttavia, sottolinea che non fa alcun male a chi non le reca offesa.

📜 La trasformazione della fanciulla in drago

Secondo M., la figlia di Ippocrate fu trasformata da una dea, identificata con Diana, e si narra che un giorno potrà riacquistare forma umana. Tuttavia, ciò avverrà solo quando un cavaliere abbastanza coraggioso avrà l'ardire di baciarla sulla bocca. Il racconto aggiunge che, una volta tornata in forma umana, la fanciulla morirà poco dopo.

M. riporta un episodio secondo cui un cavaliere di Rodi, particolarmente forte e audace, dichiarò di voler affrontare il drago. Salì a cavallo e si diresse verso il castello, ma quando vide il mostro sollevare la testa, il suo cavallo, terrorizzato, si imbizzarrì e lo trascinò con sé, saltando in mare e facendo annegare il cavaliere.

Un altro episodio riguarda un giovane marinaio, che, ignaro della leggenda, sbarcò sull'isola e raggiunse il castello. Qui entrò in una caverna e, addentrandosi, trovò una stanza dove una giovane fanciulla si pettinava guardandosi in uno specchio, circondata da un immenso tesoro. Credendo che fosse una meretrice al servizio dei cavalieri, il giovane rimase a osservarla.

Quando la fanciulla si accorse della sua presenza, si voltò e gli chiese cosa desiderasse. Il giovane rispose che voleva essere suo amico. Lei gli domandò se fosse un cavaliere, e, alla sua risposta negativa, gli disse di tornare dai suoi compagni e farsi armare cavaliere. Gli promise che, il mattino seguente, sarebbe uscita dalla caverna per incontrarlo, e lui avrebbe dovuto baciarla sulla bocca, senza temere il suo aspetto.

La fanciulla spiegò che il suo aspetto mostruoso era solo un incantesimo, e che, se l'avesse baciata, lui avrebbe ottenuto il tesoro e sarebbe diventato signore dell'isola. Il giovane accettò e tornò dai suoi compagni, che lo investirono cavaliere.

Il giorno dopo, quando vide la fanciulla uscire dalla caverna in forma di drago, fu preso dal terrore e fuggì verso la nave, con la creatura che lo inseguiva. Tuttavia, quando la fanciulla si rese conto che il giovane non aveva il coraggio di baciarla, iniziò a gridare disperata e si ritirò nel castello. Poco dopo, il giovane morì all'istante.

M. riferisce che, da quel giorno, nessun cavaliere è riuscito a guardarla senza morire immediatamente. Tuttavia, la leggenda afferma che se mai un uomo riuscirà a baciarla, ella tornerà fanciulla, e lui diventerà signore dell'isola.

📜 Rodi e la sua importanza

Dopo aver raccontato questa leggenda, M. menziona l'isola di Rodi, che appartiene ai Cavalieri di San Giovanni. Egli osserva che l'isola fu conquistata a lungo dall'imperatore, e spiega che in passato veniva chiamata Colco, nome che ancora alcuni signori usano.

Infine, riporta che San Paolo scrisse una lettera ai "Colocenses", riferendosi probabilmente agli abitanti di questa isola. Secondo M., Rodi si trova a otto leghe di distanza da Costantinopoli, ed è raggiungibile via mare.

Commento

📌 Costantinopoli come simbolo di meraviglia

Mandeville esalta la magnificenza della capitale bizantina, descrivendo piazze, edifici e reliquie. L'episodio della piastra d'oro con la profezia su Cristo riflette una tipica leggenda medievale, secondo cui antichi pagani avrebbero avuto presagi della venuta di Cristo.

📌 Il mito della figlia di Ippocrate

Il racconto della fanciulla trasformata in drago ricorda molte leggende medievali, come quella di Melusina o della Dama del Lago. La storia segue un tema ricorrente nella letteratura cavalleresca:

Una donna incantata attende la liberazione.
Solo un cavaliere coraggioso può spezzare l'incantesimo.
Il bacio è la chiave della redenzione, ma il terrore porta alla sconfitta.

🔎 Il dettaglio della morte improvvisa del giovane mostra una concezione medievale del destino e del peccato: chi rifiuta la prova eroica subisce una punizione immediata.

📌 Il collegamento tra Rodi e la Colchide

Mandeville chiama Rodi "Colco", suggerendo un'associazione con la mitica Colchide del vello d'oro, narrata da Apollonio Rodio e altri autori antichi. È interessante notare che, nel medioevo, la geografia mitologica e quella reale spesso si sovrapponevano, creando collegamenti tra luoghi storici e leggende classiche.

📌 La continuità tra paganesimo e cristianesimo

L'autore inserisce riferimenti al passato pagano dell'isola, ma li integra nel contesto cristiano, citando San Paolo e i Colossesi. Questo riflette la tendenza medievale a reinterpretare la storia antica alla luce della fede cristiana.

📜 Le tombe dei santi e le meraviglie d'Oriente

M. riferisce che Cipro custodisce i corpi di grandi santi. A Famagosta nacque San Barnaba, uno degli apostoli, mentre nel Castello d'Amore si trova la tomba di Sant'Ilarione, la cui custodia è affidata al re. Inoltre, racconta che San Girolamo è sepolto sull'isola, dove i cristiani celebrano con devozione la sua memoria.

Descrive poi una particolarità della caccia a Cipro, dove si usano papioni, animali simili a leopardi, più grandi dei lupi e più feroci dei cani. Questi animali, secondo l'autore, sono più efficaci dei cani domestici nella caccia alle bestie selvatiche.

L'isola è caratterizzata da un clima molto caldo, più di quello delle terre europee. M. spiega che da Cipro si può raggiungere Gerusalemme via mare in un solo giorno di navigazione, se il vento è favorevole.

📜 Il viaggio verso Gerusalemme e il dominio del sultano

L'autore prosegue descrivendo il percorso che porta da Cipro a Gerusalemme, passando per Cesarea, il Castello dei Pellegrini, Ascalona e Giaffa. Chi sceglie di viaggiare via terra, spiega M., si dirige verso Babilonia, dove risiede il Sultano, per ottenere il permesso di attraversare il territorio musulmano in sicurezza.

Racconta inoltre che chi desidera visitare il Monte Sinai deve andarvi prima di recarsi a Gerusalemme, e poi ritornare in città per proseguire verso Gaza e il castello di Tiro. Attraversando la Siria, si entra nel deserto di Alilech, un'area che si estende per sette giorni di viaggio.

M. afferma che il fiume Nilo, in alcune zone del deserto, appare come se fosse intriso di sangue, un riferimento forse a una credenza medievale sulle acque del fiume o a un'interpretazione leggendaria delle piaghe d'Egitto.

Lungo il percorso, però, si trovano locande e ristori ogni giorno, dove i viaggiatori possono rifocillarsi. Alla fine del deserto, si entra in Egitto, che M. chiama "Canopat" o "Aielfini" nel linguaggio locale. La prima città che si incontra è Balcem, situata al confine del regno, da cui si prosegue per Babilonia e il Cairo.

📜 Babilonia, il Cairo e le reliquie cristiane

M. distingue la Babilonia in cui risiede il Sultano dalla Babilonia antica, la città della Torre di Babele. Quest'ultima, secondo l'autore, si trova nei deserti dell'Arabia e sarebbe ormai disabitata, infestata da serpenti e draghi velenosi, al punto che nessuno osa avvicinarsi.

A Babilonia (Cairo), si trova una chiesa della Vergine Maria, dove, secondo la tradizione, la Sacra Famiglia dimorò per sette anni fuggendo da Erode. Qui, secondo M., si trova anche la tomba di Santa Barbara, e fu in questa città che Giuseppe visse dopo essere stato venduto dai fratelli.

L'autore cita anche la vicenda dei tre giovani ebrei — Anania, Azaria e Misaele — gettati nella fornace da Nabucodonosor, il quale, secondo M., attribuì loro nuovi nomi: Sidrach, Misach e Abdenago. Questi nomi, spiega, significano "Dio glorioso", "Dio virtuoso" e "Dio sopra ogni regno".

M. riferisce poi che il Sultano governa dall'imponente castello del Cairo, situato su una roccia e protetto da una guarnigione di 6.000 uomini, tutti mantenuti a spese della corte. Afferma di aver servito personalmente come soldato del Sultano per un lungo periodo, prendendo parte alle sue guerre. Tuttavia, dichiara con fierezza che rifiutò di rinnegare la propria fede cristiana, nonostante le ricche ricompense e le offerte del Sultano.

📜 I domini del sultano e la storia dei suoi predecessori

M. descrive l'immenso potere del Sultano, che governa:

✓ Il regno di Canopat (Egitto)
✓ Il regno di Gerusalemme, già retto da Davide e Salomone
✓ Il regno di Allappeni (Aleppo)
✓ Il regno di Siria, con capitale Damasco
✓ Il regno d'Arabia, che un tempo apparteneva a uno dei tre re Magi
.

Egli spiega che il titolo di Sultano ha una valenza più alta di quella di re, e che un tempo vi erano cinque Sultani in Siria, mentre ora tutto il potere è concentrato in Egitto.

Riporta una successione di Sultani, citando:

L'autore sostiene che il Sultano può mobilitare un esercito di 200.000 uomini solo dall'Egitto, e che, contando le forze di Siria e Turchia, potrebbe arrivare a 500.000 soldati, senza considerare la popolazione in generale. Inoltre, spiega che i cavalieri del Sultano ricevono sei mila fiorini l'anno e devono mantenere duemila cavalli e un cammello.

📜 Le donne del sultano e l'etichetta di corte

M. descrive anche l'harem del Sultano, affermando che egli ha quattro mogli ufficiali: una a Gerusalemme, una a Damasco e due ad Ascalona.

Oltre a queste, possiede innumerevoli concubine, scelte tra le donne più belle e nobili del regno. Quando il Sultano desidera passare la notte con una delle sue favorite, le sue serve portano davanti a lui diverse donne, e lui sceglie la prescelta gettandole il proprio anello.

Gli ambasciatori stranieri, una volta ammessi a corte, devono vestirsi con drappi d'oro o tessuti pregiati secondo la moda saracena. Inoltre, è obbligatorio inginocchiarsi e baciare la terra alla vista del Sultano.

L'autore sottolinea che il Sultano concede tutto ciò che è richiesto, purché sia ragionevole e non contrasti con la sua legge. Secondo M., i musulmani ritengono che chiunque si presenti al Sultano debba andarsene migliorato, e chi lascia la sua presenza deve essere più felice di quando è arrivato.

📜 La Mecca e l'Arabia deserta

M. descrive la Mecca, città sacra dell'Islam, chiamata dai musulmani "Iactalo". Qui è custodita la tomba di Maometto, in un tempio chiamato "Mocchia".

L'autore spiega che l'Arabia è un paese immenso, ma quasi del tutto desertico e sterile, a causa della scarsità d'acqua e della presenza di serpenti velenosi.

Commento

📌 Cipro e i Santi

La narrazione si apre con la devozione verso figure cristiane — san Girolamo, sant'Ilarione, san Barnaba — che conferisce autorevolezza religiosa all'isola di Cipro. La caccia con papioni, animali semileopardeschi e semiaddomesticati, introduce il tema dell'esotico e del meraviglioso, in bilico fra realtà e mito. Il dettaglio sulla rapidità della traversata verso Gerusalemme colloca la geografia sacra in una rete concreta di spostamenti medievali.

🔎 Il percorso verso Gerusalemme è raccontato con precisione toponomastica: Cesarea, Ascalona, Giaffa... Il pellegrinaggio acquista uno spessore politico attraverso la menzione della necessità di un salvacondotto dal Sultano. Il monte Sinai, il Nilo "sanguinente", e il deserto con stazioni giornaliere prefigurano un viaggio di purificazione e sacrificio, mescolando fede e pericolo.

📌 Babilonia e la figura del Sultano

Qui Mandeville rivendica un passato da soldato al servizio del Sultano del Cairo. Il tono diventa autobiografico e morale: la fedeltà a Cristo è opposta ai vantaggi materiali del rinnegamento. La descrizione del Soldano, delle sue mogli, concubine, ufficiali e ambasciatori, è densa di particolari culturali: dalle pratiche cerimoniali all'organizzazione militare, tutto appare fastoso e inquietante, suggerendo la potenza terrena opposta alla verità spirituale cristiana.

📌 Successioni politiche e cronache dinastiche

Il racconto si trasforma in una cronaca di regni e usurpazioni: Saladino, Aluigi di Francia, Melchesela, Melchinaser, fino a Melechinam. I successivi Soldani appaiono come figure potenti e instabili, spesso uccise da interni o spodestate. Mandeville, cronista devoto, si pone qui come interprete dell'instabilità politica islamica, contrapponendola alla presunta stabilità cristiana.

🔎 La "vera" Babilonia, luogo della confusione linguistica, è descritta come deserta e infestata da draghi e serpenti. L'accostamento tra rovina storica e mostruosità naturale ricalca una visione provvidenziale della storia: la punizione divina si inscrive nella geografia.

📌 La Mecca e il culto di Maometto

Mandeville riconosce l'importanza della Mecca, ma ne evidenzia anche l'errore teologico. Descrive le lunghe distanze, le condizioni aride e l'onore concesso alla tomba di Maometto. Si mantiene un equilibrio tra rispetto etnografico e distanza dogmatica.

📌 Arabia come terra di confine

L'Arabia è narrata come estrema, disabitata e inadatta alla vita per mancanza d'acqua. Il motivo della sterilità come maledizione e castigo è medievale e biblico. Serpenti e desolazione rimandano a un'archetipica dimensione apocalittica.

🔎 In questi passi, l'autore intreccia storia, geografia e leggende, mostrando il mondo islamico come un potente rivale della cristianità, ma anche come una civiltà organizzata e imponente.

📌 Cartagine e il mito

Con Cartagine e Didone il testo lambisce il mondo mitologico latino, fondendo leggenda classica e cronaca geografica. Il riferimento a Enea è segno del sincretismo culturale che attraversa l'intera opera: l'Oriente visto con gli occhi del pellegrino, dello storico sacro e del lettore classico.

🔎 Questi passaggi mostrano Mandeville nel suo duplice volto: scrittore devoto e narratore enciclopedico del meraviglioso.
Un viaggiatore che, come Giano bifronte, guarda insieme alla fede e alla fantasia.

📜 Il ciclo delle piene del Nilo

M. spiega il fenomeno della crescita e della decrescita del fiume Nilo, osservando che il livello dell'acqua aumenta quando il sole entra nella costellazione del Cancro, continuando a salire fino a quando transita nel Leone. Durante questo periodo, il fiume può alzarsi fino a venti cubiti o più, causando danni alle vigne e, talvolta, provocando carestie per eccessiva umidità.

Tuttavia, sottolinea che anche un Nilo troppo basso porta carestia, per mancanza d'acqua per le coltivazioni. La piena del fiume comincia a ritirarsi con l'ingresso del sole nella Vergine, tornando gradualmente al suo livello normale fino alla Bilancia.

M. offre poi una spiegazione mitica dell'origine del Nilo, affermando che scorre dal Paradiso Terrestre, attraversa i deserti dell'India e poi scompare nel sottosuolo. Dopo un lungo percorso sotterraneo, riemerge da una montagna chiamata Aloch, situata tra India ed Etiopia, a trenta giorni di viaggio dall'ingresso nell'Etiopia. Il fiume circonda l'Etiopia e la regione della Mortagia, prima di scorrere lungo l'Egitto e sfociare nel mare.

M. menziona anche la presenza degli ibis lungo il Nilo, uccelli sacri per gli antichi Egizi, noti per la loro capacità di cacciare serpenti e insetti.

📜 L'Egitto, la sua conformazione e il ruolo degli astronomi

L'autore descrive l'Egitto come un territorio lungo e stretto, la cui ampiezza è limitata dalla portata delle acque del Nilo, essendo questo l'unica fonte d'irrigazione. A causa della scarsità di piogge, l'aria è limpida e pura, e questo, secondo M., spiega perché gli Egiziani siano esperti di astronomia: l'assenza di nuvole consente l'osservazione chiara del cielo.

Egli distingue tra l'Alto e il Basso Egitto:

✓ L'Alto Egitto, situato a sud, verso l'Etiopia.
✓ Il Basso Egitto, che si estende verso l'Arabia.

Riferisce che qui si trovano le terre bibliche di Ramses e Gessen, e sottolinea che l'Egitto è difficile da conquistare per via delle aspre montagne che lo circondano.

L'autore accenna alla presenza del Mar Rosso, che si estende fino alla città di Cascon, mentre a ovest si trova la Libia, una terra secca e sterile a causa del caldo eccessivo. L'Egitto è inoltre delimitato a sud dalla regione di Such, che confina con l'Etiopia e il deserto.

Egli calcola che la lunghezza dell'Egitto sia di circa quindici giorni di viaggio, con una larghezza proporzionale alle zone bagnate dal Nilo.

📜 I Nubiani e le isole dell'Egitto

M. afferma che tra Egitto e Nubia si estende un deserto di dodici giorni di viaggio. Sostiene che i Nubiani sono cristiani, ma nascono con la pelle scura come i Mori a causa dell'intensa calura del sole.

Descrive poi le cinque province egiziane, ovvero:

✓ Saith
✓ Damaser
✓ Resit, situata su un'isola creata dal Nilo
✓ Allaprandia
✓ Damiata, un tempo città fortificata
.

M. racconta che Damiata fu conquistata due volte dai cristiani e altrettante dai musulmani, i quali, per sicurezza, decisero di demolirla e costruire una nuova Damiata più lontana dal mare.

Infine, cita Alessandria, una città fortificata, ma priva di acqua dolce, se non quella condotta dal Nilo attraverso canali sotterranei. La città possiede cisterne scavate nella roccia per conservare l'acqua.

📜Un mostro nei deserti egiziani

M. conclude con un racconto straordinario: nei deserti egiziani, un eremita incontrò una creatura mostruosa. La descrive come un essere metà uomo e metà capra, con tre enormi corna sulla testa. Questo racconto si inserisce nella tradizione medievale che popolava le terre sconosciute di creature fantastiche e demoniache.

Commento

📌 L'importanza del Nilo e la visione medievale della sua origine
Mandeville riconosce l'importanza fondamentale del Nilo per l'Egitto, ma il suo racconto sull'origine del fiume si basa su credenze medievali e bibliche. L'idea che il Nilo provenga dal Paradiso Terrestre era diffusa nel medioevo e riflette una visione teologica della geografia.

📌 Il legame tra clima e astronomia
L'autore stabilisce un collegamento tra la purezza dell'aria egiziana e lo sviluppo dell'astronomia. Questa osservazione, sebbene semplificata, ha una base reale: il clima secco dell'Egitto favorisce l'osservazione delle stelle, come dimostrato dalle conoscenze astronomiche dell'antico Egitto e degli scienziati arabi.

📌 La visione cristiana dei Nubiani
Mandeville riporta che i Nubiani sono cristiani, confermando che in Nubia esistevano regni cristiani fino al tardo medioevo. Tuttavia, attribuisce il colore della pelle alla forza del sole, senza considerare spiegazioni di tipo etnico.

📌 Le città egiziane e la strategia difensiva musulmana
La distruzione della vecchia Damiata e la costruzione di una nuova città più interna dimostra la strategia difensiva dei musulmani contro le invasioni crociate. Alessandria, pur essendo una delle città più importanti dell'Egitto medievale, aveva il problema della mancanza d'acqua, risolto con un sofisticato sistema di cisterne e canali sotterranei.

📌 Il mostro del deserto: superstizione e simbolismo
Il racconto dell'eremita che incontra un essere metà uomo e metà capra è un chiaro esempio della fusione tra mitologia e geografia medievale. Questa creatura ricorda figure mitologiche come i satiri e il dio Pan, ma potrebbe anche essere interpretata come una visione demoniaca, simbolo delle tentazioni nei deserti ascetici.


📜 L'incontro del romito con il mostro

M. racconta che un eremita incontrò un mostro nei deserti egiziani. Quando l'eremita, per grazia di Dio, gli chiese chi fosse, la creatura rispose che era una creatura mortale, creata da Dio in quella forma e che viveva nel deserto per procurarsi il cibo.

Il mostro, con umiltà, chiese all'eremita di pregare per lui il Dio che era disceso dal cielo per salvare l'umanità, nato dalla Vergine e morto per la redenzione degli uomini.

M. riferisce che questa creatura dalle corna è ancora conservata ad Alessandria come testimonianza di questo prodigioso evento.

📜 Il tempio di Eliopoli e il miracolo della Fenice

L'autore descrive poi Eliopoli, la Città del Sole, in Egitto. Qui, secondo lui, si trova un tempio costruito a imitazione di quello di Gerusalemme, sebbene privo della stessa divinità.

All'interno del tempio, un sacerdote custodisce il segreto della Fenice, un uccello unico al mondo, di cui non esiste mai più di un esemplare per volta.

M. narra che la Fenice si rinnova ogni cento anni, recandosi spontaneamente sull'altare del tempio per bruciarsi tra spine, zolfo e altre sostanze infiammabili preparate dal sacerdote.

L'autore paragona la Fenice a Dio, poiché:

✓ È unica al mondo, come unico è Dio.
✓ Risorge il terzo giorno, richiamando la resurrezione di Cristo.

M. afferma che questo uccello viene spesso avvistato in Arabia e nelle zone vicine, e lo descrive come simile a un'aquila, ma con una grande cresta sulla testa, più vistosa di quella del pavone.

📜 Il viaggio attraverso il Mediterraneo

M. riprende poi la descrizione delle rotte marittime, spiegando che:

Proseguendo verso l'Egitto, si lascia Gerusalemme sulla sinistra e si arriva al porto di Damiata, un tempo forte e imponente.

Da Damiata ad Alessandria, la rotta segue la costa egiziana.

📜 Alessandria, la città delle reliquie e il commercio prezioso

L'autore racconta che Alessandria è il luogo del martirio di Santa Caterina e dove fu ucciso e sepolto San Marco Evangelista, finché le sue reliquie furono trasportate a Venezia dall'imperatore Leone.

Egli descrive la grandiosa chiesa di San Marco, che è interamente imbiancata, senza affreschi o dipinti. M. spiega che i musulmani hanno ricoperto le pareti con calce bianca per cancellare le immagini sacre cristiane.

Alessandria è una grande città, lunga circa 30 stadi e larga 10 stadi. Qui il Nilo si getta nel mare, e nelle sue acque si trovano pietre preziose e legno d'aloe, una sostanza molto costosa, utilizzata in medicina e profumeria e considerata proveniente dal Paradiso Terrestre.

📜 Il cammino verso Babilonia e il Monte Sinai

M. indica il percorso più rapido da Alessandria a Babilonia (Cairo), che segue la riva destra del Nilo.

Chi invece desidera proseguire verso il Monte Sinai, deve attraversare il deserto d'Arabia, ripercorrendo l'itinerario biblico di Mosè e del popolo d'Israele:

1. Si passa accanto alla fonte che Mosè fece sgorgare colpendola con il bastone, quando il popolo si lamentava per la mancanza d'acqua.
2. Si giunge alla fonte di Marach, la cui acqua era originariamente amara, ma gli Israeliti la addolcirono gettandovi un ramo d'albero.
3. Si arriva alla valle di Elim, dove si trovano dodici sorgenti e numerose palme da dattero, menzionate nella Bibbia.
4. Da qui, il Monte Sinai dista solo una giornata di viaggio.

📜 Il Mar Rosso e il miracolo di Mosè

L'autore descrive poi il Mar Rosso, spiegando che è un braccio dell'Oceano, e che Mosè vi fece passare gli Israeliti a piedi asciutti, mentre il faraone e il suo esercito furono travolti dalle acque.

M. calcola che il Mar Rosso sia largo circa sei leghe, e sottolinea come sia rimasto il luogo del grande miracolo della liberazione del popolo ebraico.

Commento

📌 Il mostro e la spiritualità medievale
Il racconto dell'eremita e del mostro segue un tipico schema della letteratura agiografica medievale:

🔎 L'idea che anche un mostro possa cercare la redenzione riflette la concezione cristiana medievale di un universo dove ogni creatura ha un ruolo nella volontà divina.

📌 La Fenice e il simbolismo cristiano
Il mito dell'uccello Fenice è di origine egiziana e greca, ma nel medioevo viene reinterpretato in chiave cristiana. Il parallelismo con la resurrezione di Cristo è evidente:

La Fenice muore e risorge il terzo giorno, come Cristo.
È un essere unico, così come Dio è uno solo.

📌 L'importanza di Alessandria
La città viene descritta come un crocevia di reliquie cristiane e commerci preziosi. Mandeville evidenzia la spoliazione delle chiese da parte dei musulmani, ma allo stesso tempo sottolinea la ricchezza della città, centro del commercio mediterraneo.

📌 Il viaggio nel deserto e la Bibbia
L'autore collega le tappe del viaggio verso il Sinai con gli episodi dell'Esodo, dimostrando una visione cristiana del paesaggio. Luoghi geografici reali vengono caricati di significato religioso, in una continua fusione tra storia e fede.

📌 Il Mar Rosso e il miracolo di Mosè
La descrizione del Mar Rosso come un braccio dell'Oceano segue una tradizione medievale che non comprendeva ancora con precisione la geografia della regione. Il racconto della fuga degli Israeliti e della distruzione dell'esercito del faraone viene presentato come una realtà evidente e tangibile, parte di una storia vissuta da chiunque attraversi quei luoghi.

🔎 Questo passo mostra ancora una volta la fusione di geografia, mitologia e spiritualità che caratterizza il libro dei Viaggi. Mandeville non si limita a descrivere il mondo conosciuto, ma lo reinventa attraverso il filtro della cultura medievale, dando ai luoghi una dimensione sacra e meravigliosa.

📜 La grotta della natività

M. descrive con grande solennità il luogo esatto della nascita di Cristo, situato all'interno della chiesa della Natività a Betlemme. Spiega che per raggiungere la grotta sacra, si scendono dodici gradini e si giunge a un luogo splendidamente decorato in marmo, con oro, azzurro e altri colori brillanti.

A tre passi di distanza, si trova il presepio del bue e dell'asino, che secondo la tradizione riscaldarono Gesù con il loro fiato.

📜 La stella dei Magi e il loro viaggio miracoloso

M. racconta che nelle vicinanze della grotta si trova un pozzo, nel quale sarebbe caduta la stella che guidò i re Magi fino a Betlemme.

Identifica i tre re Magi con nomi diversi a seconda delle tradizioni linguistiche:

✓ In latino: Gaspare, Baldassarre e Melchiorre.
✓ In ebraico: Appollim, Anome e Damasus.
✓ In greco: Galgalath, Malgalath e Saraphi.

I Magi portarono in dono oro, incenso e mirra e giunsero a Betlemme in tredici giorni, percorrendo un tragitto che normalmente avrebbe richiesto cinquantatré giornate di viaggio.

M. sottolinea l'eccezionalità di questo viaggio, che sarebbe stato possibile solo grazie a un miracolo divino.

📜 Il carnaio degli Innocenti e San Girolamo

All'interno della chiesa, scendendo diciotto gradini sulla destra, si trova il luogo che M. chiama "il carnaio degli Innocenti", ovvero il deposito delle ossa dei bambini uccisi da Erode durante la Strage degli Innocenti.

Nelle vicinanze è situata la tomba di San Girolamo, il celebre dottore della Chiesa, noto per aver tradotto la Bibbia dall'ebraico al latino (Vulgata).

M. riporta anche che all'esterno della chiesa si trova una panca di pietra, dove San Girolamo avrebbe scritto e tradotto i suoi testi.

📜 La chiesa di San Nicola e il miracolo del latte della Vergine

M. cita una chiesa dedicata a San Nicola, situata a sei torse di distanza dalla Chiesa della Natività. Qui, la Vergine Maria si riposò dopo il parto, poiché aveva troppo latte nelle mammelle.

L'autore riporta che su una lastra di marmo rosso sono ancora visibili macchie bianche, considerate il latte della Vergine solidificato.

📜 L'economia di Betlemme e la questione del vino

M. osserva che a Betlemme la maggior parte delle abitazioni appartiene a cristiani, e nei dintorni della città vi sono belle vigne, dalle quali i cristiani producono abbondante vino.

A questo punto, l'autore attacca la religione islamica, spiegando che i Saraceni non coltivano la vite perché non bevono vino, obbedendo al divieto contenuto nel Corano.

Secondo M., Maometto maledisse il vino e chi lo consuma perché una volta, ubriaco, uccise un eremita a lui caro. Tuttavia, afferma che questa maledizione ricadde su di lui, citando il Salmo di Davide: "Et in verticem ipsius iniquitas eius descendet" ("La sua iniquità ricadrà sul suo capo").

📜 Il rifiuto della carne suina nei paesi musulmani

L'autore riferisce che i Saraceni non allevano e non mangiano maiali, poiché credono che il maiale sia fratello dell'uomo e che Dio lo abbia vietato nel Vecchio Testamento.

Aggiunge che in Egitto e in Palestina i musulmani non mangiano carne di vitello o di bue, se non quando gli animali sono troppo vecchi per lavorare nei campi, poiché il bestiame viene allevato principalmente per l'aratura.

📜 Betlemme e il re Davide

M. ricorda che a Betlemme nacque il re Davide, il quale, secondo lui, avrebbe avuto sessanta mogli e trecento concubine.

Betlemme dista solo due leghe da Gerusalemme, e lungo la strada che collega le due città si trova una chiesa dedicata all'annuncio degli angeli ai pastori, dove fu proclamata la nascita di Cristo.

📜 La tomba di Rachele e il percorso della stella

Lungo la via per Gerusalemme si trova la tomba di Rachele, moglie di Giacobbe e madre di Giuseppe e Beniamino. Secondo M., morì subito dopo il parto e fu sepolta da Giacobbe, il quale pose dodici grandi pietre sulla sua tomba, in onore dei dodici figli che aveva avuto.

Egli menziona anche che la stella dei Magi riapparve a mezza lega da Gerusalemme, poiché essi, dopo aver parlato con Erode, avevano deviato il loro cammino.

📜 Gerusalemme e il Santo Sepolcro

Una volta giunti a Gerusalemme, i pellegrini si recano per prima cosa alla chiesa del Santo Sepolcro, situata fuori dalle mura cittadine, verso nord.

M. descrive la struttura della chiesa, spiegando che essa è circolare e aperta nella parte superiore, con una copertura in piombo lungo il perimetro. Sulla parte occidentale sorge una torre alta e robusta, costruita per ospitare le campane.

Al centro della chiesa si trova un piccolo tabernacolo, simile a una piccola casetta con una porta bassa, che misura otto piedi di lunghezza e cinque di larghezza.

In passato, racconta l'autore, il Santo Sepolcro era completamente scoperto, e i pellegrini potevano toccarlo e baciarlo liberamente. Tuttavia, a causa del desiderio di portare con sé un pezzo della pietra sacra, i fedeli ne asportavano frammenti, portando alla sua progressiva distruzione.

Per evitare il deterioramento del sepolcro, il Sultano ordinò che venisse murato, rendendo impossibile toccare la pietra originale.

Tuttavia, all'altezza di un uomo, sulla parte sinistra del tabernacolo, è visibile una grande pietra rotonda, che si dice provenga dal Santo Sepolcro, e che i pellegrini baciano ancora oggi.

L'interno del tabernacolo non ha finestre, ed è illuminato solo da lampade sacre.

Commento

📌 L'attenzione alla geografia sacra
Mandeville mostra una profonda conoscenza della geografia biblica e dei luoghi santi legati alla vita di Cristo, confermando l'importanza del pellegrinaggio medievale.

📌 Il tema del miracolo e del prodigio
La narrazione è permeata da elementi miracolosi, come:

Il viaggio dei Magi in soli tredici giorni.
La stella che cade in un pozzo a Betlemme.
Le macchie di latte della Vergine sulle pietre.

📌 La critica ai musulmani
L'autore non si limita a descrivere le credenze musulmane, ma le presenta come superstizioni o come conseguenze delle azioni negative di Maometto. Questa visione è tipica della polemica cristiana medievale contro l'Islam.

📌 Il Santo Sepolcro e la fede popolare
La decisione del Sultano di murare il Santo Sepolcro per impedirne l'erosione dimostra l'impatto che il pellegrinaggio aveva sulla conservazione dei luoghi santi.

🔎 Mandeville unisce narrazione storica, leggenda e devozione cristiana, offrendo un ritratto vivido e dettagliato della Terra Santa.

📜 La caduta del Tempio e il massacro dei Giudei

M. racconta che il Tempio di Salomone durò millecentodue anni, prima di essere distrutto dai Romani.

L'autore attribuisce la distruzione del Tempio a Tito, figlio dell'imperatore Vespasiano, il quale assediò a lungo Gerusalemme per punire i Giudei, colpevoli di aver messo a morte Cristo senza il permesso dell'impero romano.

Dopo aver conquistato la città, Tito incendiò e distrusse il Tempio, uccidendo un milione e cento mila Giudei. Coloro che sopravvissero furono ridotti in schiavitù, venduti a trenta per un denaro d'argento.

In seguito, l'imperatore Giuliano l'Apostata, ex monaco cristiano divenuto nemico del cristianesimo, permise ai Giudei di ricostruire il Tempio. Tuttavia, mentre la costruzione era quasi ultimata, un terremoto distrusse tutto il lavoro, segno – secondo M. – della volontà divina di non permetterne la ricostruzione.

Successivamente, l'imperatore Adriano riedificò Gerusalemme e il Tempio, vietando ai Giudei di vivere nella città, che divenne esclusivamente cristiana. Egli tentò anche di cambiare il nome della città in Elia, ma senza successo.

M. riferisce che anche i Saraceni mostrano grande venerazione per il Tempio e vi entrano scalzi, inginocchiandosi spesso. Egli e i suoi compagni, vedendo questo atto di devozione, si sentirono in dovere di imitare questo gesto di rispetto, considerando che, in quanto cristiani, ne avevano ancora più diritto.

📜 La struttura del Tempio di Gerusalemme

L'autore descrive il Tempio come una costruzione maestosa e circolare, con un diametro di sessantaquattro cubiti e un'altezza di duecentoquarantasei cubiti. La sua copertura è in piombo, ed è circondato da colonne di marmo.

Al centro del Tempio si trova una piattaforma sopraelevata, accessibile attraverso quattordici gradini, attorno alla quale si ergono solidi pilastri.

M. spiega che questa piattaforma è chiamata Sancta Sanctorum, ovvero "il Santo dei Santi", il luogo più sacro, accessibile soltanto ai prelati, incaricati di officiare i sacrifici e i riti sacri.

Il popolo, invece, assiste alle cerimonie da stanze separate, secondo l'usanza locale.

Il Tempio ha quattro porte di ingresso, tutte realizzate in cipresso finemente intagliato. M. ricorda che, all'entrata orientale, Gesù avrebbe proclamato il suo messaggio dicendo: "Qui è Gerusalemme".

Nel giardino adiacente al Tempio si trova una fontana, oggi asciutta, che sarebbe la stessa menzionata nella Bibbia nel versetto: "Vidi aquam egredientem de templo" ("Vidi l'acqua sgorgare dal Tempio").

📜 L'Arca dell'Alleanza e le reliquie sacre

M. racconta che all'interno del Tempio, su una pietra un tempo chiamata Monachina e poi Betel, erano conservate le reliquie e l'Arca dell'Alleanza.

Dopo la distruzione di Gerusalemme, Tito fece portare l'Arca a Roma, sottraendola ai Giudei.

L'autore elenca le reliquie contenute nell'Arca:

✓ Le tavole dei Dieci Comandamenti, date da Dio a Mosè sul Monte Sinai.
✓ La verga di Mosè, con cui egli divise il Mar Rosso e fece sgorgare acqua dalla roccia.
✓ Un vaso d'oro pieno di manna, il cibo miracoloso che sfamò gli Israeliti nel deserto.
✓ Il tabernacolo di Aronne, con ornamenti sacerdotali.
✓ Una tavola d'oro con dodici pietre preziose, simboleggianti le dodici tribù d'Israele.
✓ Una bussola di diaspro verde, incisa con sette nomi sacri di Dio.
✓ Un altare d'oro e quattro leoni d'oro, che sostenevano quattro cherubini dorati.
✓ Trombe d'argento, usate per i riti sacri.

M. racconta inoltre che su questa stessa pietra Giacobbe dormì quando vide in sogno la scala degli angeli e dichiarò: "Vere locus iste sanctus est, et ego nesciebam!" ("Davvero questo luogo è santo, e io non lo sapevo!").

Qui, Giacobbe lottò con un angelo, che gli cambiò il nome in Israele.

📜 Il ruolo del Tempio nella storia sacra

M. continua il suo racconto spiegando che sul Monte del Tempio si verificarono molti eventi biblici fondamentali:

✓ Davide vide un angelo con la spada insanguinata, pronto a colpire il popolo; solo dopo le sue suppliche, Dio concesse la misericordia.

✓ Gesù predicò al popolo e scacciò i mercanti dal Tempio, denunciando il loro comportamento sacrilego.

✓ Maria imparò qui a recitare il Salterio, e in questo stesso luogo Gesù perdonò la donna adultera.

✓ Il bambino Gesù fu circonciso nel Tempio.

✓ L'angelo apparve a Zaccaria per annunciare la nascita di Giovanni Battista.

✓ Melchisedec offrì pane e vino a Dio, anticipando il sacramento dell'Eucaristia.

✓ Davide pregò su questa pietra affinché Dio avesse misericordia del popolo e decise di edificare il Tempio, ma Dio glielo vietò a causa del suo peccato: l'omicidio di Uria per ottenere Betsabea.

✓ Fu Salomone a costruire il Tempio, utilizzando i materiali preparati da Davide.

✓ Salomone pregò Dio affinché chiunque avesse invocato il suo nome in quel luogo fosse esaudito.

Commento

📌 Storia e teologia intrecciate
Mandeville racconta la storia del Tempio attraverso una prospettiva cristiana, enfatizzando la sua distruzione come punizione divina per il rifiuto di Cristo da parte dei Giudei.

📌 La venerazione cristiana e musulmana
L'autore, seppur con una certa ostilità verso i musulmani, riconosce che anche i Saraceni venerano il Tempio, mostrando una forma di rispetto che i cristiani stessi avrebbero dovuto imitare.

📌 Le reliquie e la sacralità del luogo
L'attenzione alle reliquie sacre dimostra quanto nel medioevo il sacro fosse legato al possesso fisico degli oggetti biblici. L'Arca dell'Alleanza, le Tavole della Legge e la verga di Mosè sono tutte parte della memoria spirituale cristiana e ebraica, e Mandeville le colloca in un'unica tradizione.

📌 Il Monte del Tempio come punto centrale della storia sacra
Per Mandeville, il Tempio è il luogo più sacro della Terra, legato non solo alla Bibbia e al culto ebraico, ma anche alla vita di Cristo, alla Vergine Maria e agli eventi del Nuovo Testamento.

🔎 Attraverso la sua descrizione, Mandeville non si limita a una cronaca storica, ma trasforma il Tempio in un palcoscenico della storia sacra, un luogo di miracoli, apparizioni angeliche e giudizi divini.


📜 La Legge di Maometto e le credenze dei Saraceni

M., nel suo racconto, decide di approfondire la fede e le credenze dei Saraceni, basandosi sulle informazioni che ha tratto dalla lettura del Corano – da lui chiamato Alcorano, ma noto anche con i nomi di Mesaph e Harmen, a seconda della lingua dei vari popoli musulmani.

Il suo approccio è quello di un osservatore cristiano medievale, con pregiudizi e interpretazioni distorte tipiche della sua epoca, ma al tempo stesso con una curiosità e un'attenzione al dettaglio che rendono il suo resoconto molto interessante.

📜 La visione musulmana del Paradiso e dell'Inferno

M. riporta che, secondo i musulmani, i giusti andranno in Paradiso, mentre i peccatori saranno condannati all'Inferno.

Egli descrive il Paradiso islamico come un luogo di grande delizia, caratterizzato da:

✓ Abbondanza di frutti di ogni genere.
✓ Fiumi di latte, miele e vino, che scorrono eternamente.
✓ Acque dolci e cristalline.
✓ Splendide case, riccamente adornate di oro, argento e pietre preziose.
✓ Compagnie di damigelle di straordinaria bellezza, sempre giovani e disponibili.

Questa visione del Paradiso è presentata in modo caricaturale, enfatizzando piaceri materiali e sensuali, in contrasto con la concezione cristiana della beatitudine spirituale.

M., come molti autori medievali cristiani, sembra sottintendere che la religione islamica prometta un Paradiso eccessivamente terreno, adatto a persone che cercano il piacere piuttosto che la vera elevazione spirituale.

📜 La venerazione musulmana per Maria e Gesù

Uno degli aspetti più sorprendenti del Corano – secondo M. – è l'alta considerazione dei musulmani per la Vergine Maria e per Gesù Cristo.

M. osserva che i Saraceni credono nell'Annunciazione e nella verginità di Maria, e riconoscono Gesù come un grande profeta, santo e privo di peccato.

Il Corano, afferma l'autore, racconta che la Vergine Maria ebbe paura quando l'angelo Gabriele le apparve per annunciarle il concepimento di Cristo, temendo che potesse trattarsi di un inganno di uno stregone di nome Tham, che spesso assumeva l'aspetto di un angelo per sedurre le fanciulle.

M. riferisce che, secondo i musulmani, Gesù nacque sotto una palma e parlò immediatamente dopo la nascita, confortando sua madre e spiegandole che Dio aveva scelto di rivelare il suo mistero attraverso di lei per la salvezza dell'umanità.

Inoltre, il Corano lo descrive come il più grande tra i profeti, colui che guarì i ciechi, risuscitò i morti e portò al mondo saggezza e verità.

Molti musulmani, nota M., leggono i Vangeli con devozione, e in particolare il passo dell'Annunciazione (Missus est angelus Gabriel), che baciano e conservano con grande rispetto.

📜 Il digiuno e la vita morale

M. spiega che i Saraceni osservano un mese di digiuno (il Ramadan), durante il quale non mangiano fino alla sera e si astengono da rapporti con le donne. Tuttavia, gli ammalati sono esentati da questo obbligo.

Un aspetto interessante del suo racconto è la sua critica ai cristiani, che accusa di non rispettare i precetti del Vangelo, mentre i musulmani sarebbero più fedeli alla loro legge.

Secondo lui, i Saraceni accusano i cristiani di non seguire gli insegnamenti di Gesù, proprio come i cristiani accusano i Giudei di aver travisato la legge mosaica.

📜 La questione della crocifissione

Uno dei punti di maggiore divergenza tra cristianesimo e Islam è la morte di Cristo sulla croce.

M. riporta che, secondo il Corano, Gesù non fu mai crocifisso, ma ascese al cielo senza subire la morte.

Al suo posto, fu giustiziato Giuda Iscariota, la cui forma fu trasformata da Dio in quella di Cristo affinché fosse punito per il suo tradimento.

Per questo motivo, i Saraceni ritengono che i cristiani siano in errore nel credere alla crocifissione, poiché Dio non avrebbe mai permesso che un uomo giusto e innocente fosse condannato a morte.

M. vede in questa convinzione una mancanza di comprensione della giustizia divina, secondo cui Cristo si sacrificò volontariamente per la salvezza dell'umanità.

📜 La percezione musulmana del cristianesimo e degli ebrei

Secondo M., i musulmani disprezzano i Giudei, accusandoli di aver distorto la legge di Mosè.

Al tempo stesso, però, non hanno stima neppure dei cristiani, perché ritengono che abbiano tradito gli insegnamenti del Vangelo.

Egli riferisce che, nonostante le differenze dottrinali, molti Saraceni riconoscono che il cristianesimo è destinato a durare fino alla fine del mondo, mentre la loro stessa religione è destinata a cadere.

📜 Il concetto di Dio e la Trinità

M. descrive la visione musulmana di Dio come un essere unico e supremo, creatore del cielo e della terra.

Tuttavia, egli sottolinea che i Saraceni rifiutano il concetto di Trinità, considerandolo un'assurdità.

Quando viene spiegato loro che il Figlio è la Parola del Padre, rispondono che Dio ha sicuramente una Parola, altrimenti non potrebbe essere vivo.

Questa osservazione è particolarmente interessante, perché mostra come la teologia islamica riconosca la Parola divina come attributo di Dio, sebbene rifiuti l'idea che essa possa essersi incarnata in Cristo.

Commento

📌 Uno sguardo medievale sull'Islam
Mandeville riporta un resoconto dettagliato della fede musulmana, ma lo fa con un evidente filtro cristiano.

🔎 Egli cerca di dimostrare la vicinanza tra cristianesimo e Islam, ma anche le contraddizioni e gli errori della dottrina musulmana rispetto alla verità cristiana.

📌 Ammirazione e pregiudizio
Pur mostrando un certo rispetto per la devozione musulmana, Mandeville li giudica inaffidabili e limitati nella loro comprensione spirituale, poiché interpretano le Scritture in modo troppo letterale.

📌 Il tema della crocifissione
La negazione della morte di Cristo è il punto di maggior divergenza tra le due religioni, e Mandeville non può accettare l'idea che Dio abbia ingannato gli uomini facendo crocifiggere Giuda al posto di Gesù.

📌 Il destino dell'Islam
Mandeville riferisce che gli stessi musulmani credono che la loro religione sia destinata a scomparire, mentre il cristianesimo durerà per sempre.

📌 Una riflessione sulla conversione
L'autore conclude che i Saraceni sono più vicini ai cristiani che agli ebrei, e che potrebbero facilmente convertirsi se fossero evangelizzati correttamente.

📜 Il giudizio del sultano sul mondo cristiano

M. racconta un episodio avvenuto al Cairo, dove il Sultano lo convoca in udienza privata, facendo sgombrare la stanza da ogni altro nobile e barone, perché desidera parlare con lui in segreto. Il Sultano lo interroga sulla condizione dei cristiani nei loro paesi, chiedendogli in che modo essi si governino.

L'autore riferisce che egli risponde positivamente, affermando che tutto procede bene per grazia divina. Tuttavia, il Sultano lo contraddice con durezza, affermando che i cristiani in realtà non si comportano affatto bene, poiché i loro prelati non servono Dio con sincerità. Egli sostiene che i sacerdoti e i vescovi dovrebbero essere esempio di rettitudine per il popolo, frequentando i luoghi sacri per dedicarsi alla preghiera e alla devozione, mentre invece passano il tempo nelle taverne, bevendo, giocando e mangiando come bestie.

Prosegue con una critica ancora più ampia, affermando che i cristiani sono dediti alla frode e all'inganno reciproco, cercando in ogni modo di ingannarsi l'un l'altro, e che sono schiavi della vanità e dell'orgoglio. Il Sultano denuncia l'incostanza della moda cristiana, notando come cambino continuamente abiti e costumi: talvolta vestono corto, talvolta lungo, ora in modo ampio, ora stretto; si adornano con ricami, intagli, cinture, livree e mascheramenti, mentre dovrebbero essere semplici, umili, mansueti e caritatevoli, come lo fu Gesù Cristo, in cui dicono di credere.

Ma, secondo il Sultano, essi fanno l'esatto contrario, conducendo una vita corrotta e dissoluta. Afferma inoltre che l'avidità e la cupidigia dei cristiani sono tali che per denaro vendono i propri figli, le proprie sorelle e perfino le proprie mogli, facendo di loro delle meretrici. Li accusa di rubarsi le mogli a vicenda, di non mantenere la parola data, di non osservare le leggi della loro fede e di disonorare gli insegnamenti di Cristo.

Dopo questa dura requisitoria, il Sultano passa ad un argomento ancora più grave: la perdita della Terra Santa. Egli afferma che i cristiani hanno perso quelle terre non tanto perché i musulmani fossero più forti o più giusti, ma a causa della corruzione e dei peccati dei cristiani stessi. Sostiene che Dio ha concesso la Terra Santa ai musulmani non tanto per la loro fede, ma per punire l'infedeltà e il peccato dei cristiani.

Secondo il Sultano, se i cristiani tornassero a servire Dio con vera devozione, Egli li aiuterebbe e i musulmani non potrebbero opporsi a loro. Egli afferma inoltre che esiste una profezia secondo la quale i cristiani riprenderanno la Terra Santa, ma solo quando torneranno a vivere secondo la volontà del loro Dio. Per il momento, però, la loro vita dissoluta li rende deboli e privi di aiuto divino, quindi i musulmani non temono affatto una loro riconquista.

M. chiede al Sultano come sia così ben informato sugli affari dei principi cristiani e sulle condizioni dei loro regni. Il Sultano risponde rivelandogli che ha inviati segreti in ogni parte del mondo cristiano, che si spacciano per mercanti di pietre preziose, muschio, balsamo e altre merci pregiate, raccogliendo così informazioni sui governi di ogni paese.

Per dimostrargli la sua affermazione, il Sultano richiama nella stanza quattro grandi signori musulmani, i quali, con grande sorpresa di M., descrivono i regni cristiani con estrema precisione, come se vi fossero nati, e parlano un francese perfetto. Anche il Sultano stesso si esprime in francese con grande scioltezza, lasciando M. stupefatto.

L'autore si lascia quindi andare a una riflessione amara e indignata. Si lamenta del fatto che sono proprio i musulmani, privi della vera fede, a criticare e biasimare i cristiani, ridicolizzandoli per i loro costumi corrotti e il loro abbandono della legge di Cristo. Si rammarica che invece di essere attratti dall'esempio dei cristiani e convertirsi, i musulmani si allontanano sempre di più dal Vangelo a causa della decadenza morale della cristianità.

Conclude con un'ultima constatazione amara: non c'è da meravigliarsi se i musulmani chiamano i cristiani "malvagi", perché purtroppo dicono la verità. Aggiunge che, secondo il punto di vista musulmano, i Saraceni sono migliori dei cristiani, poiché sono fedeli alla legge dell'Islam e rispettano i comandamenti del Corano, il quale, secondo loro, fu rivelato da Dio attraverso il suo profeta Maometto, al quale l'arcangelo Gabriele avrebbe parlato più volte per comunicargli la volontà divina.

Commento

📌 Il tema della corruzione della cristianità
Il passo mostra uno dei temi più ricorrenti nella letteratura medievale cristiana: la corruzione morale del mondo cristiano e il rimprovero da parte di popoli "infedeli". Questo motivo era comune nelle predicazioni e nei testi polemici, dove l'Islam veniva usato come uno specchio critico per mettere in evidenza le colpe dei cristiani.

🔎 Mandeville non è il solo a riportare una critica simile: anche molti predicatori cristiani medievali denunciavano la corruzione del clero, l'avidità, la vanità e la dissolutezza dei costumi come cause della decadenza dell'Occidente.

📌 La perdita della Terra Santa come punizione divina
L'idea che la perdita di Gerusalemme e della Terra Santa non fosse solo una sconfitta militare, ma un castigo divino era diffusa tra i cristiani medievali. Già nel XIII secolo, dopo il fallimento delle ultime crociate, molti pensatori ritenevano che Dio avesse punito la cristianità per i suoi peccati, ritirando il suo aiuto.

📌 L'idea di una spia musulmana nei regni cristiani
Il Sultano rivela a Mandeville che i musulmani spiano il mondo cristiano attraverso mercanti inviati segretamente. Questo dettaglio è molto interessante perché:

📌 La lingua e l'ammirazione per la cultura islamica
Il fatto che il Sultano e i suoi consiglieri parlino un ottimo francese colpisce molto Mandeville, che rimane stupito. Questo dettaglio mostra l'alto livello culturale delle corti islamiche, dove le lingue europee erano conosciute e studiate.

📌 Un invito alla riforma morale
Mandeville chiude il passo con una riflessione sulla necessità di un cambiamento radicale nella cristianità. Il suo ragionamento segue una logica chiara:

🔎 L'opera si trasforma così in una sorta di appello alla conversione morale della cristianità.

📌 Mandeville utilizza le parole del Sultano come un monito per i cristiani, facendo della critica musulmana uno strumento per scuotere la coscienza occidentale. Il passo è quindi un esempio straordinario di come il medioevo cristiano elaborasse il senso della propria decadenza e della propria sconfitta.

📜 La vita di Maometto secondo Mandeville

M. racconta la vita di Maometto in modo fortemente leggendario e polemico, riflettendo la visione cristiana medievale sull'Islam e sul suo fondatore. Secondo lui, Maometto nacque in Arabia e in gioventù era un semplice vetturale, che accompagnava carovane di mercanti con i cammelli.

☑ Il primo miracolo di Maometto
Durante un viaggio in Egitto, Maometto si fermò in una cappella nel deserto d'Arabia, dove viveva un eremita cristiano. Qui si verificò il suo primo miracolo:

✓ La porta della cappella, inizialmente bassa e stretta, si allargò e divenne grandiosa al suo passaggio.

Questa storia sembra una deformazione polemica della tradizione islamica, che racconta di segni divini nella vita di Maometto, interpretati da M. in chiave miracolosa.

☑ Dalla povertà al potere
Col passare del tempo, Maometto divenne ricco e influente, riuscendo a ottenere il governo della terra di Corondaria, che amministrò con saggezza. Alla morte del precedente governante, Maometto sposò la sua vedova, Cadiga (Khadija), una donna molto ricca.

☑ La malattia e la rivelazione dell'angelo
Secondo M., quando Cadiga scoprì che Maometto soffriva di epilessia, si disperò per averlo sposato. Tuttavia, Maometto si giustificò, affermando che le sue crisi epilettiche non erano malattie, ma il segno che riceveva messaggi divini dall'arcangelo Gabriele.
✓"Ogni volta che cado, è perché l'angelo Gabriele mi parla e la sua luce è troppo forte per me".

M. interpreta questa spiegazione come un inganno, ma in realtà la tradizione islamica sostiene che Maometto ricevette rivelazioni divine attraverso l'arcangelo Gabriele, che gli comunicò i versetti del Corano.

☑ La sua discendenza e il legame con Ismaele
M. sottolinea che Maometto apparteneva alla discendenza di Ismaele, figlio di Abramo e della serva Agar. Secondo la tradizione islamica, gli Arabi sono discendenti di Ismaele, e per questo l'Islam si considera erede della fede monoteista di Abramo.

Egli distingue diverse popolazioni arabe:
✓ Ismaeliti, discendenti di Ismaele.
✓ Saraceni di Sara, che, secondo lui, discenderebbero da un'altra linea.
✓ Moabiti e Ammoniti, discendenti di Moab e Ammon, figli delle figlie di Lot.

Questa divisione riflette le genealogie bibliche, interpretate per spiegare le origini dei popoli arabi e la loro diversità.

📜 Perché i Saraceni non bevono vino?

☑ L'uccisione dell'eremita e la maledizione del vino
M. racconta una storia leggendaria sull'origine del divieto islamico di bere vino. Secondo lui, Maometto era legato a un eremita cristiano, che viveva in un deserto vicino al Monte Sinai.

Poiché Maometto amava ascoltare i suoi insegnamenti, i suoi servitori si stancarono di aspettare e decisero di uccidere l'eremita. Una notte, mentre Maometto era ubriaco e dormiva, essi usarono la sua spada per uccidere l'eremita, e poi la riposero accanto a lui, insanguinata.

Quando Maometto si svegliò e vide la spada sporca di sangue, credette di aver ucciso il suo amico in un accesso di ubriachezza. Preso dal rimorso, maledisse il vino e coloro che lo bevevano, imponendo ai suoi seguaci di non consumare più alcolici.

🔎 Un'origine deformata del divieto coranico
Questa spiegazione è una leggenda cristiana, che cerca di ridicolizzare Maometto. Nella realtà, il Corano proibisce il vino perché considerato una distrazione dalla preghiera e dalla devozione (Sura 5:90-91), ma la spiegazione fornita da Mandeville è una versione romanzata e polemica della legge islamica.

📜 La conversione dei cristiani all'Islam

☑ Come si diventa Saracini?
M. descrive il rito di conversione all'Islam per i cristiani. Secondo lui, chi si converte, sia per scelta, prigionia o necessità economica, viene accolto dai "flammi" o "archiflammi" (titolo con cui si riferisce ai religiosi musulmani), i quali pronunciano le seguenti parole:

✓ "Ello, ella Macometh, rosel, Alabeth", che lui traduce come "Non c'è Dio se non uno, e Maometto è il suo messaggero".

🔎 Questa è una traslitterazione scorretta della Shahada islamica, la professione di fede che un musulmano deve recitare per convertirsi:
✔ "Lā ilāha illa Allāh, Muhammad rasūlu Allāh" (Non c'è altro Dio all'infuori di Allah, e Maometto è il suo Profeta).

Commento

📌 Una visione medievale polemica di Maometto
Mandeville, come molti autori cristiani medievali, presenta Maometto sotto una luce negativa, descrivendolo come un ingannatore e un impostore:

✔ Lo rappresenta come epilettico, suggerendo che le sue visioni non fossero divine, ma il frutto della sua malattia.
✔ Lo dipinge come un uomo senza scrupoli, che approfitta della sua posizione per ottenere potere.
✔ Inserisce leggende diffamatorie, come la storia dell'eremita e della maledizione del vino.

📌 Una critica implicita all'Islam
Il racconto non è solo una biografia, ma una critica mascherata alla religione islamica:

✔ Presenta l'Islam come una fede nata da un inganno e da un errore.
✔ Deforma i suoi precetti, come il divieto del vino e la preghiera.
✔ Raffigura i musulmani come ipocriti, che violano in segreto le proprie regole.

📌 Un resoconto popolare medievale
Nonostante la sua distorsione, il racconto di Mandeville riflette la conoscenza limitata e i pregiudizi dell'epoca medievale. Il suo testo si basa probabilmente su racconti orali e leggende diffuse in Europa, piuttosto che su fonti dirette islamiche.

📌 Un interesse per le conversioni all'Islam
L'attenzione di Mandeville verso la conversione dei cristiani all'Islam rispecchia una preoccupazione medievale molto diffusa:

Il pericolo delle conversioni forzate, soprattutto nei territori musulmani.
Il timore che i cristiani si allontanino dalla vera fede per interesse economico o sopravvivenza.

📌 Mandeville non si limita a descrivere Maometto, ma costruisce un ritratto fortemente polemico, tipico della mentalità medievale cristiana.

🔎 Il suo resoconto mescola miti, distorsioni e informazioni reali, creando una narrazione leggendaria più che storica.

* * *

📜 Il regno delle Amazzoni e le loro usanze

M. dedica una parte del suo racconto a descrivere il regno delle Amazzoni, un'antica leggenda già nota nel mondo greco e ripresa più volte nella letteratura medievale. Secondo lui, si tratta di un reame abitato esclusivamente da donne, che hanno scelto di vivere senza uomini, non perché questi non possano sopravvivere nel loro paese, ma perché le donne si rifiutano di essere dominate dagli uomini.

☑ L'origine del regno delle Amazzoni
L'autore riferisce che, un tempo, il paese era governato da un re di nome Colapino, che aveva sposato donne del suo popolo, come avveniva comunemente nelle altre terre. Tuttavia, durante una guerra con il re d'Africa, Colapino fu ucciso in battaglia, insieme alla nobiltà maschile del regno.

☑ La rivolta delle donne
Dopo questa perdita devastante, la regina e le nobildonne, rimaste vedove e ormai senza protezione, decisero di prendere le armi. Per assicurarsi che nessun uomo potesse mai più dominare il loro regno, sterminarono tutti i maschi rimasti e stabilirono che, d'ora in avanti, nessun uomo avrebbe potuto risiedere stabilmente tra loro per più di sette giorni.

☑ La riproduzione e l'educazione dei figli
Nonostante il loro rifiuto della presenza maschile, le Amazzoni non si astengono dai rapporti con gli uomini. Si recano ai confini del loro regno, dove i loro amanti le attendono, e rimangono con loro per dieci giorni.

Se nascono figli maschi, le Amazzoni hanno due alternative:
✓ Ucciderli, per preservare la purezza della loro società.
✓ Affidarli ai padri, dopo i primi due anni di vita, una volta che i bambini hanno imparato a camminare e a nutrirsi da soli.

Le figlie femmine, invece, vengono allevate secondo le tradizioni guerriere del regno:
✓ Se nascono da famiglie nobili, viene cauterizzata la loro mammella sinistra per consentire loro di portare più agevolmente lo scudo.
✓ Se sono di estrazione popolare, viene loro tagliata la mammella destra, affinché non sia d'ostacolo nell'uso dell'arco turco, un'arma in cui eccellono.

☑ Il governo delle Amazzoni
Il regno è guidato da una regina, scelta per elezione. Non si tratta di un titolo ereditario, ma viene designata la donna più forte e abile nelle armi.

Le Amazzoni sono grandi combattenti e offrono i loro servizi come mercenarie ad altri sovrani, per sostentarsi e mantenere il loro stile di vita autonomo.

☑ La geografia del regno
M. descrive Amazonia come un'isola, completamente circondata dall'acqua, con due sole vie d'accesso. Ai confini del loro territorio vivono gli uomini con cui le Amazzoni si accoppiano, senza però concedere loro alcun diritto sulla loro società.

Commento

📌 Un mito antico, trasformato in resoconto medievale
Le Amazzoni erano già note nel mondo classico grazie ai racconti di Erodoto, Diodoro Siculo e Plinio il Vecchio, e l'epica greca le raffigurava come avversarie degli eroi, tra cui Achille e Eracle.

📌 Nel medioevo, il mito delle Amazzoni si arricchisce di nuove sfumature, spesso interpretate in chiave morale o simbolica. Mandeville, pur riportando una storia fantastica, la inserisce nel suo itinerario geografico, facendola apparire come un luogo reale.

📌 Un regno che ribalta l'ordine naturale
Il racconto delle Amazzoni incarna una profonda inversione dell'ordine sociale medievale. Nel mondo di Mandeville, dominato da una società patriarcale, la storia di donne che rifiutano la presenza maschile, impongono il proprio dominio e addirittura sterminano gli uomini, risulta sorprendente e provocatoria.

📌 L'elemento guerresco e la società militare
L'attenzione alle capacità belliche delle Amazzoni, alla loro disciplina militare, e alla modifica del loro corpo per migliorare l'efficacia in battaglia, dimostra una concezione rigidamente militarizzata della società amazzonica.

📌 La fascinazione medievale per la sessualità e la trasgressione
Il fatto che le Amazzoni non siano caste, ma scelgano di accoppiarsi con uomini solo per fini riproduttivi, senza instaurare rapporti duraturi, potrebbe aver affascinato o scandalizzato il pubblico medievale. Il loro rifiuto del matrimonio e della subordinazione maschile si pone in contrasto con la concezione cristiana del ruolo della donna.

📌 Un'utopia negativa?
Mandeville sembra trattare Amazonia come un mondo parallelo, quasi un'utopia distorta, dove le donne hanno preso il potere con la violenza e lo mantengono attraverso un rigido controllo sociale. La forza e l'indipendenza femminile sono celebrate, ma anche rappresentate come qualcosa di anomalo e sovversivo.

📜 Il regno di Tramegitta e l'Alessandria di Alessandro Magno

Dopo aver descritto Amazonia, M. menziona il paese di Tramegitta, che definisce molto fertile e piacevole.

☑ Alessandro Magno e la prima Alessandria
Secondo M., Alessandro Magno inizialmente progettò di costruire qui la città di Alessandria, ma in seguito cambiò idea e fondò la città in Egitto. La città di Tramegitta viene identificata con Celsite, un nome che non trova riscontro nelle fonti storiche, ma che potrebbe essere una versione deformata di un antico toponimo.

Commento

📌 Il regno delle Amazzoni, così come descritto da Mandeville, è una delle più affascinanti e sorprendenti leggende medievali, un misto di antichi miti greci, elementi storici deformati e immaginazione fantastica.

📌 Il suo racconto mescola l'ammirazione per la forza di queste donne con un senso di inquietudine per il loro completo rifiuto del mondo maschile, trasformando Amazonia in un simbolo di potere, ma anche di alterità e sovversione.

📌 L'inserimento di Alessandro Magno dimostra come, nel medioevo, storia e leggenda fossero spesso inscindibili, e come le narrazioni di viaggiatori quali Mandeville si ponessero al confine tra resoconto geografico e romanzo d'avventura. Nel Romanzo di Alessandro, un'opera diffusa nel medioevo, il conquistatore viene dipinto come un viaggiatore straordinario, esploratore di terre sconosciute e fantastiche.

📜 L'Etiopia secondo Mandeville

M. offre una descrizione esotica e fantastica dell'Etiopia, tipica delle opere medievali, mescolando informazioni reali con racconti mitologici.

☑ La divisione dell'Etiopia
Egli divide l'Etiopia in due parti principali:

✓ Parte occidentale
✓ Parte meridionale, che chiama Montagnia, abitata da persone più nere che altrove.

☑ Il fenomeno della fonte calda e fredda
Nella parte meridionale, M. descrive una fonte misteriosa, con proprietà sorprendenti:

✓ Di giorno è così fredda che nessuno può berne l'acqua.
✓ Di notte diventa così calda che nessuno può immergervi le mani.

🔎 Questa descrizione sembra ispirata ai racconti di sorgenti termali e geyser, fenomeni ben noti in alcune regioni vulcaniche.

☑ Il clima estremo e l'influenza dell'Oceano
M. racconta che, più a sud, il sole colpisce direttamente la terra, rendendo la regione inabitabile per il calore estremo. Inoltre, afferma che tutti i fiumi dell'Etiopia sono torbidi e le acque sono salate, a causa della vicinanza con l'Oceano.

🔎 Questa è una semplificazione geografica: l'Etiopia ha effettivamente climi molto caldi, ma è anche ricca di fiumi e sorgenti dolci, come il Nilo Azzurro.

📜 Strane creature dell'Etiopia

☑ I popoli fantastici
M. descrive genti dalle caratteristiche straordinarie, in linea con le leggende medievali sugli "uomini mostruosi" dell'Africa e dell'Asia.

☑ Gli Sciapodi o Cussia
Secondo lui, in Etiopia esiste una razza di uomini con un solo piede gigantesco, che possono usarlo per coprirsi dal sole quando si sdraiano a terra. Essi corrono così velocemente che è meraviglioso vederli.

🔎 Questa è una delle leggende più diffuse dell'antichità: Plinio il Vecchio nel Naturalis Historia (I secolo d.C.) parlava degli Sciapodi, creature che vivevano nell'India meridionale o in Etiopia.

☑ L'inversione del colore dei capelli
M. racconta che i bambini etiopi nascono con i capelli bianchi, che poi diventano neri con la crescita.

🔎 Questa credenza potrebbe derivare da una cattiva interpretazione del fenomeno dell'ingrigimento precoce dei capelli, comune in alcune popolazioni.

📜 La città di Saba e il legame con i Magi

☑ La città di Saba
M. menziona la città di Saba, leggendaria capitale del regno della regina di Saba, famosa per la sua visita a re Salomone (Biblia, 1 Re 10).

☑ Egli afferma che uno dei tre re Magi che visitarono Gesù a Betlemme proveniva da questa città.

☑ Secondo la tradizione cristiana orientale, il re Magio Baldassarre era etiope.

🔎 L'importanza dell'Etiopia nei racconti medievali
✔ L'Etiopia era vista come una terra esotica e misteriosa, associata a figure bibliche e profetiche.
✔ I cristiani medievali la identificavano con il mitico Prete Gianni, un sovrano cristiano che, si credeva, regnava su un immenso impero africano.

📜 Dall'Etiopia all'India

☑ Il passaggio verso l'India
M. afferma che dall'Etiopia si può raggiungere l'India, attraversando molti e diversi paesi.

☑ Divide l'India in tre zone climatiche:

🔎 Il legame tra Etiopia e India
Nel medioevo, si credeva che l'Etiopia e l'India fossero terre vicine e interconnesse. Questa confusione derivava dall'antica credenza romana secondo cui il mondo conosciuto finiva in un unico grande oceano che collegava l'Africa e l'Asia.

🔎 Gli Arabi medievali chiamavano sia l'Etiopia che l'India con il termine generico di "Al-Hind".
✔ Anche le spezie indiane arrivavano in Europa attraverso l'Etiopia e il Mar Rosso, rafforzando l'idea di un collegamento diretto tra le due regioni.

Commento

📌 Una visione mitologica dell'Etiopia
✔ Mandeville non descrive la vera Etiopia, ma una terra fantastica e misteriosa, abitata da creature straordinarie.
✔ Le sue descrizioni derivano da leggende greco-romane e medievali più che da reali esperienze di viaggio.

📌 Gli Sciapodi e il fascino dei "mostri umani"
✔ La storia degli uomini con un solo piede gigante è un mito diffuso dall'antichità, presente anche in autori come Plinio il Vecchio e Marco Polo.
✔ Questi racconti servivano a rendere esotiche le terre lontane e a suscitare meraviglia nei lettori europei.

📌 L'Etiopia come ponte tra Bibbia e leggende medievali
✔ L'associazione dell'Etiopia con i Magi e la città di Saba riflette l'importanza teologica e simbolica attribuita a questa terra nel medioevo.
✔ Essa era vista come un luogo di prodigi e rivelazioni divine, in bilico tra la realtà geografica e il mito.

📌 La confusione tra Etiopia e India
✔ Nel pensiero medievale, l'Etiopia e l'India erano spesso confuse e considerate vicine, a causa dei commerci e delle fonti classiche.
✔ Questo errore geografico si riflette anche nelle mappe e nei racconti di viaggio dell'epoca.

📌 Mandeville dipinge l'Etiopia come una terra misteriosa, popolata da esseri straordinari, tra mito e realtà.
Mescola geografia, tradizioni bibliche e leggende antiche, creando un racconto fantastico più che storico.
✔ L'associazione dell'Etiopia con l'India rivela l'influenza delle mappe e dei testi antichi, che confondevano i due continenti.

📜 L'India secondo Mandeville

M. continua la sua descrizione dei luoghi lontani, soffermandosi su India, l'isola di Ormes e l'isola di Canna, mescolando realtà e fantasia.

☑ Origine del nome
✓ L'autore afferma che l'India prende il nome dal fiume Indo, che attraversa il paese.

🔎 Questo è corretto: il termine "India" deriva dal sanscrito Sindhu, nome dell'Indo, e fu adattato dai Greci come Indós.

☑ Creature straordinarie
M. riporta che nel fiume Indo vivono anguille lunghe 30 piedi.
✓ Sostiene che gli abitanti lungo il fiume sono di colore verde e giallo, descrizione che non ha riscontro nella realtà.

☑ Un popolo immobile
✓ Secondo M., gli Indiani sono poco inclini a viaggiare, perché influenzati da Saturno, pianeta lento e poco mobile.
✓ Per contrasto, gli Europei sarebbero più propensi a viaggiare perché sotto l'influenza della Luna, che si muove rapidamente nel cielo.

🔎 Questo ragionamento è basato sull'astrologia medievale e sulla credenza che i pianeti influenzassero il carattere delle popolazioni.

☑ Il commercio con l'Occidente
✓ Parla dell'isola di Ormes, importante snodo commerciale tra l'India e il Medio Oriente.
✓ Mercanti veneziani e genovesi vi arrivano per comprare spezie e merci pregiate.

📜 Ormes: una terra ostile al corpo umano

☑ Un clima insopportabile
✓ Afferma che il calore è così intenso che gli uomini di Ormes subiscono un collasso corporeo:

🔎 Questa descrizione è chiaramente esagerata, ma riflette la percezione europea dell'estremo caldo del Golfo Persico.

☑ L'uso dell'acqua per sopravvivere
M. racconta che, in alcune parti dell'India, uomini e donne si immergono nei fiumi fino al viso per gran parte della giornata, a causa del caldo.

🔎 Questa pratica ricorda le abitudini delle popolazioni dell'India, che spesso si rinfrescavano nei corsi d'acqua.

☑ Navi senza chiodi di ferro
✓ Spiega che a Ormes le navi non contengono ferro, perché il mare è ricco di calamite naturali, che attrarrebbero i metalli e farebbero affondare le imbarcazioni.

🔎 Anche Marco Polo menzionava la presenza di scogli magnetici nel Golfo Persico, sebbene non esistano nella realtà.

📜 L'isola di Canna e le religioni indiane

☑ Una terra fertile ma devastata dal mare
M. racconta che l'isola di Canna era un tempo grande e fiorente, ma che il mare l'ha consumata e ridotta.
✓ Il suo re, un tempo potente, combatteva contro Alessandro Magno.

☑ Religioni e culti indiani
✓ L'autore descrive le credenze delle popolazioni locali, affermando che adorano diverse divinità e fenomeni naturali:

☑ Simulacri e idoli
M. distingue tra:

✓ Gli Indiani non credono che i loro idoli siano dei, ma piuttosto tributi a persone amate da Dio.

☑ Il culto del bue
✓ Egli riporta che gli Indiani venerano il bue, perché è l'animale più utile e pacifico.
✓ Per questo motivo lo rappresentano in forma divina, metà uomo e metà toro.

🔎 Questa descrizione richiama il culto indù del toro Nandi, veicolo di Shiva.

☑ Il culto degli animali e i presagi
✓ Gli Indiani ritengono che gli incontri mattutini con animali possano portare fortuna o sfortuna.
✓ Ad esempio:

🔎 Questa credenza non è esclusivamente indiana, ma diffusa in molte culture antiche.

📜 La pratica della cremazione e l'assenza di sepolture

☑ I cadaveri non vengono sepolti
M. scrive che, in India e nelle isole circostanti, i corpi non vengono sepolti.
✓ Secondo lui, questo è dovuto al caldo estremo, che fa decomporre rapidamente i cadaveri.

🔎 In realtà, la pratica della cremazione era molto diffusa in India, specialmente tra gli induisti.

📜 Il viaggio verso l'India Maggiore

☑ La città di Zarba
✓ L'autore racconta che, da Canna, si può navigare fino alla città di Zarba, una grande e bellissima città.
✓ Qui vivono molti cristiani, appartenenti a diverse religioni, tra cui i Medianiti.

🔎 Il riferimento ai Medianiti è confuso: potrebbe trattarsi di cristiani nestoriani, presenti in India nel medioevo.

☑ La foresta del pepe
✓ Dalla città di Zarba, si può arrivare alla terra di Lomba, dove si trova la foresta di Combar.
✓ In questa foresta cresce il pepe, prodotto molto pregiato nel commercio medievale.

🔎 Combar potrebbe essere Malabar, sulla costa sud-occidentale dell'India, famosa per la produzione di pepe nero.

Commento

📌 Una visione astrologica dei popoli
✔ Mandeville spiega il carattere degli Indiani e degli Europei in base all'astrologia, attribuendo la loro stabilità a Saturno e il dinamismo degli europei alla Luna.
✔ Questa visione riflette la mentalità medievale, che legava gli eventi terrestri ai moti celesti.

📌 La fusione tra realtà e mito
✔ Molte descrizioni contengono elementi reali, come il commercio a Ormes o la produzione di pepe nel Malabar.
✔ Tuttavia, vi sono esagerazioni e credenze mitologiche, come i testicoli che cadono a causa del caldo o le navi attratte dalle calamite.

📌 Una spiegazione razionale del politeismo indiano
✔ Mandeville cerca di razionalizzare il culto degli idoli, dicendo che gli Indiani credono in un solo Dio, ma onorano gli eroi e gli elementi naturali.
✔ Questo mostra un approccio più tollerante rispetto alla visione comune medievale, che spesso vedeva i culti pagani come pura idolatria.

📌 Il fascino dell'esotico e del proibito
✔ I racconti delle pratiche religiose bizzarre, del nudismo e delle stranezze naturali rispondono alla sete di meraviglia dei lettori medievali.
✔ La descrizione del culto animale è influenzata dai racconti di Erodoto e Marco Polo.

🔎 Mandeville dipinge un'India ricca di misteri e meraviglie, mescolando dati storici, leggende e interpretazioni astrologiche. Il racconto riflette il fascino medievale per l'Oriente, visto come un mondo esotico e pieno di stranezze.

📜 Sacrifici, riti funebri e il culto di San Tommaso in India

M. prosegue la sua narrazione introducendo usi e costumi religiosi estremi, con particolare attenzione a sacrifici umani, riti vedovili e il culto di San Tommaso in India. Mescola osservazioni reali con credenze popolari medievali, creando un affresco suggestivo dell'Oriente.

☑ L'autore racconta che:

✓ Gli Indiani uccidono i propri figli e aspergono di sangue i simulacri delle divinità.
✓ Considerano questo un sacrificio religioso per ingraziarsi le divinità.

👉 Interpretazione storica
✔ Questa descrizione sembra ispirata alle pratiche di offerte di sangue documentate in alcune religioni dell'India antica.
✔ Tuttavia, non ci sono prove che gli Indiani sacrificassero i loro figli ai loro dèi.
✔ È probabile che Mandeville abbia frainteso i sacrifici simbolici, come le offerte di latte e fiori.

📜 Il rituale delle vedove: la pratica del Sati

M. afferma che:

✓ Quando un uomo muore, il suo corpo viene bruciato, per evitare che i vermi lo divorino.
✓ Se la moglie non ha figli, viene bruciata insieme a lui, perché deve seguirlo nell'altro mondo.
✓ Se ha figli, può sopravvivere, ma se sceglie di vivere anziché bruciarsi, è considerata una donna malvagia e priva di onore.
✓ Al contrario, se una moglie muore prima del marito, l'uomo non è costretto a immolarsi e può risposarsi.

👉 Interpretazione storica
✔ Questa descrizione richiama la pratica del Sati, una tradizione induista per cui alcune vedove si immolavano sulla pira del marito.
✔ Il Sati era praticato soprattutto tra le caste guerriere e nobili dell'India medievale.
✔ Tuttavia, non era obbligatorio e spesso le vedove sceglievano di vivere.
✔ Mandeville descrive la pratica in modo stereotipato, enfatizzando la presunta oppressione delle donne senza considerare le dinamiche culturali e religiose.

📜 Uomini astemi, donne bevitrici

M. scrive che:

✓ In questo paese si producono vini molto forti.
✓ Le donne bevono vino liberamente, mentre gli uomini non ne bevono affatto.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo dettaglio è probabilmente falso, poiché in India il vino non era diffuso quanto altre bevande fermentate.
✔ Nelle società induiste e musulmane l'astinenza dagli alcolici era incoraggiata, ma non limitata agli uomini.
✔ È possibile che Mandeville abbia distorto un'osservazione reale su pratiche locali di consumo di bevande fermentate.

📜 Il culto di San Tommaso in India

M. racconta che:

✓ Dopo aver attraversato molti territori, si giunge a Maburon, un grande regno con città magnifiche.
✓ In questo regno si trova la tomba di San Tommaso Apostolo, martirizzato e sepolto nella città di Calamia.
✓ Gli Assiri trasportarono il corpo a Edessa (Mesopotamia), ma il braccio e la mano furono riportati in India.

👉 Interpretazione storica
San Tommaso è tradizionalmente associato all'evangelizzazione dell'India.
✔ Esiste tuttora un culto a San Tommaso a Chennai (Madras), in Tamil Nadu, dove si dice che sia stato martirizzato.
✔ La città di Calamia potrebbe essere una distorsione del nome Mylapore, dove si trova la Basilica di San Tommaso.

📜 Il giudizio miracoloso della mano di San Tommaso

☑ Secondo M.:

✓ Il braccio e la mano sono esposti fuori dal sepolcro.
✓ Gli abitanti usano la mano per emettere sentenze legali.
✓ In caso di disputa, si pongono le ragioni scritte delle due parti nella mano del santo.
✓ La mano scarta la falsità e trattiene la verità, permettendo di stabilire la giustizia.

👉 Interpretazione storica
✔ Questa credenza richiama il culto delle reliquie miracolose tipico del medioevo.
✔ Mandeville sembra mescolare la devozione cristiana con pratiche divinatorie popolari in Oriente.
✔ In effetti, alcuni santuari in India erano frequentati da persone in cerca di giudizio divino.

Commento

📌 Riti funebri estremizzati
✔ Mandeville enfatizza elementi macabri e violenti, rendendo il racconto più sensazionalistico.
✔ Il sacrificio dei figli e l'immolazione delle vedove vengono drammatizzati per impressionare i lettori medievali.

📌 Visione europea della donna indiana
✔ Il racconto riflette una visione maschilista e distorta della condizione femminile in India.
✔ L'idea che una vedova debba immolarsi per evitare il disonore è un'esagerazione rispetto alla realtà storica.

📌 La sacralità delle reliquie
✔ La storia della mano di San Tommaso mostra la grande fiducia medievale nel potere delle reliquie.
✔ L'idea di una reliquia che giudica cause legali combina il misticismo cristiano con la credenza orientale nella giustizia divina.

📌 Elementi fantastici
✔ L'autore continua a mescolare dati reali con leggende, creando un quadro affascinante dell'India medievale.

🔎 Mandeville descrive l'India come una terra di meraviglie e crudeltà, con riti funebri estremi e reliquie miracolose. Le sue descrizioni riflettono sia pregiudizi medievali, sia una genuina fascinazione per l'Oriente.

📜 Il viaggio verso l'isola di Lamori e la scoperta della forma della Terra

L'autore medievale continua a esplorare terre esotiche e credenze fantastiche, soffermandosi in particolare su:

✓ L'isola di Lamori e le sue usanze insolite, tra nudismo e cannibalismo.
✓ La questione della sfericità della Terra, dimostrata attraverso l'osservazione delle stelle e l'uso dell'astrolabio.
✓ L'opposizione tra il Polo Artico e il Polo Antartico e l'idea che si possa circumnavigare la Terra.

📜 L'isola di Lamori e i suoi costumi

☑ Secondo il testo:

✓ Gli abitanti dell'isola di Lamori vanno completamente nudi, sia uomini che donne.
✓ Deridono i viaggiatori stranieri vestiti, ritenendo che Dio abbia creato l'uomo nudo e che vestirsi sia segno di incredulità.
✓ Non esiste il matrimonio: tutte le donne sono comuni, e nessun uomo può rivendicare una donna come propria moglie.
✓ I figli vengono assegnati a caso a chi li vuole crescere.
✓ La proprietà privata non esiste: ogni cosa è condivisa tra tutti gli abitanti.
✓ Il cannibalismo è diffuso: gli abitanti preferiscono carne umana a qualsiasi altro cibo.
✓ I mercanti vendono bambini ai locali, che li allevano per ingrassarli prima di mangiarli.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo racconto mescola credenze medievali sulle popolazioni esotiche con elementi di antropologia distorta.
L'idea del nudismo può derivare da osservazioni di popoli tropicali che vivevano con abiti minimi a causa del caldo.
La mancanza di matrimonio e proprietà privata potrebbe essere un'idealizzazione simile alle utopie medievali di terre senza gerarchia.
Il cannibalismo era spesso attribuito agli "altri" come segno di barbarie, ma non ci sono prove che intere civiltà lo praticassero su larga scala.

📜 La sfericità della Terra e il polo Antartico

M. introduce un'osservazione importante:

✓ In Lamori e nelle terre vicine non si vede la Stella Polare, ma un'altra stella chiamata Polo Antartico.
✓ Questo dimostra che la Terra è sferica, poiché le stelle visibili cambiano a seconda della latitudine.
✓ Come i marinai dell'Europa si orientano con la Stella Polare, così quelli dell'emisfero sud si guidano con la Stella del Sud.
✓ Se si trovasse un passaggio attraverso i mari, si potrebbe circumnavigare la Terra interamente.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo passaggio mostra che nel medioevo si era consapevoli della sfericità della Terra.
✔ L'osservazione delle stelle era un metodo scientifico valido per dimostrare la curvatura terrestre.
✔ Mandeville prefigura l'idea delle esplorazioni oceaniche che porteranno alla circumnavigazione del globo nel XVI secolo.

📜 L'uso dell'astrolabio per misurare la posizione delle stelle

☑ L'autore racconta di aver viaggiato fino alla Libia e all'India, osservando:

✓ L'altezza della Stella Polare in diverse latitudini, misurandola con un astrolabio.
✓ Più si scende a sud, più la Stella Polare scompare, e appare la Stella Antartica.
✓ Ha visto i due terzi del firmamento, mancando solo una piccola parte per completare il giro del mondo.
✓ Il mondo può essere circumnavigato, perché il cielo è diviso in due parti uguali tra i Poli Artico e Antartico.

👉 Interpretazione storica
L'uso dell'astrolabio mostra un metodo scientifico avanzato per l'epoca.
L'idea della circolarità della Terra era già accettata da Aristotele, Tolomeo e molti studiosi medievali.
✔ Tuttavia, nessun viaggio medievale documentato aveva ancora circumnavigato il globo.

📜 Gerusalemme come centro del mondo

☑ Secondo l'autore:

✓ Gerusalemme è il punto centrale del mondo.
✓ Si può dimostrare con un esperimento:

✓ Questo è coerente con la credenza che Gerusalemme fosse l'ombelico della Terra, come indicato nelle mappe medievali.
✓ Si può viaggiare tanto a est quanto a ovest, ma alla fine si arriva sempre agli estremi della Terra.

👉 Interpretazione storica
✔ Questa teoria riflette la visione cristiana medievale del mondo, in cui Gerusalemme era il centro della creazione.
✔ L'esperimento dell'ombra non è accurato: l'equatore è il punto in cui il Sole è esattamente sopra la testa all'equinozio.
✔ Tuttavia, l'idea di un mondo simmetrico e circumnavigabile è sorprendentemente moderna.
L'isola di Lamori è descritta come un'utopia selvaggia, con nudismo, libertà sessuale e cannibalismo.
Il racconto contiene elementi veri, come il fatto che alcune tribù tropicali vivevano con pochi vestiti.
La sfericità della Terra è chiaramente riconosciuta.
Le osservazioni astronomiche dimostrano che il medioevo non era un'epoca di ignoranza assoluta.
L'idea della circumnavigazione del globo anticipa di circa 200 anni le esplorazioni di Magellano.

📜 Il viaggio intorno al mondo e la conferma della sfericità della Terra

☑ L'autore medievale prosegue con il suo racconto di viaggio, soffermandosi su:

✓ Un esploratore che circumnaviga la Terra e si ritrova nel suo paese senza riconoscerlo all'inizio.
✓ La teoria della sfericità della Terra, spiegata con osservazioni astronomiche e concetti geometrici.
✓ L'uso dell'astrolabio per confermare che le persone dell'altra parte del mondo sono "piedi contro piedi" rispetto a noi.

📜 L'esploratore che circumnavigò la Terra

☑ Il testo narra di un uomo del suo paese che:

✓ Partì per esplorare il mondo e attraversò India e numerose isole.
✓ Dopo migliaia di leghe di viaggio, arrivò in un'isola dove la gente parlava la sua lingua.
✓ Sentì parlare i contadini e guidare i buoi con le stesse parole usate nel suo paese.
✓ Rimase sorpreso e confuso, non comprendendo come fosse possibile.
✓ Solo in seguito realizzò che aveva circumnavigato il globo e raggiunto il proprio paese.
✓ Anziché fermarsi, tornò indietro lungo la stessa rotta, perdendo molto tempo e fatica.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo racconto anticipa la possibilità della circumnavigazione terrestre, che sarà poi realizzata da Magellano (1519-1522).
L'idea che un viaggio prolungato possa riportare al punto di partenza era già concepita nel medioevo.
✔ L'incredulità dell'esploratore deriva dall'assenza di mappe dettagliate e dalla scarsa conoscenza delle dimensioni reali della Terra.

📜 La dimostrazione della sfericità della Terra

☑ Il testo ribadisce che:

✓ Non si può "cadere" dalla Terra, perché tutte le persone sono attratte verso il centro della Terra.
✓ A noi sembra di stare "sopra" gli altri, ma agli altri sembra il contrario.
✓ Se gli uomini potessero cadere nello spazio, allora anche la Terra e il mare dovrebbero "cadere", ma questo è impossibile.
✓ Si cita il passo biblico: "Ne timeas me, qui suspendi terram in nihilo" ("Non temere, perché io ho sospeso la Terra nel nulla"), a conferma dell'idea che la Terra fluttua nello spazio.

👉 Interpretazione storica
✔ Questa è una spiegazione rudimentale della gravità prima di Newton.
✔ Il concetto che la Terra attira tutto verso il centro non era ancora ben sviluppato, ma la sfericità della Terra era nota.
✔ L'idea che il mondo è abitabile ovunque (anche "sotto di noi") anticipa le moderne concezioni della geografia.

📜 La grandezza della Terra e le misurazioni astronomiche

☑ L'autore cerca di calcolare la circonferenza terrestre basandosi su:

✓ Osservazioni astronomiche e dati degli antichi astronomi.
✓ L'idea che il firmamento è diviso in 360 gradi, e la Terra ha la stessa divisione.
✓ Misura le stelle con l'astrolabio e osserva i cambiamenti della Stella Polare e della Stella Antartica.
✓ Conclude che la Terra può essere misurata geometricamente, e la sua dimensione è enorme.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo è un tentativo notevole di misurazione scientifica per l'epoca.
✔ Si basa sulle conoscenze di Tolomeo e degli astronomi arabi, che già stimavano correttamente la circonferenza terrestre.
✔ L'idea che viaggiando si possa tornare al punto di partenza è una precisa anticipazione del viaggio di Magellano.

Commento

📌 Il racconto di un uomo che circumnaviga il mondo senza accorgersene è un'idea affascinante e moderna.
📌 La Terra è sferica, e questo è dimostrato sia dall'esperienza di viaggio che dalle osservazioni astronomiche.
📌 L'uso dell'astrolabio per misurare la Stella Polare e il Polo Antartico è una metodologia scientifica avanzata per il medioevo.
📌 Il testo anticipa concetti geografici e astronomici che verranno confermati nei secoli successivi.

📜 L'isola di Gianna e la sua immensa ricchezza

L'autore continua il suo racconto descrivendo un'isola incredibilmente ricca e potente, l'isola di Gianna (che potrebbe essere una rappresentazione medievale delle isole delle Spezie, come le Molucche o Sumatra).

☑ Si dice che:

✓ È un'isola molto vasta, con una circonferenza di quasi duemila leghe.
✓ Il suo sovrano è un re ricchissimo e potente, che domina su sette altri re di isole vicine.
✓ La popolazione è numerosa e ben organizzata.
✓ È una terra fertile e abbondante, ricca di spezie, oro e argento, ma senza vino.

👉 Interpretazione storica
Potrebbe rappresentare Sumatra, Giava o le Molucche, regioni famose per la produzione di spezie.
✔ La menzione di sette isole satelliti potrebbe riferirsi all'arcipelago indonesiano.
L'assenza di vino confermerebbe l'identificazione con l'Indonesia, dove il clima tropicale non permette la coltivazione della vite.

📜 Le spezie dell'isola

☑ L'isola è famosa per la produzione di:

✓ Zenzero (gengiovo)
✓ Chiodi di garofano
✓ Cannella
✓ Noce moscata e macis
✓ Zedoc (forse una variante dello zedoario, una radice simile allo zenzero)
✓ Mastice (una resina aromatica usata in medicina e profumeria).

👉 Interpretazione storica
Queste spezie erano altamente preziose nel medioevo e venivano vendute a peso d'oro in Europa.
L'isola delle spezie era una destinazione mitica per i mercanti, e il controllo del commercio delle spezie era una delle cause principali delle esplorazioni europee.

📜 Il palazzo del re di Gianna

☑ Il palazzo del re è descritto come una delle meraviglie del mondo:

✓ Scalini d'oro e d'argento
✓ Mura rivestite di lastre d'oro e d'argento, incise con scene di battaglie
✓ Decorazioni con pietre preziose e perle
✓ Tetti e pavimenti dorati e argentati.

👉 Interpretazione storica
✔ Questa descrizione ricorda le leggende sui palazzi dorati dell'Estremo Oriente, come quelli di Cina e India.
✔ Il mito delle città d'oro era molto diffuso tra i mercanti europei del medioevo.
✔ Il palazzo potrebbe essere ispirato dai templi buddisti e induisti, spesso decorati con ori e pietre preziose.

📜 La guerra tra il re di Gianna e il Gran Khan di Catai

☑ Il racconto descrive un conflitto ricorrente tra:

✓ Il re di Gianna, sovrano indipendente e potente.
✓ Il Gran Khan di Catai (Cina), il più grande imperatore del mondo.
✓ Il Gran Khan vuole sottomettere l'isola e renderla tributaria, ma il re di Gianna si difende con successo.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo conflitto potrebbe riflettere le guerre tra l'impero mongolo e i regni del Sud-Est asiatico.
Kublai Khan tentò realmente di invadere il sud-est asiatico (Vietnam, Birmania e Giava) nel XIII secolo.
L'isola di Gianna potrebbe rappresentare Giava, che resistette all'invasione mongola nel 1293.

Commento

📌 L'isola di Gianna sembra una versione mitica di Sumatra, Giava o delle Molucche.
Le spezie sono l'elemento più prezioso dell'isola, confermando che il racconto si ispira alle isole delle spezie.
✔ Il palazzo ricchissimo potrebbe essere una descrizione esagerata dei sontuosi palazzi reali orientali.
La guerra tra il re di Gianna e il Gran Khan è probabilmente una rappresentazione delle vere guerre tra i Mongoli e il Sud-Est asiatico.

📜 L'isola di Patem e i suoi alberi straordinari

L'autore descrive un'isola meravigliosa e misteriosa, chiamata Patem o Talamasi, ricca di risorse naturali incredibili. Tra queste troviamo alberi che producono farina, vino, miele e veleno, oltre a un lago dalle proprietà insolite e canne che contengono pietre preziose.

☑ Gli alberi di quest'isola sono unici al mondo:

✓ Alcuni alberi producono farina, simile a quella di grano, ma con un sapore diverso.
✓ Altri alberi secernono un liquido che diventa miele.
✓ Alcuni alberi generano vino naturalmente.
✓ Vi sono anche alberi velenosi, il cui effetto mortale può essere annullato solo bevendo una soluzione a base di sterco disciolto in acqua.

👉 Interpretazione storica
L'albero della farina potrebbe essere il Sago (Metroxylon sagu), una palma che cresce nelle regioni tropicali del sud-est asiatico e produce un amido che viene usato per fare il pane.
Gli alberi che producono vino potrebbero riferirsi alla palma da vino, dalla quale si estrae una linfa fermentabile.
Il veleno estratto dagli alberi potrebbe essere il lattice di piante tossiche come l'Antiaris toxicaria, noto anche come "Albero delle frecce avvelenate", usato dalle tribù del sud-est asiatico per caccia e guerra.

☑ Nell'isola si trova un lago misterioso, del quale si dice che:

✓ Non ha fondo, nessuno è mai riuscito a misurarlo.
✓ Tutto ciò che vi cade dentro scompare per sempre.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo lago potrebbe essere un lago vulcanico o una palude con proprietà particolari.
✔ Il fatto che "inghiotta tutto" potrebbe riferirsi a sabbie mobili o a un cratere vulcanico sottomarino.
✔ Potrebbe anche essere ispirato a leggende locali su laghi senza fondo, comuni nelle credenze delle popolazioni del sud-est asiatico.

☑ Intorno al lago crescono delle canne straordinarie, chiamate "Tabi":

✓ Possono raggiungere lunghezze di 30 torse (unità di misura medievale, circa 45 metri).
✓ Nelle loro radici si trovano pietre preziose con poteri straordinari:

✓ Per questo, gli abitanti dell'isola sono invulnerabili in battaglia.
✓ Tuttavia, i nemici li uccidono con frecce di legno senza punta metallica.
✓ Le canne vengono usate per costruire casse, navi e altre strutture.

👉 Interpretazione storica
✔ Queste canne potrebbero essere una versione mitica del bambù gigante, pianta diffusissima in Asia e usata per molteplici scopi.
✔ Le pietre preziose nelle radici potrebbero essere ispirate al mito delle gemme naturali trovate nelle grotte o nei fiumi.
✔ L'idea che chi le porta sia invulnerabile al ferro richiama molte leggende medievali su amuleti magici e pietre protettive.
✔ Il metodo di attaccarli con frecce senza ferro è simile alle tattiche usate contro i guerrieri che indossavano armature resistenti alle armi convenzionali.

Commento

📌 L'isola di Patem/Talamasi sembra basarsi su racconti di viaggiatori medievali, mescolando realtà e leggenda.
📌 Gli alberi della farina, del miele e del vino potrebbero corrispondere a specie realmente esistenti.
📌 Il lago senza fondo potrebbe essere una formazione vulcanica o una leggenda.
📌 Le canne con pietre preziose e l'invulnerabilità al ferro sono elementi fantastici tipici dei racconti epici.

📜 L'isola di Talanoch e le sue meraviglie

L'isola di Talanoch è descritta come un luogo straordinario e ricco di fenomeni fuori dall'ordinario. Il racconto presenta un sovrano potentissimo, un'incredibile abbondanza di pesce e creature misteriose come vermi giganti e chiocciole enormi.

☑ Il sovrano dell'isola ha un'abitudine insolita e un enorme potere:

✓ Possiede migliaia di mogli e ne sceglie una diversa ogni notte.
✓ Ha centinaia di figli, anche più di 200.
✓ Mantiene un esercito di 14.000 elefanti da guerra, nutriti dai suoi sudditi.
✓ Gli elefanti sono usati in guerra con castelli di legno posti sopra di loro, dove vengono posizionati i soldati.
✓ Il modo di combattere nell'isola è diverso da quello europeo, simile a quello che si vedeva in India o nell'antica Cartagine.

👉 Interpretazione storica
Gli elefanti da guerra erano utilizzati realmente in India, Persia e Africa del Nord, spesso equipaggiati con torrette in legno per arcieri e lancieri.
✔ L'idea di un sovrano con migliaia di mogli e centinaia di figli potrebbe derivare da racconti su re orientali, in particolare i sultani e gli imperatori cinesi, che avevano vasti harem.
Il nome "Talanoch" potrebbe essere una distorsione di un toponimo indiano o del sud-est asiatico.

☑ Uno dei fenomeni più incredibili dell'isola è la misteriosa migrazione dei pesci:

✓ Tutti i pesci del mare arrivano spontaneamente alla riva una volta all'anno.
✓ Ogni specie arriva in ordine, rimanendo tre giorni prima di partire, mentre una nuova ondata di pesci arriva subito dopo.
✓ Gli abitanti credono che questo sia un segno di rispetto per il loro re, che si dice sia il più giusto e il più benedetto da Dio.
✓ I pesci si "arrendono" volontariamente alla morte, lasciando che gli abitanti li raccolgano senza sforzo.
✓ Il fenomeno è inspiegabile e sembra andare contro la natura stessa.

👉 Interpretazione storica
✔ Questa descrizione potrebbe derivare da osservazioni reali di migrazioni di pesci o eventi naturali come il fenomeno delle maree rosse, che portano alla spiaggiatura in massa di pesci.
✔ Alcune specie di pesci, come le sardine e le aringhe, si muovono in banchi enormi e possono finire accidentalmente arenate.
La credenza popolare che i pesci rendano omaggio al re riflette una tendenza delle società antiche a interpretare i fenomeni naturali come segni divini o auspici.

☑ L'isola ospita creature straordinarie:

✓ Chiocciole enormi, così grandi che le persone possono viverci dentro come fossero case.
✓ Vermi giganteschi, grossi come cosce umane, di colore bianco con testa nera.
✓ I vermi sono considerati una prelibatezza e vengono serviti come cibo reale.

👉 Interpretazione storica
Le chiocciole giganti potrebbero riferirsi a vere specie di molluschi di grandi dimensioni, come il Gigas Achatina dell'Africa tropicale, che può crescere fino a 30 cm.
I vermi giganti potrebbero essere larve di coleotteri o altri insetti grandi, consumati in alcune culture.
✔ In Asia e in Africa larve, bruchi e insetti vengono spesso considerati prelibatezze, e alcuni tipi di vermi bianchi vengono allevati per il consumo umano.

☑ Le pratiche funebri nell'isola sono brutali:

✓ Quando un uomo muore, la moglie viene sepolta viva accanto a lui.
✓ Se una moglie rifiuta di morire con il marito, viene vista come una traditrice e disprezzata.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo rito è molto simile alla pratica del "Sati" in India, dove le vedove venivano bruciate vive sulla pira funeraria del marito.
✔ Il Sati era considerato un atto di devozione, ma in realtà era un'orrenda pratica imposta alle donne, abolita solo in epoca coloniale britannica.
✔ Il sacrificio delle vedove è stato documentato in più culture antiche, come in alcuni casi tra i Vichinghi e tra i popoli dell'Asia centrale.

Commento

📌 L'isola di Talanoch sembra ispirarsi a racconti e miti su re potenti, animali straordinari e rituali esotici.
Il miracolo dei pesci può essere un'interpretazione fantasiosa di fenomeni reali, come la migrazione di banchi di pesci o eventi naturali.
Le chiocciole giganti e i vermi enormi possono derivare da osservazioni di creature esotiche realmente esistenti.
Il rito della moglie sepolta viva ha un chiaro parallelo con la pratica del Sati in India.

📌 L'isola di Talanoch, quindi, è un mix di realtà, leggende e immaginazione medievale, un esempio perfetto di come i viaggiatori del tempo interpretavano il mondo sconosciuto!

📜 Le isole misteriose e i popoli leggendari

Il racconto continua con la descrizione di isole abitate da genti strane e selvagge, con usanze incredibili e regni potenti. Ogni isola sembra rappresentare un mondo a parte, con creature leggendarie e pratiche fuori dal comune.

📜 L'isola di Raffo: uomini offerti agli uccelli

☑ In quest'isola si riscontra un rituale funebre singolare:

✓ Gli abitanti, quando un amico o parente si ammala gravemente, lo appendono ad un albero invece di aspettarne la morte naturale.
✓ Credono che sia meglio essere mangiati dagli uccelli, che considerano angeli di Dio, piuttosto che dai vermi nel terreno.

👉 Interpretazione storica
✔ Questa usanza richiama il "Celestial Burial" del Tibet e il funerale zoroastriano nelle Torri del Silenzio, dove i corpi venivano esposti agli avvoltoi.
✔ L'idea di ritornare alla natura attraverso gli uccelli è legata alla credenza che l'anima possa ascendere al cielo più rapidamente.

📜 L'isola dei cani assassini

☑ Gli abitanti di quest'isola mostrano un'altra pratica macabra:

✓ Nutrono enormi cani per uccidere i loro parenti malati, accelerando così la loro morte.
✓ Dopo che i cani hanno strangolato i moribondi, gli abitanti mangiano i cadaveri come se fosse cacciagione.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo rito può essere ispirato da sacrifici animali o rituali tribali, dove gli animali sacri venivano coinvolti nella morte umana.
✔ Alcuni popoli praticavano il cannibalismo rituale, credendo di assorbire l'essenza vitale dei defunti.

📜 L'isola di Mulca: il popolo assetato di sangue

Qui troviamo una tribù crudele e guerriera:

✓ Gli abitanti amano combattere per il semplice piacere di uccidere, specialmente i forestieri.
✓ Bevono il sangue umano, chiamato "Dan", come fosse una bevanda sacra.
✓ Il guerriero più onorato è quello che uccide più nemici.
✓ Patto di sangue: se due persone fanno pace, devono bere il sangue l'uno dell'altro per rendere l'accordo valido.

👉 Interpretazione storica
✔ Il rito del sangue è presente in molte culture guerriere, come i Vichinghi e le tribù germaniche, che sigillavano alleanze con sangue mescolato.
✔ Il consumo di sangue umano è stato documentato tra alcune popolazioni dell'Africa centrale e in pratiche sciamaniche.

📜 L'isola di Tracondia: il popolo che sibila

☑ Qui troviamo un popolo primitivo e animalesco:

✓ Vivono in caverne, incapaci di costruire case.
✓ Si nutrono di carne di serpenti e animali ripugnanti.
✓ Non parlano, ma comunicano sibilando come i serpenti.
✓ Il loro unico interesse è una misteriosa pietra preziosa con 40 colori, che considerano sacra senza conoscerne il valore.

👉 Interpretazione storica
✔ Il popolo che sibila potrebbe rappresentare una tribù isolata con una lingua incomprensibile per gli esploratori medievali.
✔ Il culto della pietra multicolore potrebbe riferirsi a minerali rari come l'opale o la pietra del camaleonte, che cambia colore con la luce.

📜 L'isola di Ongamara: i Cenofali (uomini con teste di cane)

☑ Una delle descrizioni più leggendarie del racconto:

✓ Tutti gli abitanti hanno la testa di cane, ma sono intelligenti e ragionevoli.
✓ Adorano un bue come divinità e portano amuleti d'oro e d'argento con la sua immagine.
✓ Sono feroci guerrieri, portano scudi enormi e lance, e mangiano i prigionieri di guerra.
✓ Il loro re è potentissimo e giusto, porta 300 perle orientali e un gigantesco rubino lungo un piede.
✓ Quando viene eletto, viene portato in processione con il rubino, che è il simbolo del suo potere.

👉 Interpretazione storica
I cinocefali (uomini con teste di cane) sono una delle leggende medievali più diffuse, apparse in racconti di viaggiatori come Marco Polo e in testi antichi greci e romani.
Potrebbero essere ispirati a popolazioni con tatuaggi tribali, maschere o elmi decorati, scambiati per vere teste canine.
✔ L'adorazione del bue è simile al culto di Nandi in India, la sacra cavalcatura di Shiva.
✔ Il rubino gigante potrebbe riferirsi a una gemma preziosa appartenente a un antico sovrano asiatico.

📜 L'isola di Dondina e altre ancora (con abitanti più spaventevoli e mostruosi)

Navigando verso mezzogiorno, si giunge in una vasta regione insulare chiamata Dondina. In questa terra abitano uomini di diverse e strane nature: il padre mangia il figlio, e il figlio il padre; il marito si ciba della moglie, e la moglie del marito.

Quando il padre, la madre o uno qualunque dei familiari si ammala, il figlio o un altro parente si reca dal sacerdote della loro legge, e lo prega affinché consulti l'idolo per sapere se l'ammalato morirà di quella malattia oppure no. Il sacerdote, assieme al figlio del malato, si presenta all'idolo, il quale, per virtù del demonio che lo possiede, risponde loro, dichiarando se il malato guarirà o meno. Se l'idolo afferma che sopravviverà, allora il figlio torna dal padre e lo cura secondo le indicazioni fornite dall'idolo, finché guarisce.

Lo stesso fanno le mogli per i mariti, i mariti per le mogli, e gli amici gli uni per gli altri. Ma se l'idolo predice la morte, allora il sacerdote, accompagnato dal figlio, dalla moglie o dall'amico, si reca dal malato, gli pongono un panno sulla bocca per soffocarlo, e così lo uccidono.

In seguito, fanno a pezzi il corpo, e invitano tutti gli amici a partecipare al banchetto funebre. Si procurano quanti più suonatori di piffero riescono a trovare, e consumano la carne con grande gioia e solennità. Dopo averla mangiata, raccolgono le ossa e le seppelliscono cantando e celebrando con grande festa e musica.

I parenti che non partecipano a questa cerimonia vengono ripudiati e provano grande vergogna e dolore, poiché non sono più considerati amici. Dicono che, mangiando quella carne, liberano l'anima del defunto dalle pene.

Se la carne è magra, si rimproverano di aver commesso un grave peccato lasciando il moribondo a soffrire troppo a lungo. Se invece è grassa, si congratulano con se stessi, ritenendo di averlo mandato presto in paradiso, senza troppe sofferenze.

Il re di questa isola è molto potente, e domina su cinquantaquattro isole maggiori, che io stesso ho veduto. Ognuna di queste ha un re coronato, ma tutti obbediscono a lui.

In una di queste isole vivono esseri altissimi come giganti, il cui aspetto incute terrore: hanno un solo occhio in mezzo alla fronte e si nutrono esclusivamente di carne e pesce, senza pane.

In un'altra isola, verso mezzogiorno, vi sono esseri di deforme statura e natura crudele: non hanno testa, e portano gli occhi sulle spalle e la bocca storta, a forma di ferro di cavallo, nel mezzo del petto.

In un'altra isola, gli uomini sono senza testa, con occhi e bocca sulla schiena.

In un'altra ancora, vi sono uomini il cui volto è completamente piatto, senza naso né occhi, ad eccezione di due fori rotondi al posto degli occhi e una bocca piatta come una fessura, priva di labbra.

In un'altra isola abitano creature dalla forma deforme, con un labbro inferiore enorme, che utilizzano per coprirsi la faccia quando dormono al sole.

In un'altra ancora si trovano omini nani, grandi il doppio dei pigmei, che hanno una piccola apertura al posto della bocca, per cui devono nutrirsi tramite una canna cava. Non hanno lingua e non parlano, ma sibilano e comunicano con gesti come fanno i muti.

In un'altra isola vivono persone con orecchie pendenti fino alle ginocchia.

In un'altra ancora, vi sono uomini con piedi equini, forti e robusti, che corrono così velocemente da poter catturare animali selvatici, di cui si nutrono.

In un'altra isola si trovano uomini che camminano a quattro zampe, su mani e piedi, come le bestie. Sono pelosi e salgono sugli alberi con la stessa agilità delle scimmie.

In un'altra isola abitano ermafroditi, cioè esseri che sono insieme uomo e donna. Hanno un solo seno sul lato destro, e nulla sull'altro. Possiedono gli organi di entrambi i sessi e usano ora l'uno, ora l'altro, a loro piacere: quando agiscono da donne, generano figlie; quando agiscono da uomini, concepiscono e partoriscono figli.

In un'altra isola abitano uomini che camminano con le ginocchia piegate in modo bizzarro, e pare che stiano per cadere ad ogni passo. Hanno otto dita per piede.

Nelle altre isole vicine vi sono molte altre razze e popoli mostruosi, dei quali si potrebbe tenere lunghissimo discorso. Ma, per non rendere eccessivamente lungo il mio scritto, sorvolerò brevemente su di esse.

🔎 Questo brano, come molte delle descrizioni etnografiche fantastiche dei Viaggi, si colloca nel solco di una lunga tradizione di meraviglie geografiche medievali. In esso si combinano elementi:
✔ Mitologici (i ciclopi, i giganti, gli sciapodi)
✔ Demonologici (l'idolo che parla per bocca del demonio)
✔ Antropologici deformati (la cannibalizzazione rituale, i mutanti senza testa)
✔ Echi biblici ed ellenistici (come le isole abitate da ermafroditi o da uomini che sembrano animali).

Commento

📌 Le isole descritte rappresentano un mix di fantasia, paura e interpretazione medievale di culture sconosciute.
📌 Il tema del cannibalismo e dei sacrifici umani è ricorrente, riflettendo i timori europei verso le popolazioni indigene dell'Asia e dell'Oceania.
📌 Le creature leggendarie, come gli uomini senza testa, derivano da antichi miti greci e romani, fusi con racconti di esploratori medievali.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo genere di resoconto non va letto come testimonianza storica, bensì come testo enciclopedico del meraviglioso, nel quale il viaggiatore cristiano medievale costruisce un immaginario dell'alterità radicale: l'altro da sé è al contempo mostruoso e soggetto alla dominazione cristiana e imperiale, come dimostrato dal fatto che tutti i re delle isole sono subordinati a uno solo, centrale e potente.
✔ Questa sezione, in particolare, si avvicina molto a fonti come Plinio il Vecchio, Solino, e i Topographia Christiana di Cosma Indicopleuste, con forti parallelismi anche con Marco Polo e le descrizioni simboliche tratte da bestiari e mappae mundi.

📜 Il reame di Mauri: una terra ricca e straordinaria

Il viaggio continua attraverso terre leggendarie, popolate da genti straordinarie e città immense, con costumi e credenze lontane dalla cultura europea. Il reame di Mauri, situato in India Maggiore, viene descritto come un luogo paradisiaco, ricco di risorse naturali e abbondanza, dove la povertà non esiste.

☑ Un luogo senza povertà, il regno più prospero e florido di India Maggiore:

✓ Più di mille o duemila città e innumerevoli villaggi (la prima si chiama Latori, ed è assai più grande di Parigi).
✓ Un territorio vastissimo e popoloso, dove la gente non conosce povertà.
✓ Qui nessuno chiede l'elemosina, poiché tutti hanno abbondanza di cibo e ricchezze.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo reame potrebbe rappresentare l'India del periodo medievale, famosa per il suo sistema agricolo avanzato e il commercio fiorente.
✔ L'assenza di poveri potrebbe essere una visione idealizzata dell'India da parte degli esploratori medievali, basata sulla prosperità di certe città commerciali.

☑ Il reame di Mauri è pieno di meraviglie naturali e animali straordinari:

✓ Uccelli enormi, due volte più grandi di quelli europei.
✓ Oche con il becco sopra la testa, di colore bianco e rosso.
✓ Serpenti considerati sacri, mangiati con grande solennità durante le feste.
✓ Galline con piume simili a lana bianca, come pecore.
✓ Le donne sposate portano un segno sulla testa a forma di corno, per distinguersi dalle nubili.
✓ Animali addestrati per la pesca, chiamati "idria", capaci di catturare pesci su comando.

👉 Interpretazione storica
✔ Gli uccelli giganti potrebbero riferirsi a specie locali come le gru sarus, le più alte al mondo.
✔ Le oche dal becco sopra la testa potrebbero essere un'interpretazione di uccelli tropicali con creste ossee.
Le galline con piume di lana potrebbero essere una variante delle silkie, razza originaria dell'Asia con piume morbide come il velluto.
✔ Il pesce catturato grazie a un animale potrebbe essere ispirato all'uso dei cormorani addestrati per la pesca in Cina e Giappone.

📜 La città di Cassaga: la "città del cielo"

☑ Cassaga è una metropoli immensa e straordinaria:

✓ Circuito di 50 leghe (oltre 200 km di diametro).
✓ Ogni casa ospita fino a 12 famiglie, segno di una densità abitativa altissima.
✓ 12.000 ponti attraversano la città, che sorge in una laguna simile a Venezia.
✓ 10 porte monumentali, ognuna con villaggi di supporto distanti 3-4 leghe.
✓ Un grande fiume scorre accanto alla città, facilitando il commercio e il trasporto.
✓ Vi abitano cristiani, mediani e mercanti di ogni nazione, rendendola un centro cosmopolita.
✓ Produzione di un vino speciale chiamato Bighon, molto potente e pregiato.

👉 Interpretazione storica
✔ Cassaga potrebbe rappresentare una visione idealizzata di città asiatiche come Hangzhou o Suzhou, rinomate per la loro architettura acquatica.
I 12.000 ponti ricordano la descrizione di Hangzhou da parte di Marco Polo, che la chiamava "la città più bella e nobile del mondo".
✔ Il vino Bighon potrebbe essere un riferimento al sake giapponese o ai vini di riso cinesi.

☑ Il convento delle bestie di Cassaga, un culto singolare:

✓ Un grande convento ospita giardini meravigliosi e animali sacri.
✓ I monaci nutrono migliaia di scimmie e animali strani, credendo che siano le anime reincarnate di nobili defunti.
✓ Due campanelle d'argento regolano il pasto: una per chiamare gli animali, l'altra per mandarli via.
✓ I contadini e la gente comune si reincarnano in bestie inferiori.
✓ I monaci rifiutano di dare il cibo avanzato ai poveri, poiché credono sia più giusto offrirlo alle anime penitenti reincarnate negli animali.

👉 Interpretazione storica
✔ Questa pratica potrebbe essere ispirata all'induismo e al buddismo, che credono nella reincarnazione delle anime.
✔ Il culto degli animali è presente in molte religioni orientali:
– Nel buddismo, gli animali sono visti come esseri in attesa di un miglior karma.
– Nell'induismo, alcuni animali sono considerati sacri e reincarnazioni di divinità.
✔ La reincarnazione nelle scimmie e il rifiuto di nutrire i poveri è una visione esagerata di pratiche religiose orientali, basata sulla mentalità medievale europea.

Commento

📌 Il reame di Mauri viene descritto come un paradiso terrestre, dove la ricchezza è distribuita equamente e non esiste la povertà.
📌 Gli animali straordinari e le usanze religiose uniche mostrano la percezione medievale delle culture orientali, viste come esotiche e bizzarre.
📌 Cassaga potrebbe essere ispirata a città cinesi e indiane, mentre il convento delle bestie riflette la credenza orientale nella reincarnazione.
📌 Il mix di realtà e fantasia rende il testo un'importante testimonianza della mentalità medievale verso il mondo esotico dell'Asia.

📜 Il regno di Catai e la corte del Gran Cane

Il viaggio continua nel reame di Catai, uno dei luoghi più ricchi e potenti del mondo medievale. Qui si trova la sede del Gran Cane, il leggendario imperatore mongolo, la cui corte è descritta come la più fastosa e organizzata mai vista.

☑ L'isola di Catai, centro del commercio mondiale e regno di straordinaria ricchezza:

✓ Catai è un centro economico mondiale, dove confluiscono mercanti da tutto il mondo per acquistare spezie, seta e altre merci preziose.
✓ I mercanti italiani, da Genova e Venezia, impiegano oltre un anno di viaggio per raggiungerlo.
✓ Le città sono immense e prosperose, con un commercio fiorente.

👉 Interpretazione storica
✔ "Catai" è il nome medievale per la Cina sotto il dominio mongolo, un riferimento all'epoca della dinastia Yuan (1271-1368).
Marco Polo descrisse Catai come un impero ricco e prospero, proprio come in questo racconto.
✔ Il lungo viaggio di 12 mesi riflette le difficoltà di raggiungere la Cina mediante la Via della Seta o per mare.

📜 La città di Sugramarcho e la città nuova di Caadonia

☑ Sugramarcho e Caadonia sono tra le città più importanti di Catai:

✓ Sugramarcho è la capitale della seta e delle spezie, fornita meglio di qualsiasi altro luogo al mondo.
✓ Caadonia è una città nuova e gigantesca, costruita dai Mongoli accanto a una città più antica.
✓ Caadonia ha 12 porte, con una distanza di un'intera lega tra l'una e l'altra, segno di una grande espansione urbana.

👉 Interpretazione storica
✔ "Sugramarcho" potrebbe riferirsi a Hangzhou o Suzhou, famose per il commercio di seta e spezie.
Caadonia potrebbe essere Pechino, che i Mongoli ricostruirono sotto il nome di Dadu (Khanbaliq).
Il numero delle porte e la grandezza della città riflettono la struttura urbana delle capitali mongole.

📜 Il palazzo del Gran Cane: lusso e opulenza senza eguali

☑ Un palazzo sfarzoso e gigantesco, simbolo del potere mongolo:

✓ Circondato da mura enormi, che coprono due leghe di perimetro.
✓ Un giardino e un monte artificiale con un altro palazzo sulla cima.
✓ Fosse profonde e peschiere piene di anatre e oche selvatiche, pronte per la caccia.
✓ Il Gran Cane caccia dalla sua finestra, senza uscire dal palazzo.
✓ 33 colonne d'oro fine nella sala del trono.
✓ Mura interne ricoperte di pelli di bestie odorifere chiamate "pathios", che impediscono l'ingresso di cattivi odori.

👉 Interpretazione storica
✔ Il palazzo descritto è il Palazzo Imperiale di Dadu (Pechino), costruito da Kublai Khan.
Le colonne d'oro e i materiali preziosi rappresentano il lusso e la potenza della corte mongola.
L'uso di pelli odorifere per profumare l'aria mostra un'attenzione ai dettagli e alla comodità dell'imperatore.

📜 Il trono del Gran Cane: simbolo di potere e saggezza

☑ Un tribunale sontuoso e simbolico:

✓ Un trono quadrato d'oro e pietre preziose.
✓ Serpenti d'oro scolpiti su ogni angolo del trono.
✓ Figure di seta d'oro e d'argento che rappresentano un re e una regina, sospese intorno al tribunale.
✓ Condotti segreti portano le bevande direttamente alla sala, e coppe d'oro sono usate per bere.

👉 Interpretazione storica
✔ Il trono del Gran Cane riflette la simbologia mongola, che usava draghi e serpenti nei decori imperiali.
L'uso di condotti per portare le bevande anticipa concetti di ingegneria avanzata.
La ricchezza del trono e dei materiali dimostra l'importanza del Khan come sovrano universale.

📜 La tavola imperiale: un banchetto da sogno

☑ Un pranzo imperiale degno di un dio:

✓ Il Gran Cane siede su un trono dorato decorato con pietre preziose.
✓ Tre mogli imperiali siedono a tavole separate, ciascuna su troni d'oro e diaspro.
✓ Le donne sposate portano un ornamento a forma di piede sulla testa, simbolo della loro sottomissione all'uomo.
✓ I figli siedono in ordine gerarchico, con il primogenito più vicino al padre.
✓ Le tavole sono fatte d'oro, cristallo, avorio e legni pregiati come l'aloè del paradiso.

👉 Interpretazione storica
✔ L'idea di una corte gerarchica con precise regole di seduta è tipica delle corti mongole e cinesi.
L'ornamento a forma di piede riflette un'interpretazione medievale europea del ruolo delle donne nelle società orientali.
Le tavole sontuose suggeriscono la grande abbondanza di materiali preziosi alla corte mongola.

📜 Le meraviglie della corte: magia o tecnologia avanzata?

☑ Stranezze e spettacoli incredibili nella corte del Gran Cane:

✓ Uccelli d'oro che ballano e cantano con un battito di mani.
✓ Un vigneto d'oro con grappoli di pietre preziose.
✓ Pifferai e musicisti animano la corte con canti e giochi.
✓ Vasi e stoviglie fatti di pietre preziose, come smeraldi, zaffiri e cristalli.
✓ Un uomo sapiente conosce il segreto del meccanismo magico, ma si rifiuta di rivelarlo.

👉 Interpretazione storica
Gli uccelli d'oro che danzano e cantano potrebbero essere automata meccanici, come quelli costruiti da Leonardo da Vinci.
La vigna d'oro con frutti di pietre preziose riflette l'amore per il lusso dei sovrani mongoli.
L'uso di stoviglie di pietre preziose mostra l'enorme ricchezza della corte del Gran Khan.

📜 La gerarchia della corte e il codice imperiale

☑ Una struttura rigidissima e disciplinata:

✓ Tutti gli ordini dell'imperatore sono trascritti, perché non possono essere cambiati.
✓ Guardie e cavalieri sorvegliano la sala del trono per evitare intrusioni.
✓ Chiunque parli senza permesso viene punito severamente.

👉 Interpretazione storica
La corte del Gran Cane era famosa per il rigore e la disciplina.
L'impossibilità di revocare le parole dell'imperatore riflette la cultura mongola del comando assoluto.

Commento

📌 Il Gran Cane è descritto come il sovrano più potente e ricco del mondo.
📌 Il palazzo imperiale è un capolavoro di lusso e tecnologia, con automata e sistemi ingegneristici avanzati.
📌 L'organizzazione della corte segue un ordine preciso e gerarchico, mostrando il massimo rispetto per il sovrano.
📌 Le descrizioni rispecchiano molto da vicino i racconti di Marco Polo sulla corte mongola di Kublai Khan.

📜 Il Gran Cane: origine, discendenza e potere

La figura del Gran Cane (o Cam) è legata ad una genealogia mitica che risale ai tempi di Noè e ai suoi tre figli Cam, Sem e Iafet.

🔎 Questo racconto mescola tradizioni bibliche, leggende asiatiche e la storia dell'impero mongolo, offrendo una visione medievale della grande dinastia che dominava l'Asia.

📜 Il significato del nome "Gran Cane"

☑ Origine del titolo imperiale:

✓ Il termine "Gran Cane" (o "Cam") deriva dalla tradizione dei Tartari e Mongoli.
✓ Dopo il Diluvio Universale, Cam (figlio di Noè) e i suoi discendenti furono maledetti e si diffusero in Asia, generando popoli diversi.
✓ Da Cam discendono i pagani e le popolazioni asiatiche, mentre Sem generò ebrei e Saraceni, e Iafet gli occidentali.
✓ Nebroth (Nimrod) fu il primo re del mondo, fondatore di Babilonia, e da lui discesero generazioni potenti e diverse.
✓ L'imperatore dei Tartari si fa chiamare figlio di Dio e signore del mondo, poiché discende dalla stirpe più antica e potente.

👉 Interpretazione storica
✔ Il titolo "Cane" (o "Cam") deriva probabilmente da "Khan", termine mongolo per "sovrano" o "capo tribù".
✔ Il legame con Noè e i suoi figli è una rilettura cristiana per giustificare l'origine dei popoli.
L'associazione di Cam con mostri e figure mitologiche riflette la percezione medievale degli "altri" popoli come creature esotiche e strane.

📜 I sette linguaggi di Barberia e la nascita dell'impero mongolo

☑ Sette popoli tartari dominavano l'Asia prima dell'ascesa del Gran Cane:

✓ Le principali tribù tartare:

☑ L'ascesa di Canguis Cam:

✓ Canguis era un uomo semplice e non ricco.
✓ In sogno, gli apparve un cavaliere bianco, inviato da Dio immortale, che lo designò come sovrano.
✓ All'inizio, i sette popoli lo derisero, ma poi il cavaliere apparve anche a loro e li convinse.
✓ Fu incoronato imperatore, seduto su un feltro nero, simbolo di potere.
✓ Per garantire la fedeltà dei suoi generali, ordinò loro di uccidere con le proprie mani i loro figli primogeniti.

👉 Interpretazione storica
Canguis Cam è una figura ispirata a Gengis Khan, fondatore dell'impero mongolo.
Il cavaliere bianco potrebbe simboleggiare una visione profetica o una tradizione sciamanica tipica delle culture asiatiche.
Il sacrificio dei primogeniti è un tema ricorrente nelle tradizioni di lealtà estrema, usato per dimostrare dedizione assoluta.

📜 L'espansione dell'impero mongolo

☑ Le prime conquiste:

✓ Canguis Cam organizzò un esercito e conquistò le terre intorno alla Tartaria.
✓ Un giorno, fu quasi catturato dai nemici, ma si salvò nascondendosi in un bosco.
✓ Un uccello chiamato "Rub" si posò su un albero sopra di lui, facendo credere ai nemici che lì non ci fosse nessuno.
✓ Da allora, il popolo mongolo venera questo uccello, e le sue piume sono considerate sacre.

☑ Il passaggio del Monte Beliam e la sacralità del numero 9:

✓ Il Gran Cane doveva conquistare nuove terre, ma una montagna bloccava il cammino.
✓ Seguendo il consiglio divino, pregò nove volte rivolto a oriente, e il mare si ritirò, aprendo un passaggio.
✓ Da quel giorno, il numero 9 divenne sacro per i Tartari, e ogni dono simbolico doveva essere fatto in multipli di nove.

👉 Interpretazione storica
✔ Il Monte Beliam potrebbe riferirsi agli Urali o alle catene montuose dell'Asia Centrale.
Il simbolismo del numero 9 ha un significato mistico in molte culture asiatiche, spesso legato alla perfezione e al potere divino.
Il racconto della preghiera che apre il mare richiama eventi biblici, come l'Esodo di Mosè.

📜 La saggezza del Gran Cane e il testamento ai figli

☑ L'ultimo insegnamento di Canguis Cam:

✓ Sul letto di morte, riunì i suoi dodici figli.
✓ Chiese a ciascuno di portargli una freccia, che fece legare insieme in un fascio.
✓ Provò a farle spezzare tutte insieme, ma nessuno riuscì a romperle.
✓ Poi fece separare le frecce una ad una, e facilmente si spezzarono.
✓ Insegnamento: "Se rimanete uniti, sarete invincibili. Se vi dividete, sarete distrutti."
✓ Questo messaggio divenne la base dell'unità dell'impero mongolo.

👉 Interpretazione storica
✔ Il testamento di Canguis Cam ricorda la storia di Gengis Khan e il suo desiderio di unità tra le tribù mongole.
L'idea della forza dell'unità è un principio comune nella storia delle grandi dinastie.

📜 I successori del Gran Cane

☑ La dinastia continua:

✓ Dopo Canguis Cam, regnarono altri sovrani mongoli:

☑ L'espansione verso il Medio Oriente:

✓ Mango Cam inviò il fratello Alaon a conquistare il Califfato di Baghdad.
✓ Il Califfo fu catturato e rinchiuso nel suo stesso tesoro, dove morì di fame.
✓ Il piano di riconquistare la Terra Santa per i cristiani fallì perché Mango Cam morì prima.

👉 Interpretazione storica
✔ Il Califfato di Baghdad fu effettivamente distrutto dai Mongoli nel 1258.
Kubilai Khan (Cobilla Cam) fu il sovrano che consolidò il dominio mongolo in Cina.
✔ L'idea che i Mongoli volessero liberare la Terra Santa per i cristiani è una visione europea della storia.

Commento

📌 Il Gran Cane è visto come un sovrano divino, scelto da Dio e legato a una missione di conquista universale.
📌 La sua dinastia discende direttamente da Cam, figlio di Noè, legittimando il dominio mongolo sull'Asia.
📌 L'espansione mongola è descritta in modo mitico, con interventi divini e segni soprannaturali.
📌 L'insegnamento dell'unità attraverso il fascio di frecce è una lezione politica fondamentale per il successo dell'impero.
📌 La storia del Califfato di Baghdad e della mancata conquista della Terra Santa riflette eventi storici reali.

📜 Il Gran Cane: il suo potere, le feste e la sua corte

Il Gran Cane è il più possente imperatore sotto il cielo, e nelle sue lettere ufficiali si definisce "Cam, filius Dei excelsi, omnium universam terram colentium summus Imperator, et Dominus omnium dominantium". Il suo sigillo riporta la frase: "Deus in cœlo, et Cam super terram, eius fortitudo omnium hominum Imperatoris sigillum".
Pur non essendo cristiano, crede in Dio immortale e onnipotente, e considera il suo potere divino.

📜 Le quattro grandi feste dell'anno

Il Gran Cane celebra ogni anno quattro principali feste, ognuna con una cerimonia elaborata:

✓ La festa della sua nascita.
✓ La festa della sua presentazione nel tempio di Moisach, con un rito simile alla circoncisione.
✓ La festa dell'intronizzazione del suo idolo principale.
✓ La festa del primo miracolo compiuto dall'idolo.

☑ Organizzazione della festa

✓ Ogni celebrazione avviene in tende dorate riccamente decorate.
✓ 4.000 baroni supervisionano la cerimonia, suddivisi in quattro gruppi di 1.000 uomini, ognuno con un compito specifico.
✓ Ogni gruppo è vestito con colori diversi e sfarzosi:

✓ Sfilata solenne davanti all'imperatore, in silenzio e con grande ordine.

👉 Interpretazione storica
✔ Il sistema di organizzazione militare e cerimoniale somiglia molto a quello mongolo sotto Kubilai Khan, dove i nobili avevano compiti ben precisi.
La sfarzosità del vestiario e delle decorazioni ricorda le descrizioni medievali delle corti orientali fatte da mercanti e missionari.
Le feste religiose indicano il legame con il misticismo e le credenze sciamaniche dell'Asia centrale.

📜 I filosofi e la corte imperiale

Durante le celebrazioni, numerosi filosofi e astrologi assistono l'imperatore:

✓ Astrologi con astrolabi, sabbia d'oro e orologi solari.
✓ Negromanti con teschi e carboni ardenti, che evocano spiriti.
✓ Sacerdoti con vaselli pieni d'acqua, vino e olio per i loro riti.

☑ Riti e gesti obbligatori per tutti i presenti

✓ Ogni gesto compiuto ha un significato preciso:

👉 Interpretazione storica
L'importanza degli astrologi e dei riti legati alle stelle è tipica della cultura mongola e cinese, dove l'imperatore era considerato in connessione con il cosmo.
Il controllo assoluto sulla corte attraverso gesti obbligatori riflette la struttura rigidamente gerarchica della dinastia Yuan in Cina.

📜 I pifferi, la musica e le offerte

☑ Il ruolo dei musicisti

✓ Tredici gruppi di musicisti (Cornuas), ognuno con 10.000 membri.
✓ Strumenti vari e danze cerimoniali.
✓ Musica suonata secondo il volere degli astrologi, in base ai segni celesti.

☑ Le offerte all'imperatore

✓ Nobili e prelati portano cavalli bianchi in dono.
✓ Gioielli, pietre preziose e tesori vengono presentati come tributo.
✓ Prelati della sua religione danno la benedizione e pregano.

👉 Interpretazione storica
Le offerte di cavalli bianchi e tributi erano una pratica comune nell'impero mongolo.
La musica cerimoniale legata agli astrologi mostra un'influenza cinese e persiana.

📜 Gli spettacoli e le meraviglie della corte

☑ Esibizioni spettacolari

✓ Grandi animali portati per rendere omaggio all'imperatore: leoni, aquile, avvoltoi.
✓ Misteriosi incantatori fanno apparire il Sole e la Luna nel cielo artificiale.
✓ Oscuramento della sala, simulando la notte.
✓ Combattimenti e giostre aeree tra cavalieri fluttuanti.
✓ Scene di caccia con cervi e cinghiali, inscenate magicamente.

👉 Interpretazione storica
Le illusioni ottiche e gli spettacoli erano pratiche comuni nelle corti orientali.
La caccia cerimoniale era tipica dell'aristocrazia mongola.

📜 La moneta di cuoio e il sistema economico

☑ Sistema monetario unico al mondo

✓ Il Gran Cane non usa oro o argento per coniare monete.
✓ La moneta è fatta di cuoio e papiro, con valore garantito dall'imperatore.
✓ Ogni vecchia moneta viene cambiata con una nuova dal tesoriere.

👉 Interpretazione storica
L'uso della carta moneta è reale e fu introdotto dai Mongoli in Cina sotto Kubilai Khan.
La capacità di garantire il valore della moneta dimostra una sofisticata organizzazione economica.

📜 Il tesoro dell'imperatore

☑ La ricchezza della corte

✓ L'oro e l'argento non vengono spesi, ma utilizzati solo per decorazioni e tesori.
✓ Il palazzo imperiale contiene una colonna d'oro con un rubino gigantesco.
✓ Il rubino, grande come un piede umano, illumina l'intera camera di notte.

👉 Interpretazione storica
✔ Gli imperatori mongoli e cinesi possedevano realmente immensi tesori.
L'idea di una pietra che illumina da sola potrebbe essere un mito basato su lampade di cristallo.

📜 Il viaggio dell'imperatore e il suo esercito

☑ Quattro divisioni militari sempre al seguito

✓ Un primo esercito viaggia un giorno avanti all'imperatore, preparando tutto per il suo arrivo.
✓ Due eserciti laterali avanzano ai fianchi.
✓ Un quarto esercito lo segue a distanza di sicurezza.

☑ Logistica perfetta

✓ Se un'unità perde uomini, viene subito reintegrata.
✓ Ogni divisione ha un compito preciso e rifornimenti garantiti.

👉 Interpretazione storica
Il sistema di viaggi con avamposti pre-organizzati esisteva davvero sotto i Mongoli.
Le vie carovaniere erano controllate con grande efficienza per garantire la sicurezza del Gran Cane.

Commento

📌 Il Gran Cane è presentato come un sovrano divino, onnipotente e venerato da tutto il creato.
📌 La sua corte è rigidamente organizzata, con astrologi, filosofi e soldati in perfetta armonia.
📌 Le feste imperiali sono sfarzose, con musica, offerte e spettacoli di magìa.
📌 L'economia basata sulla carta moneta anticipa il sistema finanziario moderno.
📌 Il sistema militare garantisce il dominio su vasti territori, con eserciti sempre pronti.

📜 Il Gran Cane: la sua imponente armata e le sue usanze

☑ Il Gran Cane non cavalca mai

✓ Non viaggia mai a cavallo, ma su una grande carretta a quattro ruote.
✓ La carretta è un vero e proprio palazzo mobile fatto di legno d'aloes, il quale, secondo le credenze, è portato dal Paradiso tramite un fiume.
✓ All'interno è decorata con piastre d'oro, pietre preziose e perle.
✓ È trainata da quattro elefanti e quattro destrieri bianchi, con sontuose coperture.

☑ Il suo seguito

✓ Sei grandi signori lo scortano a cavallo, vestiti sfarzosamente.
✓ Girofalchi sono appostati sulla sua carretta per permettergli di cacciare mentre viaggia.
✓ Nessuno può avvicinarsi alla sua camera mobile, tranne chi viene chiamato.
✓ L'esercito e i nobili lo seguono a distanza, in un corteo ordinato e immenso.

☑ Le imperatrici viaggiano in modo simile

✓ Ogni moglie imperiale ha la sua carretta personale.
✓ Viaggiano in quattro eserciti separati, ognuna con un proprio seguito.
✓Il figlio primogenito viaggia in una carretta a parte, con lo stesso onore del padre.

👉 Interpretazione storica
✔ Il carro imperiale trainato da elefanti ricorda le descrizioni delle corti mongole e cinesi.
✔ La presenza di uccelli da caccia riflette l'amore per la falconeria tipico dei nobili mongoli.
Il distanziamento tra il sovrano e il popolo evidenzia un regime assoluto, dove il Gran Cane è figura semi-divina.

📜 Le dodici province e la grandezza dell'impero

☑ Un impero vastissimo

✓ L'impero del Gran Cane è suddiviso in 12 grandi province.
✓ Ogni provincia contiene più di 2.000 città e villaggi senza numero.
✓ Dodici re governano sotto di lui, e ciascuno ha altri sovrani subordinati.

☑ Le comunicazioni nell'impero

✓ Ci vuole più di un anno per attraversarlo da un capo all'altro.
✓ Nei deserti, dove non ci sono villaggi, sono costruiti posti di ristoro per i viaggiatori.

👉 Interpretazione storica
✔ Il sistema delle province e dei governatori subordinati richiama l'organizzazione dell'impero mongolo.
Le stazioni di ristoro lungo le strade imperiali erano un'idea avanzata per facilitare i viaggiatori e i messaggeri.

📜 Il sistema dei corrieri

☑ Un sistema di comunicazione velocissimo

✓ Messaggeri speciali chiamati "adilla" portano informazioni a grande velocità.
✓ Cavalcano cammelli e cavalli da corsa, scambiandosi lungo il tragitto.
✓ Ogni tappa ha un corriere pronto a partire con le nuove lettere.
✓ In un solo giorno, l'imperatore può ricevere informazioni che altrove richiederebbero tre giorni per essere recapitate.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo sistema di messaggeri è simile al sistema postale mongolo del "Yam", creato da Gengis Khan per una comunicazione rapida nell'impero.

📜 L'accoglienza nelle città e nei villaggi

☑ Ogni città e villaggio celebra il passaggio dell'imperatore

✓ I sudditi accendono fuochi e bruciano incenso davanti alle loro case.
✓ Tutti si inginocchiano lungo le strade in segno di rispetto.
✓ Cristiani e religiosi escono in processione con la croce e acqua benedetta.
✓ Quando vede la croce, il Gran Cane si toglie il copricapo dorato e si inginocchia.

☑ Il dono obbligatorio

✓ Secondo un'antica legge, chiunque si presenti all'imperatore deve portargli un dono.
✓ I religiosi offrono frutti su un piatto d'argento: mele, pere, o altra frutta.
✓ L'imperatore prende un frutto e distribuisce il resto ai suoi nobili.

👉 Interpretazione storica
✔ La pratica di inginocchiarsi e presentare offerte ricorda le cerimonie alla corte mongola.
✔ Il rispetto mostrato verso i cristiani dimostra tolleranza religiosa, simile a quella di alcuni Khan mongoli.

📜 L'esercito e la sua organizzazione

☑ Le truppe dell'imperatore

✓ L'esercito permanente conta 50.000 cavalieri e 2.000 fanti.
✓ Questo numero esclude i musici, i falconieri e i guardiani delle bestie selvatiche.
✓ Non tutti i soldati sono sempre con lui, ma vengono richiamati al bisogno.

☑ Confronto con altri sovrani

✓ Il Prete Gianni, il Sultano di Babilonia e l'imperatore di Persia non possono competere con la sua potenza.
✓ Il Gran Cane supera tutti i sovrani del mondo per ricchezza e potere.

👉 Interpretazione storica
Il confronto tra il Gran Cane e gli altri sovrani riflette la grandezza percepita dell'impero mongolo.
L'esercito mobile e pronto all'azione è simile alla cavalleria mongola di Gengis Khan.

📜 Tolleranza religiosa

☑ Libertà di culto

✓ Sebbene non sia cristiano, permette a chiunque di seguire la propria religione.
✓ Non vieta a nessuno di adorare il proprio Dio.
✓ Ascolta con interesse i discorsi su Dio, anche se non si converte.

👉 Interpretazione storica
✔ Questo atteggiamento è simile alla tolleranza religiosa di alcuni imperatori mongoli, come Kubilai Khan.

📜 Matrimonio e costumi sociali

☑ Poligamia e incesto parziale

✓ Ogni uomo può avere fino a 100 mogli.
✓ Può sposare sorelle di madri diverse e mogli dei fratelli defunti.
✓ Non può sposare la madre, le figlie o le sorelle carnali.

☑ Vestiario e usanze

✓ Portano vesti larghe e non foderate.
✓ Non usano cappucci, ma copricapi speciali.
✓ Le donne si vestono come gli uomini, e solo le sposate portano un segno distintivo sulla testa.
✓ Uomini e donne non vivono insieme, e gli uomini vanno dalle mogli quando vogliono.

☑ Le loro case

✓ Sono rotonde e fatte di legno e feltro.
✓ Hanno un'unica finestra in cima per far uscire il fumo.
✓ Quando viaggiano, portano le case con sé, come tende.

👉 Interpretazione storica
La poligamia era comune tra i nobili mongoli.
Le case rotonde somigliano alle "yurte" mongole.
Il matrimonio tra parenti era una pratica accettata tra i nomadi dell'Asia centrale.

Commento

📌 Il Gran Cane è presentato come il più potente sovrano della terra.
📌 Il suo regno è vastissimo, con un'organizzazione militare e amministrativa impeccabile.
📌 Il sistema dei corrieri e delle stazioni di ristoro è avanzatissimo per l'epoca.
📌 La corte è fastosa, con una rigida gerarchia e un grande rispetto per le tradizioni.
📌 Le sue politiche di tolleranza religiosa sono sorprendenti per l'epoca.

📜 La terra di Bacaria, Prete Giovanni e le meraviglie dei loro reami

☑ Alberi che producono lana

✓ In Bacaria, esistono alberi che producono lana, simile a quella delle pecore, utilizzata per fare drappi e vestiti.
✓ Questi alberi rappresentano una risorsa unica nel paese per la produzione di tessuti.

☑ Le bestie: ipotami e grifoni

✓ Il paese è abitato da ipotami, anche chiamati centauri, bestie metà uomo e metà cavallo, che mangiano uomini quando riescono a catturarli.
✓ Grifoni abbondano in questa terra: essi hanno corpo di leone e testa di aquila.
✓ I grifoni sono enormi e potenti, capaci di volare via con un cavallo o un uomo nel becco, dimostrando la loro forza straordinaria.
✓ Le loro ali e artigli sono così grandi che vengono usati per costruire archi di grande potenza.

👉 Interpretazione storica
✔ Le leggende sui grifoni si riflettono nelle storie mitologiche che mescolano elementi di realtà e fantasia, creando un simbolo di forza e maestosità.
✔ Gli ipotami descritti come centauri potrebbero essere un miscuglio di osservazioni reali degli animali dell'epoca con elementi mitologici.

📜 Il reame di Prete Giovanni

☑ Prete Giovanni: il grande imperatore dell'India

✓ Prete Giovanni è un potente imperatore cristiano che governa un vasto regno in India, con moltissime isole divise dai grandi fiumi che scendono dal paradiso terrestre.
✓ Il suo regno è famoso per la grande ricchezza e l'abbondanza di pietre preziose.
✓ La sua capitale è Nisa, una città ricca e nobile.

☑ Le terre e le isole

✓ Il paese di Prete Giovanni è ricco, ma non così mercantile come Catai, poiché le distanze e i pericoli marittimi lo rendono meno accessibile.
✓ I mercanti di Venezia e Genova preferiscono viaggiare verso Catai piuttosto che affrontare il lungo e pericoloso viaggio verso Prete Giovanni.
✓ Le navi si scontrano con scogli magnetici che attirano il ferro e distruggono le imbarcazioni.

☑ Le ricchezze e le pietre preziose

✓ Le terre del Prete Giovanni sono ricche di pietre preziose di ogni tipo, che vengono usate per fare vasi, piatti, scodelle, taglieri e altre meraviglie.
✓ Il paese ha una grande abbondanza di pietre rare e grossissime, che vengono apprezzate e lavorate con grande maestrìa.
✓ Le pietre preziose sono utilizzate anche come monete e come oggetti di uso quotidiano.

👉 Interpretazione storica
✔ Il Prete Giovanni rappresenta una figura leggendaria che ha ispirato l'immaginazione europea, unendo elementi cristiani e mitologici.
✔ Le difficoltà di navigazione e i rischi marittimi sono ben documentati nella storia dei commerci tra l'Europa e l'Asia, con l'India che era spesso più lontana e pericolosa da raggiungere.

📜 Il cammino verso Prete Giovanni

☑ Il viaggio periglioso

✓ Il viaggio verso Prete Giovanni è lungo e pericoloso.
✓ I mercanti passano attraverso Persia, raggiungendo una città chiamata Hermopoli, costruita da Hermes il filosofo.
✓ Dopo aver attraversato un braccio di mare, arrivano in una città chiamata Cobach, dove si trovano mercanzie e pappagalli.

☑ Il mare arenoso

✓ In una parte del regno di Prete Giovanni esiste un mare arenoso:

☑ Il fiume misterioso

✓ A tre giorni di distanza dal mare arenoso, un fiume misterioso scorre attraverso un diserto, portando con sé pietre preziose che si perdono nel mare arenoso.
✓ Il fiume scorre solo tre volte alla settimana, e la gente non osa attraversarlo durante il suo deflusso.

👉 Interpretazione storica
✔ Il mare arenoso potrebbe essere una metafora per paesaggi desertici e per le difficoltà di navigazione nelle regioni dell'Asia.
✔ Il fiume misterioso e le pietre preziose riflettono elementi fantastici che furono intrecciati con la realtà durante i secoli di esplorazione.

📜 Le creature e le meraviglie del regno

☑ Altri animali e creature

✓ Uomini selvatici che rugano come maiali, cornuti e spaventosi, abitano il deserto.
✓ Papioni e cani selvatici abbondano nel regno di Prete Giovanni.

✓ I pappagalli parlanti sono particolarmente interessanti: alcuni parlano in maniera perfetta come esseri umani, ma hanno sei dita.
✓ Altri pappagalli hanno tre dita per piede, e parlano poco o male.

👉 Interpretazione storica
✔ Le creature misteriose come gli uomini selvatici e i pappagalli parlanti sono esempi di miti popolari che si mescolano con le descrizioni delle terre sconosciute, alimentando la curiosità.
✔ Le diverse razze di pappagalli potrebbero essere state osservazioni reali di varietà di animali nelle regioni tropicali.

Commento

📌 Il regno di Prete Giovanni è una terra di meraviglie e pericoli, un punto di incontro tra mito e realtà.
📌 La ricchezza delle sue terre è paragonabile a quella di Catai, ma la lontananza e i pericoli lo rendono un luogo più misterioso e meno accessibile.
📌 Le leggende dei popoli selvatici, degli animali fantastici, e dei fiumi misteriosi arricchiscono questa descrizione, trasformando il regno di Prete Giovanni nel simbolo di un mondo straordinario e sconosciuto.

📜 Il Prete Giovanni: il suo impero, il suo palazzo e il suo servizio

☑ Il Prete Giovanni in guerra

✓ Quando va in battaglia contro il Gran Cane o altri sovrani, non usa bandiere, ma fa portare 13 grandi croci d'oro e di pietre preziose su carri.
✓ Ognuna di queste croci è protetta da centomila uomini a piedi.
✓ Durante i viaggi pacifici, porta invece una semplice croce di legno in ricordo del sacrificio di Cristo.

☑ Simboli della sua autorità

✓ Un piattello d'oro pieno di terra: memoria della sua mortalità.
✓ Vasi d'argento pieni di gioielli: simbolo della sua potenza e nobiltà.

☑ Dove risiede il Prete Giovanni?

✓ Il suo principale palazzo si trova a Susa.
✓ Ha anche un'altra residenza nella città di Nissa, ma lì il clima è meno temperato.

☑ Il palazzo di Susa

✓ Struttura incredibilmente lussuosa: ✓ Illuminazione e profumi:

☑ Curiosità: il letto di zaffiro

✓ Il suo letto è fatto interamente di zaffiro.
✓ Lo zaffiro viene scelto perché aiuta a dormire e frena la lussuria.
✓ Il Prete Giovanni giace con le sue mogli solo quattro volte l'anno, seguendo il ritmo delle stagioni, solo per generare figli.

☑ Le abitudini della sua corte

✓ Come alla corte del Gran Cane, si mangia solo una volta al giorno.
✓ Ogni giorno circa 30.000 persone mangiano alla sua corte, senza contare i viaggiatori.
✓ Tuttavia, le loro spese sono molto più basse di quelle di un europeo.

📜 L'organizzazione della corte

☑ Chi serve il Prete Giovanni?

✓ Sempre presente accanto a lui c'è un re: questo re cambia ogni mese.
✓ Ci sono inoltre:

☑ I compiti della nobiltà

✓ Ogni signore ha un incarico specifico:

☑ L'immensità del suo regno

✓ Il suo impero è così vasto che si viaggia quattro mesi solo per attraversarne una parte.
✓ Mantiene sotto il suo dominio molte isole e terre sconosciute, che alcuni credono essere "sotto di noi".

Commento

📌 Il Prete Giovanni è descritto come un sovrano cristiano potente e saggio, con un regno immenso e straordinario.
📌 La sua corte è un perfetto equilibrio tra fasto e devozione cristiana.
📌 Le descrizioni del palazzo e della sua camera dimostrano il fascino medievale per le ricchezze orientali.
📌 L'organizzazione della sua corte e del suo esercito riflette l'ideale di un regno perfetto.

📜 Il Veglio della montagna e il suo "Paradiso"

☑ Dove si trovava questo luogo?

✓ L'isola di Milscorach era situata vicino all'isola di Pontesoro e rientrava nei domini del Prete Giovanni.
✓ Il territorio era molto fertile e ricco, con abbondanza di beni e di popolazione.

☑ Chi era Gatalonabos?

✓ Gatalonabos era un uomo astuto e spietato, molto ricco e potente, che aveva costruito un castello fortificato su una montagna.
✓ Dentro le mura del castello, aveva creato uno dei luoghi più straordinari del mondo, che lui chiamava "Paradiso".

📜 Il "Paradiso" di Gatalonabos

☑ Com'era strutturato questo luogo?

✓ Giardini splendidi, con tutti gli alberi, i fiori e le erbe odorose più belle del mondo.
✓ Fontane meravigliose, circondate da pietre preziose e perle.
✓ Un sistema di condotti nascosti permetteva di far scorrere:

☑ Qual era lo scopo di questo luogo?

✓ Gatalonabos faceva credere ai suoi visitatori che quel luogo fosse il Paradiso.
✓ Prometteva ai giovani guerrieri che, se fossero morti per lui, sarebbero tornati in quel luogo per l'eternità.
✓ Somministrava loro una bevanda inebriante, che li faceva credere ancor di più alle sue parole.
✓ Li convinceva così a uccidere i suoi nemici, con la certezza che, dopo la morte, sarebbero tornati nel suo "paradiso".
✓ Questi giovani accettavano volentieri di sacrificarsi, pur di ottenere l'eterna beatitudine promessa.

📜 La caduta di Gatalonabos

☑ Come fu scoperta la verità?

✓ I sovrani vicini si resero conto del suo inganno e della minaccia che rappresentava.
✓ Scoprirono che i giovani assassini erano manipolati da Gatalonabos.
✓ Il piano fu svelato e si decise di distruggere il Veglio e il suo regno.

☑ La distruzione del "Paradiso"

✓ Gli eserciti dei signori confinanti attaccarono la montagna fortificata.
✓ Il castello, i giardini e le ricchezze vennero rasi al suolo.
✓ Le fontane e alcuni resti del luogo rimasero, ma le ricchezze furono saccheggiate.

📚 Fonti storiche e letterarie
✔ Questa leggenda è nota anche grazie a Marco Polo e al beato Odorico da Pordenone.
Giovanni Boccaccio riprese questa storia per una delle sue novelle del Decameron (Giornata III, Novella 8).
✔ Il personaggio di Gatalonabos sembra ispirato alla figura storica del "Veglio della Montagna", cioè il capo della setta degli Assassini (Hashashin), che operava in Persia nel medioevo.
✔ Anche lui utilizzava un "giardino segreto" per addestrare i suoi seguaci e convincerli a uccidere i suoi nemici.

Commento

📌 Il "Paradiso" di Gatalonabos era un luogo di inganno, lusso e manipolazione.
📌 Attraverso illusioni e droghe, il Veglio creò una setta di giovani assassini disposti a morire per lui.
📌 Alla fine, la verità venne scoperta, e il suo regno fu distrutto dai suoi nemici.
📌 Questa storia ha avuto grande influenza nella letteratura e nella storia medievale.

📜 La valle pericolosa: il regno dei demoni

☑ Dove si trovava questa valle?

✓ Situata vicino all'isola di Milscorach, accanto alla riviera di Frison.
✓ Aveva un'estensione di circa quattro leghe ed era circondata da alte montagne.
✓ Era chiamata "Valle della montagna" o "Valle pericolosa" per le sue caratteristiche spaventose.

☑ Quali fenomeni avvenivano in questa valle?

✓ Rumori inquietanti:

☑ L'attrazione pericolosa dell'oro e dell'argento

✓ Nella valle si trovavano grandi tesori, tra cui oro, argento e pietre preziose.
✓ Molti vi entravano per raccogliere ricchezze, ma pochi ne uscivano vivi.
✓ I cristiani avevano più possibilità di sopravvivere, perché entravano con animo puro.
✓ Gli infedeli e gli avidi erano strangolati dai demoni.

☑ Il guardiano della valle: una testa diabolica

✓ Al centro della valle si trovava un'enorme testa di demone, conficcata in un sasso.
✓ Aveva occhi di fuoco, una bocca da cui uscivano fiamme e un ghigno spaventoso.
✓ Nessuno riusciva a guardarla a lungo, perché cambiava continuamente espressione.
✓ L'aria intorno a essa era irrespirabile per la puzza infernale.

📜 Il viaggio all'Inferno

☑ Un gruppo di viaggiatori cristiani decide di entrare nella valle

✓ Il narratore e i suoi compagni si consultano prima di avventurarsi.
✓ Alcuni si rifiutano, ma due frati minori lombardi si offrono di guidarli.
✓ Si confessano, ricevono la comunione e celebrano una messa prima di entrare.

☑ La scomparsa di alcuni compagni

✓ Entrano in quattordici, ma solo nove ne escono.
✓ Cinque persone svaniscono misteriosamente (due greci e tre spagnoli).
✓ Nessuno sa se siano morti o se siano tornati indietro, ma non vengono mai più trovati.

☑ L'orrore della valle

✓ Corpi senza vita dappertutto, molti ancora intatti, come se non si decomponessero.
✓ Apparizioni e illusioni create dai demoni per confondere i viaggiatori.
✓ Bestie invisibili correvano tra le gambe, facendoli cadere in continuazione.
✓ Lamenti e urla di coloro che erano caduti nella valle.
✓ Venti violenti e scariche elettriche improvvise li colpivano, facendo perdere l'equilibrio.

☑ Le tenebre assolute

✓ Dopo circa una lega di cammino, la luce iniziò a dissolversi.
✓ Le tenebre divennero così fitte che non si vedeva nulla.
✓ La paura e il panico aumentarono, facendo credere ai viaggiatori di essere perduti.
✓ I demoni li abbatterono a terra più volte con tuoni e venti impetuosi.
✓ Sentivano di camminare sui corpi morti, i quali lamentavano il peso dei loro passi.
✓ Ognuno di loro venne colpito da qualcosa di invisibile, lasciando una cicatrice nera sul corpo.

☑ Il segno della valle

✓ Ognuno riportò una ferita permanente, segno della propria esperienza infernale.
✓ Il narratore stesso portò il segno nero sul collo per diciotto anni.
✓ Dopo essersi dedicato alla fede, il marchio sparì, lasciando solo una pelle più chiara nel punto della ferita.

📜 L'uscita dalla valle

☑ Il momento più terrificante: l'incontro con la creatura infernale

✓ In fondo alla valle, videro una creatura spaventosa tra le rocce.
✓ Sembrava avvicinarsi e poi allontanarsi, con occhi di fuoco e un'aura maligna.
✓ I viaggiatori quasi svennero per il terrore.

☑ Il ritorno alla luce

✓ Dopo un ultimo attacco di vento e tuoni, finalmente intravvidero la luce.
✓ Appena uscirono, si sentirono immediatamente sollevati.
✓ Ringraziarono Dio per averli protetti e per aver permesso loro di sopravvivere.

☑ L'insegnamento della valle

✓ Era una prova di fede, e solo chi era puro di cuore riusciva a sopravvivere.
✓ Il narratore sconsiglia a chiunque di entrarvi, dicendo che non è gradito a Dio avventurarsi in quel luogo.

📚 Collegamenti con altre leggende
✔ Questo luogo ricorda molte tradizioni medievali legate a porte infernali e prove mistiche.
✔ Nella letteratura e nelle credenze popolari, le valli dannate erano spesso considerate luoghi in cui i peccatori venivano puniti.
✔ Il viaggio in un luogo oscuro somiglia a un viaggio dantesco nell'Inferno.

👉 Interpretazioni possibili
Un'esperienza religiosa?
– Un cammino di purificazione attraverso prove infernali.
Una descrizione simbolica della morte e della resurrezione?
– Chi sopravvive, porta con sé un marchio, come segno di rinascita spirituale.
Una zona vulcanica?
– Le descrizioni di fumo, fuoco, odori nauseanti e tuoni potrebbero far pensare a un'attività vulcanica o solfurea.

Commento

📌 La Valle Pericolosa era un luogo di terrore e prova per la fede.
📌 Solo i cristiani puri potevano sopravvivere, mentre gli avidi e gli infedeli venivano uccisi dai demoni.
📌 Il viaggio nelle tenebre portava a segni permanenti sul corpo, simbolo della prova subita.
📌 Dopo molte sofferenze, il gruppo riuscì a fuggire e tornare alla luce, glorificando Dio per la salvezza.

📜 Le isole dei giganti e delle donne terribili

1. L'isola dei giganti antropofagi

☑ Dove si trovava quest'isola?

✓ Oltre la Valle Pericolosa, in una regione marina sconosciuta.

☑ Chi la abitava?

✓ Giganti alti tra i 28 e i 30 piedi (circa 9-10 metri).
✓ Vestivano solo con pelli di animali, lasciate grezze.
✓ Non avevano case, vivevano all'aperto.
✓ Si nutrivano di carne cruda e sangue, preferendo carne umana.

☑ Perché nessuno osava avvicinarsi?

✓ Se una nave si avvicinava, i giganti catturavano le persone e le divoravano crude.
✓ Isolamento totale: nessuno aveva mai osato esplorare l'isola a fondo.

2. L'isola dei giganti colossali

☑ Caratteristiche

✓ Ancora più spaventosa della prima isola.
✓ Giganti più alti di 45-50 piedi (14-16 metri).
✓ Alcuni persino lunghi 50 gomiti (oltre 20 metri!).
✓ Nessun uomo poteva sopravvivere lì: chi entrava veniva divorato.

☑ Pecore giganti

✓ Nell'isola si trovavano pecore grandi quanto buoi, con lana grossa e resistente.
✓ Dimostrazione che la natura stessa dell'isola fosse sproporzionata.

☑ Avvistamenti inquietanti

✓ Marinai avevano visto giganti prendere due uomini per mano e divorarli vivi.
✓ Un terrore che scoraggiava qualsiasi esplorazione.

3. L'isola delle donne letali

☑ Chi abitava quest'isola?

✓ Donne bellissime ma letali, con pietre preziose negli orecchi.

☑ Perché erano così temute?

✓ Uccidevano con il solo sguardo, come il basilisco.
✓ Guardare con ira un uomo significava ucciderlo all'istante.

☑ Un luogo proibito

✓ Nessuno osava visitarla, per paura di morire immediatamente.
✓ Una delle isole più temute dell'intero viaggio.

4. L'isola del matrimonio strano

☑ Dove si trovava quest'isola?

✓ Un'isola grande e prospera, abitata da una società con strane tradizioni nuziali.

☑ La bizzarra usanza matrimoniale

✓ La prima notte di nozze, il marito non dormiva con la moglie.
✓ Un altro uomo (un valletto specializzato) giaceva con lei per dispulzellarla.
✓ Il marito la prendeva solo la seconda notte, quando era già stata "preparata".

☑ Chi svolgeva questo compito?

✓ Un valletto professionista, chiamato cadeberia (che significava "matto, disperato").
✓ Veniva pagato per questo servizio.

☑ Perché questa usanza?

✓ Gli abitanti credevano che alcune donne avessero serpenti nel ventre.
✓ Si diceva che molti uomini fossero morti la prima notte di nozze per questo motivo.
✓ Per precauzione, preferivano far rischiare il valletto piuttosto che il marito.

☑ Controllo ferreo dopo il matrimonio

✓ Dopo la prima notte, le donne venivano strettamente sorvegliate.
✓ Non potevano parlare con nessuno, per evitare tentazioni.
✓ Il marito si lamentava se la moglie non era stata dispulzellata correttamente.

Commento

📌 Le isole dei giganti riflettono il mito di esseri sovrumani e antropofagi, simili ai ciclopi di Omero.
📌 Le donne basilisco ricordano il mito del basilisco stesso, una creatura capace di uccidere con lo sguardo.
📌 L'usanza della "prima notte" richiama riti iniziatici tribali, dove un'altra figura "prova" la sposa prima del marito.

📜 Dell'isola dove si piange alla nascita e si festeggia la morte

In un'altra grande isola, vi è un'usanza assai singolare e contraria a quanto si usa nelle altre parti del mondo: qui le donne piangono amaramente alla nascita dei loro figli e fanno invece grandi feste e celebrazioni quando qualcuno muore. Quando un uomo o una donna lasciano questa vita, vengono gettati in un grande fuoco ardente, e se una moglie amava davvero il marito, si getta anch'essa tra le fiamme insieme al corpo del consorte, accompagnata anche dai loro figli, ritenendo che il fuoco li purificherà da ogni peccato e li renderà degni di accedere all'altro mondo. Credono infatti che, nascendo, i bambini vengano condannati alla fatica, al dolore e alle sofferenze del mondo, mentre con la morte si liberino da ogni male e giungano in un luogo colmo di felicità, ricchezza e abbondanza, un paradiso dove scorrono fiumi di latte e miele.

Commento

📌 In questo passo, Mandeville propone un'inversione radicale delle convenzioni culturali occidentali: si piange alla nascita e si celebra la morte. Tale usanza, spesso attribuita a popolazioni esotiche nelle fonti antiche e medievali, mette in discussione i presupposti della visione cristiana della vita terrena come tempo di prova e sofferenza, e della morte come liberazione.

📌 L'autore sembra qui inscrivere questa "maraviglia" in una logica didattica: mostra l'esistenza di popoli che, pur infedeli, vivono secondo un'etica della purificazione e del distacco. L'immagine del fuoco come mezzo di purificazione rimanda a un'idea comune nella simbologia cristiana (il purgatorio, l'incendio escatologico), ma qui è portata all'estremo, con la moglie e i figli che seguono il marito nella pira.

📜 Del modo giusto e retto con cui si governa questa gente

In quest'isola, il re non è scelto in base alla nobiltà o alla ricchezza, ma viene eletto tra gli uomini più giusti, saggi e virtuosi, purché siano di età avanzata e non abbiano figli. Gli abitanti sono estremamente leali e onesti, e la giustizia viene applicata con grande equità: sia il povero che il ricco subiscono la stessa sorte di fronte alla legge, senza favoritismi. Il re stesso è soggetto alle leggi del suo popolo e, se dovesse commettere un crimine degno di morte, non verrebbe giustiziato con la spada, ma condannato all'isolamento: nessuno potrebbe più rivolgergli la parola, servirlo o vendergli cibo e acqua, lasciandolo così a una lenta e inevitabile fine. In questo modo, la giustizia viene applicata senza eccezioni, e non vi è perdono per chi trasgredisce le leggi, indipendentemente dal suo status sociale.

Commento

📌 L'idea di un regno dove la giustizia è amministrata con assoluta imparzialità, al punto che nemmeno il re è esente dalla legge, rappresenta una delle utopie politiche medievali ricorrenti. Mandeville riprende qui motivi già presenti in fonti classiche (come la Repubblica platonica) e nella letteratura cristiana sulla giustizia dei popoli pagani.

📌 Il sistema di esclusione sociale del re colpevole ricorda certi rituali di "morte civile" e comunica al lettore europeo un messaggio di esemplarità etica: anche tra i popoli idolatri si può trovare un senso della legge superiore a quello che vige nei regni cristiani.

📜 Di un'altra isola dove le mogli sono comuni e la paternità incerta

Non lontano da questa terra vi è un'altra isola densamente popolata, dove gli abitanti non mangiano carne di lepre, gallina o oca, pur allevandone molte per venderle e ammirarle. Tuttavia, consumano senza problemi la carne di altre bestie e bevono latte in abbondanza. Qui vige una curiosa pratica matrimoniale: gli uomini possono sposare le proprie sorelle e altri parenti stretti. Inoltre, la poligamia è diffusa in modo singolare: se in una casa vivono dieci o dodici uomini, tutte le loro mogli sono comuni e ogni notte ciascun uomo può dormire con una donna diversa. Il figlio nato da una di queste unioni viene attribuito all'uomo che per primo ha giaciuto con la madre, senza che vi sia certezza sulla sua reale paternità. Per questo motivo, gli abitanti di questa isola hanno un detto che recita: "Nutriamo i figli degli altri, e gli altri nutrono i nostri", poiché la discendenza è incerta e la responsabilità paterna viene condivisa.

Commento

📌 Questo brano sfrutta la fascinazione e l'orrore per la promiscuità sessuale come segno dell'alterità radicale. La descrizione di un mondo in cui la paternità è incerta e condivisa si pone in contrasto con l'ideale cristiano di famiglia monogamica e patriarcale.

📌 Tuttavia, l'aneddoto contiene anche un sottile elemento di critica sociale: laddove l'Occidente si vanta della trasparenza genealogica e della morale coniugale, Mandeville mostra una società in cui l'equilibrio è mantenuto nonostante (o proprio grazie a) l'assenza di vincoli fissi. L'adagio popolare riportato ("Nutriamo i figli degli altri...") restituisce un mondo in cui la funzione educativa e nutritiva conta più della biologia.

📜 Dei coccodrilli d'India e della loro natura

In questa terra e in molte altre parti dell'India vi è una grande abbondanza di coccodrilli, che sono considerati una specie di serpe. Questi animali trascorrono le notti immersi nell'acqua e di giorno riposano sulla terra, all'interno di grotte o tra le rocce. Durante l'inverno, i coccodrilli non si nutrono affatto e rimangono nascosti tra le fessure umide della terra, proprio come fanno i serpenti. Vi è poi una caratteristica singolare: quando mangiano, muovono solo la mascella superiore, mentre quella inferiore rimane immobile, poiché non possiede giunture.

Commento

📌 I dettagli sulla natura del coccodrillo sono un misto di osservazione naturalistica e folklore. L'identificazione del coccodrillo come "una sorte di serpe" e la nota sulla mascella superiore mobile riflettono convinzioni zoologiche medievali, spesso tratte da fonti antiche come Plinio e Isidoro di Siviglia.

📌 L'annotazione sulle abitudini del letargo e sul dimorare tra le pietre mostra il tentativo di presentare conoscenze "scientifiche" in forma narrativa. Questo conferisce all'autore un'aura di viaggiatore attento e curioso, capace di raccogliere dettagli credibili anche su animali "mostruosi".

📜 Di molte altre cose meravigliose che sono in quelle regioni

Queste e molte altre meraviglie si trovano in queste remote regioni, dove le usanze e le credenze differiscono enormemente da quelle conosciute nel resto del mondo.

Commento

📌 Con questa formula di chiusura, Mandeville richiama una struttura topica della letteratura di meraviglia: l'accumulo di prodigi non si conclude con un catalogo esaustivo, ma rimanda sempre ad altre "infinite cose" che restano da scoprire. L'autore sottolinea la distanza incolmabile tra l'esperienza diretta del viaggiatore e il lettore sedentario, giocando sull'ambivalenza tra verosimiglianza e incredulità.

📌 Si tratta anche di un espediente retorico per suscitare curiosità e mantenere viva la tensione del racconto.

📜 Gli alberi del sole e della luna

Nel vasto territorio del Prete Giovanni si trova un'area misteriosa e leggendaria, a quindici giornate di viaggio attraverso il deserto. Qui crescono due alberi straordinari, noti come gli "Alberi del Sole e della Luna", i quali, secondo la tradizione, parlarono al grande Alessandro Magno, predicendogli la morte imminente.

Si dice che il Prete Giovanni e coloro che custodiscono questi alberi si nutrano dei loro frutti e del balsamo che vi cresce abbondante. Grazie a questa sostanza miracolosa, questi uomini sarebbero capaci di vivere per quattrocento o addirittura cinquecento anni.

Nonostante il desiderio dell'autore di raggiungere questa terra incantata, il viaggio attraverso il deserto sarebbe stato impossibile: la regione è popolata da bestie feroci, draghi, serpenti giganteschi e altre creature spaventose che divorano ogni essere umano che osi attraversare quei luoghi.

Il testo continua sottolineando la ricchezza e la magnificenza del regno del Prete Giovanni, descrivendolo come una terra piena di città straordinarie, tesori e pietre preziose.

Commento

📌 Questa credenza si lega a una visione medievale del mondo, in cui la natura stessa può comunicare profezie e rivelare il destino degli uomini.

📌 Detta leggenda rafforza l'immagine del regno del Prete Giovanni come un luogo mistico, lontano dalla corruzione del mondo occidentale e custode di segreti e ricchezze inimmaginabili. Il balsamo, infatti, era una sostanza altamente preziosa e associata a poteri curativi e magici. Sebbene si dica che cresca solo in Babilonia e in poche altre regioni, nel regno del Prete Giovanni vi sarebbe una straordinaria abbondanza di questa sostanza.

📌 La descrizione di elefanti bianchi e unicorni, oltre alle numerose altre bestie mitologiche, riflette il fascino medievale per gli animali esotici e la tendenza a mescolare realtà e fantasia. L'unicorno, in particolare, era considerato un animale simbolico, associato alla purezza e alla spiritualità.

📜 Origine del nome "Prete Giovanni"

L'autore si sofferma poi sulla curiosa origine del titolo "Prete Giovanni". Si narra che, in un'epoca in cui il cristianesimo era diffuso in tutta l'Asia Minore, in Siria, in Arabia e in Egitto, un imperatore orientale desiderasse assistere alle cerimonie religiose cristiane. Egli si recò in incognito in una chiesa d'Egitto durante un sabato di Pentecoste, osservando attentamente il modo solenne in cui il vescovo e il clero officiavano la messa. Colpito dalla solennità e dal mistero del rito, l'imperatore chiese chi fossero quegli uomini vestiti di abiti sacri, e gli fu risposto che erano preti.

A quel punto, l'imperatore dichiarò che non desiderava più essere un re o un sovrano, ma piuttosto diventare un prete e prendere il nome del primo sacerdote che fosse uscito dalla chiesa. Il caso volle che il primo a varcare la soglia si chiamasse Giovanni, o "Ianni" nella forma corrotta del nome. Da allora, il sovrano d'India fu chiamato "Prete Giovanni", e tale titolo venne tramandato ai suoi successori.

Commento

📌 Questa leggenda serviva a dare un'origine nobile e cristiana alla figura del Prete Gianni, rafforzando l'idea di un sovrano giusto e saggio, al tempo stesso re e sacerdote, governante di una terra benedetta e immune dalla corruzione del mondo occidentale.

📜 Il cristianesimo nel regno del Prete Giovanni

L'autore sottolinea che il regno del Prete Giovanni è abitato da cristiani fedeli, anche se la loro liturgia differisce da quella praticata in Occidente. Essi seguono gli insegnamenti trasmessi dall'apostolo Tommaso, il quale avrebbe evangelizzato l'India secondo la tradizione. La loro celebrazione della messa è più semplice rispetto a quella romana, limitandosi alla recitazione del Pater Noster e alle parole della consacrazione. Essi non conoscono molte delle aggiunte liturgiche introdotte dai papi successivi, il che suggerisce che la loro fede si basi su una tradizione più antica e meno influenzata dalle modifiche dottrinali della Chiesa di Roma.

Commento

📌 Questa osservazione riflette la percezione medievale della cristianità orientale come un'antica ma al tempo stesso "primitiva" forma di cristianesimo, rimasta fedele ai riti apostolici. Tuttavia, l'autore non manca di sottolineare che, sebbene questi cristiani siano devoti, il loro culto è privo delle raffinatezze e delle aggiunte teologiche che caratterizzano il cristianesimo occidentale.

📌 Il racconto del Prete Giovanni e del suo regno è una delle leggende medievali più affascinanti e persistenti. Esso rappresenta il desiderio degli europei di trovare una potenza cristiana in Oriente che potesse contrastare l'espansione islamica e fungere da alleato nella riconquista della Terra Santa. La figura del Prete Giovanni unisce elementi di spiritualità e potere temporale, presentandosi come il perfetto governante medievale: giusto, ricco, sapiente e, soprattutto, cristiano.

📌 La descrizione del suo regno come un luogo straordinario, pieno di meraviglie naturali e ricchezze incommensurabili, riflette la fascinazione dell'epoca per le terre lontane e il mito del Paradiso Terrestre situato in Oriente. Le menzioni di creature mitologiche come draghi, unicorni ed elefanti bianchi alimentano ulteriormente l'aspetto leggendario di questo racconto.

📌 Infine, la narrazione sugli "Alberi del Sole e della Luna", capaci di parlare e predire il futuro, richiama antiche credenze orientali e greche, che attribuivano agli alberi un potere divinatorio. L'idea che questi alberi possano concedere una vita straordinariamente lunga a chi ne mangia i frutti si lega ai miti dell'immortalità e alla ricerca dell'elisir di lunga vita, un tema ricorrente nella tradizione alchemica e filosofica medievale.

📌 In definitiva, questa sezione del testo testimonia il modo in cui il medioevo intrecciava storia, religione e fantasia per creare narrazioni che rispondessero ai sogni e alle paure dell'epoca, alimentando la visione di un mondo esotico e misterioso, al tempo stesso pericoloso e affascinante.

📜 ll Paradiso Terrestre

Il racconto prosegue con una delle descrizioni più affascinanti della geografia mitica medievale: il Paradiso Terrestre. L'autore colloca questa terra sacra e inaccessibile a oriente, oltre le terre e le isole del Prete Giovanni, in una regione oscura e montagnosa, separata dal mondo degli uomini. La descrizione si basa su un'idea cosmografica medievale in cui il mondo era concepito come un disco circondato da acque, con il Paradiso situato nel punto più alto e remoto.

L'autore sostiene che il Paradiso Terrestre si trovi così in alto da "sfiorare il cerchio della luna", suggerendo che sia al di sopra delle normali terre abitate dagli uomini. Questa idea rispecchia la concezione medievale di una Terra divisa in zone di diversa elevazione, con il Paradiso posto in una dimensione quasi celestiale, protetto da mura misteriose e da un'unica porta sorvegliata da un fuoco ardente, che impedisce l'ingresso agli uomini mortali. Il fuoco che protegge il Paradiso richiama il racconto biblico della cacciata di Adamo ed Eva (Genesi 3:24), quando Dio pose un cherubino con una spada fiammeggiante per custodire l'accesso all'Albero della Vita.

L'autore riconosce di non essere mai stato nel Paradiso Terrestre e si affida ai racconti di "uomini saggi" della regione, ammettendo la propria limitata conoscenza diretta.

🔎 Questa umiltà apparente è una strategia narrativa comune nel medioevo, volta a dare credibilità al racconto.

📜 I quattro fiumi del Paradiso

Nel cuore del Paradiso si trova una fonte dalla quale sgorgano i quattro fiumi biblici menzionati nella Genesi 2:10-14:

🔎 L'idea che tutti i fiumi del mondo abbiano origine dal Paradiso è un concetto ricorrente nella cosmologia medievale e riflette la visione di un mondo in cui ogni bene e ogni risorsa proviene direttamente da Dio.

🔎 Nel pensiero medievale (e già patristico), i quattro fiumi sono anche letti in chiave allegorica (v. tabella sotto). Queste interpretazioni circolano sia nei bestiari che nei commenti biblici e negli specula medievali (ad es. Speculum maius di Vincenzo di Beauvais).

📜 L'inaccessibilità del Paradiso

Il testo insiste più volte sulla difficoltà di raggiungere il Paradiso Terrestre. Anche grandi signori hanno tentato di trovarlo, ma senza successo: chi si è avventurato in quei territori ha trovato la morte nei fiumi impetuosi, è stato divorato da belve feroci o è rimasto cieco e sordo a causa del fragore delle acque. La presenza di bestie spaventose – draghi, unicorni e serpenti giganteschi – serve a sottolineare l'inaccessibilità del luogo e a scoraggiare chiunque volesse osare un viaggio verso di esso.

🔎 L'idea che il Paradiso sia precluso all'uomo si ricollega alla visione cristiana della caduta dell'uomo: Adamo ed Eva hanno perso il diritto di abitare in quel luogo perfetto, e ora solo una "speciale grazia di Dio" può permettere a qualcuno di accedervi. Questo spiega perché l'autore, pur avendo viaggiato tanto, non possa raccontare nulla di più su quel luogo: il Paradiso è destinato solo agli eletti.

📜 La possibilità di circumnavigare la Terra

Uno degli aspetti più interessanti di questo racconto è la consapevolezza della sfericità della Terra. L'autore afferma che, se un uomo sapesse mantenere la giusta rotta, potrebbe circumnavigare il globo e tornare al punto di partenza. Tuttavia, ammette anche che l'impresa è estremamente difficile a causa dei pericoli marittimi, delle terre sconosciute e delle correnti imprevedibili.

💡 Questa riflessione è notevole perché dimostra che, nel medioevo, era ormai tramontata la credenza in una Terra piatta. Larga parte degli studiosi sapeva bene che il mondo era sferico, ma il problema principale non era tanto la forma della Terra, quanto la lunghezza e la pericolosità del viaggio. Questo spiega perché le spedizioni si limitassero a percorrere rotte più sicure costeggiando le terre conosciute, piuttosto che avventurarsi in traversate oceaniche.

Commento

📌 Il racconto del Paradiso Terrestre riflette la visione medievale del mondo come un luogo ordinato da Dio, con un centro sacro e perfetto da cui tutto ha origine. Il fatto che il Paradiso sia irraggiungibile serve a ribadire la condizione di decadenza dell'umanità dopo il Peccato Originale: l'uomo non può più tornare all'Età dell'Oro, se non per volere divino.

📌 La descrizione dei quattro fiumi mostra come la geografia medievale fosse ancora profondamente intrecciata con le Scritture. Gli studiosi cercavano di conciliare il mondo conosciuto con le informazioni bibliche, creando una mappa del mondo che univa dati reali e credenze religiose.

📌 L'idea che fosse possibile circumnavigare la Terra è un'anticipazione delle scoperte geografiche che avverranno nei secoli successivi, anche se il medioevo non mancava di miti e ostacoli immaginari per dissuadere i più avventurosi. Il racconto testimonia la profonda curiosità dei viaggiatori medievali, ma anche i loro limiti nel distinguere realtà e leggenda.

📌 In definitiva, questa sezione del testo è un perfetto esempio della mentalità medievale: un misto di fede, meraviglia e speculazione geografica, in cui il mondo era visto non solo come un luogo fisico, ma come un territorio spirituale, regolato da forze divine e popolato da creature leggendarie.

📜 Conclusione e commento finale

Il libro di Giovanni di Mandeville si chiude con una riflessione personale dell'autore, in cui egli si presenta come un viaggiatore stanco e ormai ritirato, che ha visto e vissuto molte esperienze straordinarie. Il suo scopo è quello di tramandare ciò che ha appreso, invitando i lettori a pregare per lui e offrendo loro la sua benedizione spirituale in cambio di una preghiera. Questa chiusura segue una tradizione medievale comune tra i cronisti e i pellegrini, che spesso concludevano le loro opere con una richiesta di preghiere per la salvezza della loro anima.


📜 Il racconto dell'uomo ricco e delle sue usanze

Prima della conclusione vera e propria, l'autore descrive un uomo estremamente ricco, che vive nel lusso più sfrenato senza svolgere alcuna attività produttiva. Questo personaggio, probabilmente ispirato a racconti sui potenti signori dell'Asia, è servito da cinquanta vergini, che lo nutrono senza che egli debba compiere alcuna azione. La descrizione delle sue unghie lunghissime, tanto da impedire ogni movimento delle mani, e dei piedi delle donne deformati per apparire più piccoli, rimanda a pratiche realmente esistite nelle corti cinesi e in altre parti dell'Asia.

Questa parte del racconto sembra voler mettere in ridicolo l'eccesso e la degenerazione che derivano dall'estremo lusso e dalla vita priva di doveri. Mandeville critica, in maniera sottile ma evidente, coloro che vivono nel vizioso abbandono ai piaceri materiali, paragonandoli ironicamente ai porci nella grassa. La critica alla ricchezza improduttiva e al puro godimento è un tema ricorrente nella letteratura medievale, che enfatizza il valore del lavoro e della temperanza.


📜 Il ritorno e la riflessione finale

Dopo il lungo viaggio, il narratore torna nelle terre del Gran Cane, per poi dirigersi di nuovo verso occidente. Egli osserva che, nonostante le differenze culturali e religiose delle terre che ha visitato, tutti i popoli possiedono almeno una traccia della vera fede in Dio. Tuttavia, secondo lui, questi popoli non hanno ricevuto una guida spirituale adeguata e perciò venerano idoli, non comprendendo appieno la verità cristiana.

Questa visione riflette un atteggiamento tipicamente medievale, in cui si riconosce la presenza di un'idea divina universale tra tutti i popoli, ma si sottolinea la necessità della conversione al cristianesimo. L'autore distingue tra l'adorazione di Dio e il culto degli idoli, suggerendo che gli angeli malvagi possano ingannare le popolazioni pagane facendole credere in false divinità.


📜 Il valore della narrazione e la sua autenticità

Mandeville afferma con forza che tutto ciò che ha scritto è vero, paragonando il suo libro alla sacralità del Vangelo. Tuttavia, è consapevole che molti lettori non crederanno ai suoi racconti. Questo accenno alla dubbiosità del pubblico mostra la consapevolezza dell'autore riguardo alla straordinarietà e alla plausibile incredibilità delle sue storie.

Egli conclude dichiarando che chiunque voglia verificare la verità dei suoi racconti può viaggiare e vedere con i propri occhi. Qui emerge la sua duplice strategia narrativa:

Questa conclusione rappresenta perfettamente lo spirito medievale: un misto di curiosità, fede e desiderio di conoscenza.

Il testamento spirituale di Mandeville

Nelle ultime righe, Mandeville si rivolge direttamente ai lettori, rivelando che ha scritto il libro dopo trentacinque anni di viaggi, ormai anziano e malato. Egli chiede ai lettori una preghiera per la sua anima, offrendo in cambio la sua benedizione e la condivisione dei suoi meriti spirituali accumulati nei pellegrinaggi.

Questa chiusura è profondamente medievale nel suo carattere devozionale: il viaggio, oltre a essere un'esperienza geografica e culturale, diventa un percorso spirituale. L'autore si pone come un pellegrino che, dopo aver esplorato il mondo, si prepara all'ultimo viaggio: quello alla vollta di Dio.


Conclusione generale del libro

Il libro di Giovanni di Mandeville è un capolavoro della letteratura medievale di viaggio, che mescola:

Più che un resoconto realistico, esso è uno specchio della mentalità medievale, in cui la conoscenza del mondo si mescola con la meraviglia e la morale cristiana. La sua enorme popolarità tra il XIV e il XV secolo dimostra quanto fosse affascinante per i lettori dell'epoca esplorare il mondo attraverso la parola scritta.

Molti storici dubitano che John Mandeville sia mai esistito davvero o che abbia realmente viaggiato, anche se l'accuratezza nella descrizione di Gerusalemme e del Santo Sepolcro ne darebbe per plausibile la presenza almeno in Terra Santa. Più probabilmente, il libro è una compilazione di fonti precedenti, rielaborate (forse da un chierico inglese colto, forse da un compilatore francese) per creare un'opera affascinante e coerente. Tuttavia, più che come un diario di viaggio, il testo va letto come un'enciclopedia di meraviglie, in cui il mondo medievale proietta le sue paure, i suoi sogni e la sua sete di conoscenza.

In definitiva, i Viaggi di Mandeville non sono solo una testimonianza del passato, ma un invito eterno alla scoperta e alla meraviglia. [iii-2025]

Bibliografia

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